di Roberto Ciccarelli

Il federalismo ha fallito e la salute non è uguale per tutti in Italia. A questo scenario dolorosamente presente a tutti coloro che sono costretti a migrare dalla Calabria al Trentino, o dalla Campania alla Lombardia, per ricevere una cura contro il cancro o per partorire, negli ultimi mesi si è aggiunta una verità altrettanto scomoda. Per la prima volta la legge di stabilità approvata dal governo Monti ha tagliato il fondo Sanitario 2013 di un miliardo di euro rispetto al finanziamento dell'anno precedente. E questa situazione costringerà tutte le regioni a comportarsi ancora di più da «carnefici dei diritti», così le ha definite ieri Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva. Salvo rimpensamenti dell'ultim'ora nel Documento di economia e finanza che il governo Letta ha riportato all'attenzione del parlamento, questo taglio inciderà su una spesa sanitaria che è tra le più basse d'Europa. Contrariamente ad un vasto, e consolidato, senso comune l'Italia nel 2009 spendeva il 7,5% del Pil rispetto all'8,4% della Francia e all'8,5% della Gran Bretagna. Ad oggi non sono disponibili altri dati, ma è probabile che il taglio alla spesa primaria insieme alla spending review approntata dal governo Monti, abbiamo accresciuto il solco tra il nostro paese e il resto del continente.

 

Questa situazione è stata più volte denunciata dalla Conferenza delle Regioni negli ultimi mesi. Cittadinanzattiva chiede di arrestare la strategia dei tagli lineari imposti dall'austerità anche nella sanità (21 miliardi di euro tra 2011 e 2015) e di passare alla «programmazione» per arrivare all'approvazione del Piano nazionale sanitario e del nuovo «patto per la salute». Oltre alla tenuta costituzionale di un paese è in gioco quella sociale. Basta guardare ad alcuni dei dati presenti nel rapporto. Quello, ad esempio, sulla «migrazione sanitaria» sulle cure sanitarie. Il 74% dei cittadini meridionali sostiene di aver avuto difficoltà di accesso al Ssn. Per questa ragione è in atto una vera e propria «fuga» dalla Calabria, dalla Basilicata, dall'Abruzzo, dalla provincia di trento o dalla Valle d'Aosta verso regioni che assicurano standard più dignitoso. Per la chemioterapia il Veneto è la regione da cui si fugge di più, mentre il Friuli dimostra un indice di attrazione molto forte. Un altro campo dove la sperequazione tra i diritti è molto accentuata è quello dei ticket. Dal 2007 al 2011, l'incidenza dei ticket sulla spesa farmaceutica è passata da 539 a 1337 milioni di euro, con un incremento del 34% solo tra il 2010 e il 2011. Parallelamente, la spesa farmaceutica territoriale a carico dell Ssn è calata del 4,6%. I tempi di attesa per la disponibilità dei protuari regionali varia dai 530 giorni del Molise ai 217 della Puglia.

 

Il pagamento del ticket è inoltre diverso da regione in regione. Se nella provincia di Trento si paga 7,48 euro in Sicilia il ticket è di 31,96 euro. Nel mezzo si trova la Toscana con 11,48 euro e la Lombardia con 24,10. Queste cifre rischiano di salire ancora se verrà confermata la previsione avanzata dal Def approvato da Monti. La spesa sanitaria, che nel 2012 si è assestata su 110,842 miliardi di euro, crescerà di più di 2 miliardi entro il 2014, assestandosi a 113,029 miliardi di euro. È uno degli effetti della sentenza numero 187 della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima l'introduzione di nuovi ticket sanitari.

 

Nel rapporto di Cittadinanzattiva emerge anche il crescente clima di sfiducia, per non dire di contrapposizione, tra questi ultimi e le istituzioni. Nel gennaio scorso una ricerca Doxa e un'altra della Fimmg sui medici di famiglia registrano un dato significativo: il 53% degli intervistati si disse insoddisfatto per la gestione regionale della sanità, chiedendo che le competenze in materia sanitaria tornassero sotto la diretta responsabilità dello Stato. A questo dato Cittadinanzattiva ne aggiunge un altro, decisivo per dimostrare il grado di fiducia nella sanità pubblica. Secondo un'analisi europea sulla qualità di governo condotta dall'università svedese di Gotemborg, l'Italia si colloca al 25° posto (su 27) per la qualità dell'amministrazione, le regole dello stato di diritto e l'incidenza della corruzione. Sicilia, Campania, Calabria e Puglia si collocano al livello delle regioni interne dell'Europa orientale, mentre le regioni virtuose nel governo della sanità come Emilia Romagna o Lombardia restano lontane dalle regioni virtuose del Nord Europa. In queste condizioni la carenze di trasparenza amministrativa complica gravemente i rapporti tra medici e pazienti.

74% LA PERCENTUALE dei cittadini meridionali che sostiene di avere avuto difficoltà ad accedere alle prestazioni del sistema sanitario nazionale. Quella in atto in Italia è una «migrazione sanitaria» verso il Nord del paese, anche se non mancano eccellenze nel Sud
34%  L'INCREMENTO DEI TICKET sulla spesa farmeceutica che dal 2007 al 2011 è passata da 539 a 1337 milioni di euro. L'aumento si è fatto sentire maggiormente tra il 2010 e il 2011. Il ticket a Trento si paga 7,48 euro, mentre in Sicilia è arrivato a 31,96 euro.

Fonte: Il manifesto

 

Condividi