Sinistra per Gualdo: Bruciare rifiuti? Ringraziamo la Monacelli, ma no, grazie!
L’ultima presa di posizione del consigliere regionale Sandra Monacelli - e di altri dello stesso campo - svela finalmente da che parte sta, la ringraziamo per le sue presunte cure ed il suo poco amorevole pensiero, ma ai suoi rimedi diciamo pure: no, grazie! Destano letteralmente sconcerto le motivazioni (risparmi dei Comuni e meno tasse ai cittadini) secondo cui, a sua detta, sarebbe preferibile chiudere il ciclo umbro dei rifiuti con un bell’inceneritore. A pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca. È infatti bastato l’ultimo convegnetto degli industriali umbri che sono tornati alla carica per l’inceneritore perchè alcuni pezzi di politica - e della destra - si siano messi subito sull'attenti ed abbiano reintonato questo stantio e tedioso motivetto. È veramente strano che di Confindustria umbra, in tutti questi anni in cui abbiamo assistito al precipitare dell'apparato produttivo regionale, davvero pochi siano stati i contributi memorabili o le esternazioni nel merito delle grandi crisi e vertenze industriali che hanno attraversato e stanno dilaniando i nostri territori e colpito le sue associate, ma in questo surreale silenzio di parte padronale ha sempre tuonato quest'oscuro oggetto del desiderio: l'inceneritore, quasi come se la sua realizzazione dovesse risolvere tutti i problemi dell'Umbria, neanche tanto e solo quelli del ciclo dei rifiuti.
Così, anche stavolta c'è stata la gara a fare i pappagalli dell'Associazione degli industriali e neanche Sandra Monacelli si è sottratta a questo compito, non facendosi crescere l’erba sotto i piedi: nello stesso momento in cui la Regione dell’Umbria si accinge finalmente a decidere a questo merito, chiudendo per sempre la porta a questa ipotesi, c'è chi si prodiga a rilanciarla, sostenendone artificiosamente dei presunti benefici economici, inventandosi argomenti al limite del ridicolo e tacendo bellamente sulle conseguenze tutt’altro che trascurabili per l'ambiente, la salute e la qualità della vita.
La soluzione di bruciare i rifiuti è certo la più sbrigativa, ma è la peggiore sotto ogni rispetto ed è falso che sia la meno costosa. Gestire un inceneritore di ultima generazione, con produzione di energia elettrica, costa almeno 150 euro a tonnellata, anche scontando i ricavi della vendita dell'energia messa in rete. Va poi considerato che è proprio per questo motivo che gli inceneritori siano abbondantemente sovvenzionati con incentivi alla produzione di energia “pulita” ricavati dalla nostra bolletta elettrica: prima con il famigerato CIP6, ancora in vigore per molti impianti, nonostante la stessa Commissione Europea abbia da anni dichiarato illegittimi quei sussidi, ed oggi anche con i certificati verdi, sulla base della finzione secondo cui a bruciare in quei forni entri, almeno per la metà, materiale organico: cioè carta – che invece è la frazione più facilmente intercettata con la raccolta differenziata – e scarti di cucina, che notoriamente non bruciano, sono anch'essi facilmente differenziabili e sono ben altrimenti e più vantaggiosamente riutilizzabili.
A tenere in attività gli inceneritori è esclusivamente la plastica, cioè il petrolio allo stato quasi puro,
il materiale di maggior pregio per il riciclo, ed altri materiali derivati industriali dallo stesso fossile. Per questo costruire nuovi inceneritori in Italia non conviene assolutamente e tanto meno converrebbe ad una regione come l'Umbria che ha al contrario tutte le carte in regola e le condizioni sociali, economiche, geografiche ed istituzionali per premere l'acceleratore su politiche spinte di riduzione, riciclo, riutilizzo e recupero, per il definitivo varo di un programma Zero Waste, come vuole la legge di iniziativa popolare Rifiuti Zero nella cui campagna anche Sinistra per Gualdo si è impegnata.
Sarebbe pertanto un bene che chiunque si accinga a legiferare nella nostra regione e a decidere in questa come in altre materie, anche da ruoli d'opposizione, si metta a studiare. I termini di raffronto e di paragone ci sono tutti, ormai anche nel nostro Paese, sia per quanto riguarda le convenienze economiche per i Comuni e per le tasche dei cittadini, sia per i benefici pubblici ed i ritorni occupazionali.
Le realtà locali che nel nostro Paese si stanno prodigando in politiche di riduzione dei rifiuti alla fonte e spingono nella raccolta differenziata o quelle imprese private più innovative e socialmente responsabili che in questi anni hanno investito negli impianti a freddo e nelle tecnologie di trattamento meccanico e biologico della frazione residua del RSU, che consentono peraltro di recuperarne l'intero contenuto, sono la migliore dimostrazione della via più giusta e più efficace da seguire.
Senza più la necessità di dover scomodare i "socialismi municipali" particolarmente corretti nella gestione del ciclo dei rifiuti di Parigi, Londra, San Francisco e Buenos Aires, alla Monacelli e a tutti gli amanti vecchi e nuovi della combustione e dell'incenerimento basterebbe farsi un giretto nel trevigiano, per esempio, dove un impianto privato funziona da anni senza alcun contributo pubblico con tecniche e risultati all'avanguardia, ma, soprattutto, gioverebbe a costoro conoscere i risultati ottenuti da quegli ormai tanti comuni virtuosi che in Italia hanno scommesso sulla politica delle 4 R e, almeno tendenzialmente, sui Rifiuti Zero. Potranno così constatare che più si è investito e ci si è rivolti in questa direzione, più si tende all'autosufficienza locale o territoriale nel trattamento, benefiche sono state le conseguenze sull'ambiente e la qualità della vita dei cittadini, importanti sono stati i risparmi degli Enti locali, significativi sono stati i ritorni occupazionali e le tariffe a carico dei cittadini sono progressivamente e sensibilmente diminuite, sia per le famiglie che per le imprese, eccezion fatta per quelle che producono rifiuti speciali industriali e sono obbligate ad utilizzare altri canali di smaltimento.
Noi crediamo che la piccola Umbria possa e debba fare una scelta di campo, definitivamente, e guardare alle migliori esperienze nella gestione del ciclo dei rifiuti. Altro che prendere a pretesto la sofferenza delle sue discariche od inventarsi emergenze fasulle per dire chiudiamo il tutto bruciandoli. La stessa politica cui Sandra Monacelli si è prestata e verso cui pare si sia tanto affezionata, quella del "ce lo chiede l'Europa" quando c'era da imporre la follia dell'austerità a senso unico, dovrebbe essere invocata anche quando la medesima Europa ci chiede di non fare più inceneritori e ci dice che la raccolta differenziata diventerà presto essenziale all'economia per i nostri approvvigionamenti di materie prime recuperate o derivate. O come quando, nei termini dettati dall'Agezia Europea per l'Ambiente, ci richiama a declassare l'incenerimento, insieme alla discarica, all'ultimo posto nella gerarchia delle priorità di smaltimento, quando non è più possibile recuperare in nessun altro modo ed in Umbria non siamo certo a questo punto, ma dovremmo anzi sentirci all'inizio di un percorso ben altrimenti virtuoso ed alla vigilia di una svolta radicale per il miglioramento della gestione del ciclo dei rifiuti.
Per una Sandra Monacelli che ci ha deliziato col mantra nè di destra nè di sinistra, noi continuiamo ad usare argomenti "divisivi": lei - e la destra umbra - vogliono bruciare i rifiuti, noi li vogliamo ridurre, riciclare, riutilizzare e recuperare. Questo è un discrimine politico perfetto, esemplare, da cui tutti i cittadini dovrebbero trarre lezione.
La sinistra per Gualdo si batterà contro ogni ipotesi di incenerimento dei rifiuti nella nostra regione e nel nostro territorio, proprio perchè antieconomica, insalubre e criminogena, nello stesso Paese in cui le ecomafie continuano a fatturare 17 miliardi di euro l'anno, pretendendo che il governo democratico e di centro sinistra dell'Umbria si volga una volta per tutte ad una politica dei Rifiuti Zero. Sarebbe proprio questa una delle "grandi opere" di cui anche la nostra regione avrebbe più bisogno e per cui anche il mondo d'impresa dovrebbe saper contribuire con investimenti, innovazione, competenze e visioni strategiche: questo sì che sarebbe, "naturaliter", un piano per la creazione di centinaia di posti di lavoro e per la conversione di decine di imprese altrimenti condannate a capitolare sotto i colpi della crisi e del modello di sviluppo energivoro, insostenibile e dissipatorio che ha così evidentemente segnato il passo e che non riesce più a "finanziarsi" se non a forza di regali pubblici e a prezzo di ulteriori danni economici ed ambientali.
Per la sinistra per Gualdo
Gianluca Graciolini
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