La Corte Costituzionale ha dunque bocciato le norme che imponevano di accorpare gli istituti scolastici sotto i mille allievi, così come era stato previsto dalla manovra finanziaria varata nel luglio del 2011 dal Governo Berlusconi. I giudici delle leggi hanno infatti accolto parzialmente i ricorsi, trattati unitariamente, delle Regioni Umbria, Toscana, Emilia-Romagna, Liguria, Sicilia, Puglia e Basilicata, dichiarando l’illegittimità costituzionale di una parte dell'articolo 19, comma 4, del decreto legge 98 del 2011, poi legge 111/2011: si tratta della sezione di testo che fissava l'obbligo di accorpamento in istituti comprensivi delle scuole dell'infanzia, elementari e medie che per acquisire l'autonomia avrebbero dovuto “essere costituiti con almeno 1.000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche”.

“L'aggregazione negli istituti comprensivi, unitamente alla fissazione della soglia rigida di mille alunni – ha scritto la Consulta – conduce al risultato di ridurre le strutture amministrative scolastiche ed il personale operante all'interno delle medesime, con evidenti obiettivi di risparmio, ma, in tal modo, essa si risolve in un intervento di dettaglio, da parte dello Stato, in una sfera che, viceversa, deve rimanere affidata alla competenza regionale”.

La Corte ha quindi stabilito che l'articolo 19, comma 4, della manovra è "costituzionalmente illegittimo" per violazione dell'articolo 117, terzo comma della Costituzione (quello che determina le competenze legislative di Stato e Regioni), "essendo una norma di dettaglio dettata in un ambito di competenza concorrente". Il provvedimento del 2011, in pratica, ha soverchiato i poteri esclusivi delle Regioni su questo genere di competenze e va reso merito alla Regione dell'Umbria di aver contributo col suo ricorso al ripristino della legalità costituzionale ed alla difesa del patrimonio organizzativo del nostro sistema scolastico.
La sentenza della Consulta è pertanto una buona notizia per Gualdo e ce la sentiamo come una vittoria anche nostra perchè rende onore e merito anche al nostro impegno a difesa delle tre autonomie scolastiche della nostra Città.

Sull'argomento avevamo d'altronde e a più riprese avanzato gli stessi dubbi di legittimità costituzionale confermati infine dalla sentenza della Corte. Con essa si dimostra che in un ordinamento democratico, è ancora fortunatamente possibile agire contro leggi ingiuste e sbagliate. La Legge sarà anche Legge, ma le leggi si possono e si debbono anche cambiare quando si reputano ingiuste, offendono diritti o non sono in linea con l'ordinamento fondamentale della Repubblica e la politica, quella buona, dovrebbe servire anche a questo: una bella lezione per tutti coloro che nella nostra Città, pur in presenza di un provvedimento che avrebbe con tutta evidenza impoverito le nostre scuole ed avrebbe ulteriormente destabilizzato il sistema organizzativo della pubblica istruzione, si sono dimostrati più realisti del Re ed erano pronti ad approfittare degli accorpamenti per spartirsi le spoglie delle nostre scuole.

Con la sentenza della Consulta, si sedano così tutte le polemiche che hanno investito la materia nella nostra Città negli ultimi tempi e si zittisce chi era pronto ad adeguarsi ad una situazione che in prospettiva avrebbe compromesso la capacità delle nostre scuole di assolvere nel migliore nei modi alle loro funzioni, di dedicarsi in modo appropriato alla loro missione educativa e di garantire un'adeguata offerta formativa. Le competenze vengono riassegnate alla nostra Regione, si riapre la partita ed almeno per il momento sono salve le tre autonomie scolatiche.

Non è comunque il caso di cullarci sugli allori. Di fronte al rischio di ulteriori tentativi, l'Amministrazione comunale di Gualdo Tadino dovrà dimostrare più cura e più attenzione alle nostre scuole, evitando di affrontare le problematiche a babbo morto, in piena emergenza.
Le tre autonomie scolastiche che nel frangente si sono salvate per il rotto della cuffia vanno infatti messe definitivamente in sicurezza e a questo scopo diventa comunque necessario procedere ad una ripensamento organizzativo saggio, razionale e capace di garantire prospettive di stabilità, solidità e di continuità al sistema scolastico locale.

Sollecitiamo pertanto la Giunta ad affrontare la questione secondo le intenzioni ribadite anche recentemente dall'assessore delegato Simona Vitali, consentendo al Consiglio comunale di potersi al più presto pronunciare su una proposta di riorganizzazione in grado di consolidare tutte e le tre autonomie scolastiche e capace di garantire un futuro alla tradizione di eccellenza del sistema locale della pubblica istruzione.

Per quanto ci riguarda, la nostra battaglia per una nuova primavera della Scuola della Repubblica e la nostra costante attenzione alle sue problematiche proseguiranno indefesse: ieri contro i tagli, le controriforme e i dimensionamenti, oggi contro quell'idea di scuola che anche il Ministro Profumo vorrebbe asservire completamente al mercato, dividendo gli istituti in buoni e cattivi, decretando vincitori e vinti come in una qualsiasi competizione tra bancarelle in un bazaar e rinunciando definitivamente alla missione educativa di fondo che la nostra Costituzione assegna alla pubblica istruzione.

Per noi resta valida l'idea secondo cui la Scuola della Repubblica debba garantire l'elevazione civile della comunità nazionale e a questo fine alle scuole si debbono fornire strumenti e risorse: “la lena a titar su classi intere di alunni è lo sforzo collettivo che più dovrebbe essere premiato nella scuola pubblica, il cui obiettivo è quello di arricchire la società del maggior numero possibile di potenziali migliori”, non quello di abbandonare sulla strada intere generazioni di studenti, affinchè solo in pochi ce la facciano.

Gianluca Graciolini

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