Non si fece in tempo a chiudere la partita della bioraffineria a Gualdo Tadino che spuntò un progetto a Casacastalda, si chiuse qui e se ne sono aperte altre a Fossato di Vico e a Sant'Egidio, si sta per chiudere a Fossato di Vico e riemergono altri tentativi a Gualdo e a Costacciaro, per non parlare di tante altre realtà in Umbria. Abbiamo già sottolineato il rischio di un vero e proprio cambio strisciante di destinazione d'uso dell'Umbria, ma la proliferazione dei progetti di realizzazione di impianti a biomasse che oramai come funghi spuntano ovunque nella nostra regione somiglia di più ad un arrembaggio che poco ha a che fare con uno sviluppo incentrato sulla sostenibilità ambientale ed energetica e molto con un assalto speculativo che ha precedenti e similitudini solo per le cave e i grandi centri commerciali.

 

Diverse sono le tipologie degli impianti e diverse le tecnologie utilizzabili concepite nei vari progetti che si mettono in campo, ma il fine resta solo quello di attingere ai succulenti incentivi ed in taluni casi rimane aperta la prospettiva che d'incanto, un bel giorno, si possano trasformare in impianti per il trattamento  e il bruciamento dei rifiuti. Già da oggi è però possibile trarre un giudizio drasticamente negativo sulle modalità con cui si avanzano questi progetti, che oramai vengono presentati senza alcuna precauzione attinente l'ambiente, la qualità della vita e la salute, come se questi impianti fossero quasi dei pollai o dei garage, e che si vorrebbero realizzati completamente al di fuori di ogni programmazione urbanistica, economica e sociale del territorio, quasi sempre prescindendo da una partecipazione vera e da una consultazione preventiva delle popolazioni, anzi sempre in barba alle consapevoli ostilità provenienti dalla stragrande maggioranza dei cittadini.

 

La situazione, come ci testimonia la realtà che si presenta in Umbria in questa fase, è addirittura destinata ad aggravarsi grazie alle maglie larghissime introdotte dal blitz di Rometti sul precedente dispositivo regolamentare molto più restrittivo e grazie alla deregulation selvaggia in questa materia successivamente disposta dal decretino sviluppo del ministro Passera.

 

Chi, come in questi giorni il consigliere regionale del PD Smacchi, passa la palla ai Comuni invitandoli giustamente a programmare e decidere secondo modalità più trasparenti e partecipative e a pianificare individuando le aree meno impattanti, non la conta giusta o la racconta solo un pezzo. Proprio secondo le nuove disposizioni volute dall'assessore regionale Rometti e, soprattutto grazie al decreto Passera, alla realizzazione delle centrali a biomasse, a partire da quelle che si candidano a trattare i rifiuti, è infatti concessa ogni deroga a qualsivoglia regolamentazione o pianificazione locale. Poco vale invocare modalità meno approssimative e più attente dai Comuni, quando gli stessi non potranno decidere alcunchè e già oggi si passa dagli uffici dei Sindaci e delle Giunte solo per pretendere che facciano, peraltro invano, da cuscinetto e da anestetico per le popolazioni.  Anche se i Comuni metteranno in campo pratiche più virtuose fondate sul principio di precauzione o qualche parvenza di capacità decisionale, le centrali verranno realizzate lo stesso ed ovunque, se non cambia radicalmente l'approccio legislativo nazionale e regionale alla materia e se non si modifica la pianificazione energetica di pari livello.

 

A nostro avviso, al contrario, tutti i Comuni interessati, le loro Giunte ed i loro consigli comunali, hanno il dovere in questa fase di rimettersi in sintonia con i cittadini, pretendendo una verifica di tutta la materia dalla Regione dell'Umbria, dichiarandosi indisponibili ad accogliere progettualità per la realizzazione delle centrali a biomasse e rigettando le istanze avanzate fin qui e quelle che verranno.
Perchè? Molto semplicemente perchè i cittadini non le vogliono, perchè essi non credono fondatamente che questi impianti possano dare un contributo valido al rilancio dell'economia, allo sviluppo locale o alla sostenibilità ambientale, perchè le ricadute sul territorio sono nulle se non per i profitti dei singoli investitori, perchè compromettono la qualità della vita dei cittadini e la coesione sociale delle comunità, perchè portano rischi per la salute quando si tratta di bruciare, perchè ci sono svariate ed autorevolissime testimonianze tecniche e scientifiche che ci dicono oramai che le biomasse sono controproducenti per la stessa riduzione di CO2, perchè è immorale, socialmente ingiusto ed economicamente folle bruciare o far fermentare cibo in questi impianti affinchè qualcuno ne possa trarre utile ed incentivi.

 

Come Sinistra per Gualdo abbiamo fatto la nostra parte per impedire che nella nostra Città potesse vedere la luce la bioraffineria, l'abbiamo fatta sostenendo i cittadini dei Comuni vicini che si sono trovati o si trovano in situazioni simili alla nostra, la stiamo facendo per impedire lo sviluppo del nuovo progetto presentato dall'Agricola Brunelli, ancora nella nostra Città.
Di fronte all'arrembaggio, però, le singole realtà locali, da sole e per quanto collegate da scambi di informazione o da solidarietà episodiche necessitate dall'emergenza, potranno poco. Noi proponiamo di unire le forze e di costituire un coordinamento unitario regionale di tutte le comunità locali, dei comitati, dei movimenti e delle forze politiche e sociali che in questo periodo si stanno battendo nei singoli territori per impedire l'assalto ai beni comuni e alla qualità della vita dei cittadini e l'invasione delle centrali a biomasse.

 

Un coordinamento che possa mettere insieme ed avvalersi di tutte le competenze  tecniche, scientifiche, politiche, economiche e giuridiche che si sono viste in campo nelle singole lotte di questi mesi e che possa mettere nella propria agenda una grande manifestazione unitaria regionale con l'obiettivo di costringere la Regione dell'Umbria a rivedere completamente la sua programmazione in materia di rinnovabili, abbandonando le biomasse e spingendo l'acceleratore sul risparmio e l'efficienza energetica, il fotovoltaico pubblico e domestico, l'eolico e il solare termico. Un coordinamento umbro che possa dare un significativo contributo affinchè si renda possibile un cambio di rotta anche nelle strategie energetiche di questo come del futuro governo.

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