Il primo dato politico, soprattutto sociale, che emerge prepotente dal consiglio comunale di venerdì scorso, pur chiamato a pronunciarsi su un tema così importante come il recupero dell’area ex consorzio agrario, è l’assenza dei cittadini, a segnare plasticamente la distanza tra essi e la pubblica amministrazione locale, tra le loro istanze più profonde e le manifestazioni della politica. E’ un campanello d’allarme su cui andrà aperta una riflessione più approfondita: con questa Giunta sembra oramai quasi del tutto scomparsa l’idea stessa di una cittadinanza attiva e partecipe delle decisioni fondamentali che la riguarda ed avanza pericolosamente un’antipolitica radicale, alimentandosi indifferenza, distacco, rassegnazione, insofferenza, individualismi esasperati. Tutto ciò che non serve in una fase critica e delicata come quella che sta attraversando Gualdo: diventa un compito ineludibile dell’alternativa a questa Giunta riportare i cittadini nelle sedi delle decisioni pubbliche e rimettere al centro dell’azione amministrativa il bene comune, non gli interessi di pochi eletti.

Non si deve certo ad una fiducia incondizionata nei confronti di chi li amministra se i cittadini, compresi quelli più attenti, hanno preferito disertare una seduta cruciale per il futuro di Gualdo: si deve molto di più al presentimento che un’altra cosa per l’interesse di pochi si sarebbe consumata a danno della collettività e con l’accordo della stragrande maggioranza dei loro rappresentanti. Al contrario, la fiducia incondizionata nei confronti del Sindaco, della Giunta e dell’inedita, larghissima maggioranza che ha preso corpo sull’affare del decennio, l’hanno serbata stavolta i rentiers beneficiari del regalo del Comune.

A differenza della seduta dello scorso 30 settembre quando al Sindaco mancò il numero legale per procedere all’accrocco del piano di iniziativa pubblico/privata in variante al Piano regolatore generale e per questo fu letteralmente circondato proprio sull’uscio del suo ufficio e dell’aula in cui si svolgeva la conferenza dei capigruppo da alcuni degli operatori economici della società candidatasi all’”investimento”, nella nuova occasione essi hanno preferito restarsene alla larga, non ritenendo più di badare al pascolo delle pecorelle, sicuri com’erano che ogni intoppo ed ogni resistenza fosse oramai alle spalle.

Il secondo dato politico, anche psichiatrico, che è emerso altrettanto prepotente dalla seduta sull’ex consorzio è quello relativo alla presenza nella nostra Città di un partito unico della “rendita”, altro che del lavoro e della crescita. Il consiglio comunale di venerdì scorso poteva infatti essere una buona occasione per riflettere approfonditamente, criticamente ed autocriticamente, sulla storia economica locale degli ultimi venticinque anni e per confrontarci effettivamente sul modello di sviluppo che s’intende rimettere in campo per la nostra Città, per provare ad invertire la drammatica tendenza dell’attuale a segnare il passo e far posto alla recessione, al dramma della disoccupazione e della precarietà, alla perdita inesorabile della coesione sociale. Si è invece assistito ad una fiera delle banalità, dei luoghi più comuni, anche se smentiti dalla realtà che viviamo, e delle approssimazioni più oziose a giustificare la nascita dell’ennesimo centro commerciale, giungendone perfino a teorizzare sfacciatamente – e a deliberare concretamente – una sua presunta utilità pubblica e determinando così un vero e proprio salto di qualità nei processi di privatizzazione e di mercificazione della Città.

E’ dunque con le argomentazioni tipiche della vulgata liberista più deteriore, per la realizzazione di quella che ha tutti i tratti di una speculazione immobiliare in piena regola e nel contesto di un’operazione che valorizza esclusivamente la rendita, che ha preso forma e coerenza questo partito unico, la cui univocità è stata altrimenti fin qui compromessa solo dalle beghette più misere e di propaganda, dalle diatribe ridicole e di facciata, dai rimpalli incrociati di responsabilità, dalla lotta per la conservazione o la sostituzione nell’esercizio dei poteri amministrativi locali, senza mettere a confronto alternative reali e proposte concrete di cambiamento, nella sostanza più viva e nel merito più profondo delle problematiche e dei tentativi di soluzione.

E’ così che, rispetto al dissenso originario manifestato con l’assenza nel consiglio comunale di settembre, il gruppo di Sandra Monacelli ha ingoiato un altro rospo e ha dimostrato di saper dar vita al massimo ad un fuoco fatuo. Così i Tutti uniti per Gualdo, sempre più custodi precarissimi e a giorni molti alterni del bene comune e dell’identità cittadina, si sono rimangiati quello che hanno da sempre sostenuto al cospetto dei gualdesi. E così il PD e la sua appendice eretica dei Progressisti per Gualdo hanno dimostrato come sia possibile cambiare le posizioni dal no ma forse al no ma se, dal sì ma anche no al sì ma forse, per finire al sì ma sì, rinunciando a ragionare e spingere sulle alternative possibili e più auspicabili, sottraendosi ad una discussione di merito avulsa dai mantra di una crescita a somma zero se non a saldi del tutto negativi ed ispirando il loro operato più ai tatticismi politicisti dovuti all’eterno inseguimento di un biondo ed inabbordabile oggetto del desiderio centrista, che ad un vero e sostanziale portato di idee chiare, motivate, giuste e coerenti per la Città.

In questo contesto politico, la crisi economica che a Gualdo viviamo così pesantemente così come gli aspetti che la stanno contraddistinguendo a livello locale sembrano non aver insegnato nulla al partito unico della rendita e dei centri commerciali. Abbiamo già avuto modo di approfondire tutte le ragioni della nostra contrarietà ad un progetto che consideriamo estremamente dannoso per la nostra Città ed esse non risiedono certo nella volontà di impedire ad ogni costo un investimento o il libero dispiegarsi della libera iniziativa economica privata, come un Sindaco dalla verve berlusconiana non ancora dismessa ha voluto insinuare, tacciandoci con il solito epiteto del “comunista”. Non è perciò in discussione la libertà di iniziativa economica di imprenditori considerati coraggiosi dal partito unico, né c’era alcuna volontà di negoziare ancora per pretendere maggiori o diverse ricadute pubbliche dall’investimento.

Nel caso in questione rifiutiamo invece la stessa possibilità di porre in essere una contrattazione urbanistica ed una negoziazione sulla presunta utilità pubblica di un progetto presentato a scatola chiusa e senza alternative, peraltro fuori dalle previsioni del Piano regolatore generale. Altro che libertà di iniziativa economica privata. Con il progetto di recupero dell’area dell’ex consorzio è il Comune con una Giunta pro tempore che ha rinunciato alla programmazione urbanistica e alla custodia del bene comune e degli interessi generali dei gualdesi a farsi direttamente artefice di un altro centro commerciale, mettendo a disposizione dei privati 4500 metri quadrati di terreno di proprietà di tutti i cittadini senza i quali l’opera così come concepita non avrebbe mai potuto vedere la luce.

Da qui sorge la prima delle domande: è giusto e legittimo che il Comune si possa rendere direttamente artefice di un nuovo centro commerciale? Non era forse preferibile che il Comune, anziché mettersi a contrattare un progetto a scatola chiusa, avesse esercitato ogni sua prerogativa di programmazione urbanistica e dello sviluppo, ancorché comproprietario dell’area oltre che legittimo proprietario dei suoli urbanizzabili e titolare del diritto a costruire? Dopo di che ci si interroga anche sull’utilità e sugli effetti economici dell’opera: serve a Gualdo ed alla sua economia un altro centro commerciale, il settimo in un Città di 15 mila abitanti? E serve a Gualdo, sarà utile e sostenibile economicamente per il Comune la patrimonializzazione, la manutenzione e la gestione di un auditorium frutto della permuta dei suoi terreni?

A tutte queste domande, o non ci sono state risposte o quelle che sono arrivate dal partito unico sono state oziose, omissive o bugiarde. Si è oscillato nella logica del tanto peggio tanto meglio (meglio un altro centro commerciale che tenere l’area in stato di degrado, uno in più non sarà la fine del mondo, visti gli ecomostri del passato ben venga almeno uno fatto a regola d’arte ecc.) e si è dato foga alla consueta retorica dei posti di lavoro e dello sviluppo come se l’esperienza non fosse servita a niente.

Noi crediamo che un altro centro commerciale nella nostra Città costituisca il colpo di grazia per le attività del Centro storico e per il piccolo commercio, pregiudichi ulteriormente l’equilibrio e la stabilità del settore, non aggiunga alcun posto di lavoro in più ma nella combinazione dei fattori sarà ulteriormente pregiudizievole, produrrà un effetto ulteriormente recessivo per l’economia cittadina. Parimenti, la natura e le modalità dell’operazione alimenteranno i processi di finanziarizzazione e di valorizzazione esclusiva della rendita e contribuiranno alla bolla speculativa ed immobiliare.

Per quanto riguarda la realizzazione dell’auditorium, si tratta di una follia allo stato puro: per le pretese di magnificenza del Sindaco e della Giunta, si dissipano fin d’ora risorse pubbliche anche nell’ottica della perequazione tra Comune e privati e si metterà ulteriormente a repentaglio il bilancio del Comune. L’opera non serve: per l’uso che se ne farebbe è già sufficiente la pinacoteca comunale di San Francesco, al limite c’è sempre la possibilità di utilizzo del Cinema Teatro Don Bosco e ci sarà quella del Teatro Talia, una volta conclusi i lavori di ripristino. Più che sufficienti per una Città della nostra consistenza e per le nostre possibilità reali. Come facilmente si dimostra, il partito unico della rendita non è sobrio neanche a Gualdo.
L’idea di sviluppo che emerge dal progetto per l’ex consorzio e che unifica senza più equivoci di sorta il partito della rendita e dei centri commerciali è un’idea vecchia, dannosa e fallimentare. Essa continua a basarsi, per la felicità di pochi rentiers, su un’economia che considera le persone come clienti a tempo pieno e non come cittadini titolari di diritti, a partire da quello al godimento della propria vita, delle relazioni sociali e degli spazi pubblici fuori dai tempi, dagli interessi e dalle esigenze del mercato.

Si conferma così che i gualdesi sono solo delle mucche da mungere, anche se c’è sempre meno da mungere: il “granaio” sarà dunque tale solo per i suoi proprietari e si pone fin d’ora come un’altra occasione persa per la nostra Città per rendere il recupero di una delle sue aree storicamente più degradate un’opportunità reale di rilancio economico e sociale, attraverso la realizzazione di opere utili, sostenibili ed in grado di armonizzare effettivamente la redditività dell’investimento all’interesse pubblico e generale. Poteva essere la volta buona per far sorgere nella nostra Città una struttura ricettiva, tanto più se la libera iniziativa economica era in questo caso condizionata dalle prerogative programmatiche e dai diritti vantati ed esercitati dal Comune, non per un capriccio o per un pregiudizio, ma per lo stesso buon senso e per le norme vigenti aggirate così artificiosamente e capziosamente da un piano di iniziativa pubblico/privata.

I costruttori avrebbero costruito lo stesso salvando i posti di lavoro e la libera iniziativa economica avrebbe potuto comunque liberamente dispiegarsi, ma non ci sarebbe stato alcun altro centro commerciale ed in virtù del Piano regolatore vigente avrebbe comunque dovuto coniugarsi con l’interesse pubblico. Da oggi, con questa occasione persa, sappiamo che nella nostra Città parlare di turismo sarà solo un esercizio di retorica così come per il partito unico centro commerciale diventa sinonimo di servizio pubblico. Come altrettanto si dimostra, esso diventa austero solo quando si tratta di difendere il bene comune, non già quando c’è da indirizzare gli investimenti in maniera ottimale, mirata ed in modo effettivamente utile a contribuire al rilancio dell’economia reale e dell’occupazione di qualità.

La nostra contrarietà alla nascita del nuovo Centro commerciale, per la natura, le modalità e gli effetti del progetto voluto dalla Giunta e condiviso da PDL, PD, SMS, TUPG e PPG, non si esaurisce nella votazione del Consiglio comunale. Vista la sua rilevanza per la Città, mercoledì prossimo depositeremo un Ordine del Giorno per l’indizione di un referendum confermativo e da sabato daremo il via ad una campagna di informazione della cittadinanza e ad una raccolta di firme tra la popolazione.

Per la sinistra per Gualdo
Gianluca Graciolini

 

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