di Elio Clero Bertoldi

PERUGIA - “Avanti, figli del Grifo 
Il giorno della gloria è arrivato”.
Con questo spirito - il verso è mutuato dall’incipit della Marsigliese con piccolo ... ritocco - i biancorossi, la città, i tifosi debbono affrontare l’evento la cui storicità appare evidente e conclamata. 
Sia pure in forma indiretta (la diretta sarebbe stata Perugia-Padova) il confronto a distanza - i patavini contro la Samb in liquidazione ma, si spera, sorretta dall’orgoglio; i perugini in trasferta sul Lago di Garda - ricorda spareggi mitici: quelli degli Anni Sessanta a Bologna, quello glorioso di Reggio Emilia col Torino, quello doloroso con la Fiorentina. 
Importante rimane la fiducia in se stessi che Fabio Caserta, rivelatosi mago anche su questo versante, è riuscito ad instillare nei suoi ragazzi. Il cui calcio non risulterà impastato di bellezza, ma pur sempre basato su fiammate improvvise e spesso irresistibili e di una certa concretezza (non tantissima perché altrimenti i gol segnati sfiorerebbero, a stare stretti, il doppio).
Fossi un dirigente annuncerei la conferma per i giocatori della rosa nel caso di vittoria in questa battaglia che appare come “la madre di tutte le guerre”. Caserta, dal canto suo, vanta già un biennale.
Tempo fa, in un intervento in tv, ho equiparato Caserta al generale Marco Vipsanio Agrippa, amico di gioventù di Ottaviano e suo braccio destro militare sia durante il triumvirato, sia nel corso dell’impero. Agrippa - è lo stesso personaggio che ha fatto scalpellinare il suo nome sulla facciata del Pantheon di Roma, fatto da lui erigere come proprio Mausoleo - è il protagonista delle vittorie di Filippi contro i Cesaricidi (Bruto e Cassio) e di Azio (contro la flotta di Marco Antonio e Cleopatra). Poco conosciuto, ma bravo, molto bravo. Proprio come Caserta.
Noto in giro tanta superstizione come bastasse un cornetto rosso, uno spargimento di sale, un gufetto, la fattura di una “strolica” per mutare il corso degli eventi. Ma di queste ingenue e retrive iniziative parleremo a tempo debito. 
Sulle rive di Garda contro il Feralpisalò servirà l’orgoglio della maglia indossata (non la spavalderia o peggio la fanfaronaggine), la giusta tensione (accompagnata dalla serenità d’animo). 
Alle “armi”, dunque. Il bottino da arraffare non risulta tanto usuale. Capita raramente più di una volta nella vita, anche sportiva. Si chiama “gloria” e resiste nel tempo.

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