di Renato Casaioli

Tavernelle - Annunciato con rulli di tamburi e squilli di trombe e fanfare del gruppo folcloristico di Città della Pieve,  come un nobile di rango medioevale, Sgarbi è salito sul palco. Di nuovo, dopo cinque anni, in piazza Mazzini a Tavernelle. Anche a quel tempo venne per sostenere una candidata a sindaco, quella di Francesca Caproni. Non andò bene, arrivò ultima. Ora l’uomo di cultura Sgarbi, nonché candidato come assessore alla cultura al comune della città di Masolino, è sceso di nuovo nell’agone politico della Val Nestore a sostegno questa volta di un altro candidato di una nuova lista civica, Leonardo Ranieri Triulzi.

Il logo della lista non poteva essere più esplicito: “Panicale con Sgarbi”. Il suo discorso è stato preceduto da un breve intervento del candidato sindaco, che ha parlato della cultura come bene supremo. Cultura anche come scommessa per far ripartire l’economia del territorio. Dalle parole di Triulzi,  nemmeno un accenno al fatto che la Val Nestore ha perso negli ultimi anni oltre mille posti di lavoro. “Un intero distretto industriale è saltato – faceva notare un operaio della Trafomec – e lui nemmeno un accenno a questa debacle”. Delle problematiche della Val Nestore, come infrastrutture, commercio, artigianato, unificazione dei due comuni, di servizi sociali ridotti al collasso, da politiche dei tagli scellerate, nemmeno l’ombra. Poi Sgarbi ha preso la parola.

Ha subito bacchettato una giovane candidata della lista Giulia, che aveva gridato: “io non voglio far politica”. “Sbagliato”, ha sentenziato. La politica onesta questo il suo pensiero, è una cosa nobile. Nella sede del comitato elettorale aveva anche criticato i manifesti che lo ritraevano insieme a Triulzi. “Questi manifesti sono da rifare”, aveva tuonato. Poi ha parlato del lavoro come prima libertà dell’uomo, della necessità di uscire dal circolo vizioso dell’impiego pubblico, in quanto metafora del lavoro fannullone, magari spesso non per colpa dei dipendenti, ma perché il lavoro in certi luoghi è organizzato male. “Più come un assistenzialismo, alimentato dalla politica corrotta”. Un attacco pesante a Grillo definito un cafone, perché sono sue parole, non ha mai visto il quadro del Perugino a Panicale. Infine una promessa, ma l’aveva  già esternata cinque anni fa, a fare molto per i beni culturali del territorio. Un discorso da campagna elettorale come tanti.

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