Normal 0 14 MicrosoftInternetExplorer4 /* Style Definitions */ table.MsoNormalTable {mso-style-name:"Tabella normale"; mso-tstyle-rowband-size:0; mso-tstyle-colband-size:0; mso-style-noshow:yes; mso-style-parent:""; mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-para-margin:0cm; mso-para-margin-bottom:.0001pt; mso-pagination:widow-orphan; font-size:10.0pt; font-family:"Times New Roman";}

A Gualdo è in atto un profondo rivolgimento che riguarda una delle principali attività economiche della Città: il commercio. Le attività commerciali del centro storico e gli esercizi di prossimità, innanzitutto, risentono pesantemente degli effetti di una doppia evoluzione.

La crisi economica destinata ad aggravarsi e che abbatte i consumi e la proliferazione dei centri commerciali, con la concentrazione dei nuovi presidi commerciali entro le loro mura, producono infatti conseguenze disastrose sulla tenuta del piccolo commercio e sulle attività storiche, pregiudicando anche il buon esito dei tentativi fin qui compiuti di innovazione.

La stessa crisi dell’Associazione Riflessi, ridotta ad un terzo rispetto agli originari aderenti, pone dei seri interrogativi sulle reali possibilità di competizione di quegli esercizi commerciali del centro storico che hanno pur manifestato l’interesse e la determinazione a porsi come centro commerciale naturale ed integrato nel nuovo contesto cittadino che vede una ristrutturazione radicale del modello di consumo e di relazione e l’insediamento progressivo delle più agguerrite majors.

Le attività commerciali del centro storico e gli esercizi di prossimità dei quartieri e delle frazioni cittadine subiscono da anni quello che anche a Gualdo si pone come “effetto ciambella”, ovvero lo spopolamento progressivo in termini demografici del centro città e l’utilizzo della residenzialità diffusa come sostanziale dormitorio, con la conseguente modifica delle abitudini commerciali dei consumatori.

La natalità, la crisi e la mortalità repentina e veloce delle imprese commerciali sono oramai dati di fatto e i cicli economici delle attività scontano anche le difficoltà di accesso al credito e il sistema degli studi di settore che non tiene conto delle difficoltà oggettive dovute a cause strutturali o contingenti di crisi.

Il grido di allarme e di dolore non può dunque rimanere ancora a lungo inascoltato dalla pubblica amministrazione così come le dinamiche di ristrutturazione e di evoluzione in un settore così delicato della nostra economia necessitano di un governo locale dei processi.

L’amministrazione comunale non può restare solo a guardare, deve invece muoversi ed intervenire su due versanti. Il primo è quello di usare la leva fiscale e tributaria come ai tempi della crisi intervenuta a seguito del terremoto e riaprendo anche un tavolo di confronto ed una trattativa con l’Agenzia delle Entrate sugli studi di settore. Il secondo è quello di più lungo periodo per cui si deve porre mano agli strumenti e ai percorsi di una più decisa programmazione pubblica. Serve oggi e più che mai un nuovo piano del commercio che, pur tenendo conto delle modificazioni legislative degli ultimi anni, rimetta al centro alcuni obiettivi “di comunità” e fissi dei paletti.

I sostenitori ad oltranza del modello “gigantifero” ci parlano dei presunti benefici della proliferazione dei grandi centri commerciali: prezzi più bassi dovuti ad una maggiore concorrenza e crescita dei posti di lavoro. Sappiamo che alla lunga né l’uno né l’altro vantaggio si determina per la comunità. Anzi. Nel primo caso, il settore nazionale del commercio continua a scontare le sue tare storiche dovute principalmente ad una miriade di intermediazioni improprie e parassitarie che appesantiscono la filiera ed è stremato dalle ricorrenti speculazioni sui prezzi operate dai grandi gruppi che si contendono il mercato con approcci monopolistici e tutt’altro che concorrenziali, a partire dalla fissazione sostanzialmente condivisa dei prezzi al consumatore.

Anche nel nostro contesto il rischio concreto è che, senza alcun beneficio concreto per i consumatori sul terreno del risparmio e della qualità, si generi un modello di consumo fondato solo su elementi quantitativi, che alimenta comportamenti meramente consumistici da parte dei cittadini, sia straniante sul piano delle relazioni sociali, produca irreversibilmente la crisi dell’anima stessa di una Città piccola come la nostra e come può essere il suo centro storico.

Sul piano occupazionale, sempre alla lunga, sappiamo che le dinamiche di questa natura tanti posti di lavoro creano, tanti ne abbattono e ciò è facilmente dimostrabile se si guarda a quanto è successo e succede anche a Gualdo.

Di fronte a processi economici non occasionali come quello cui stiamo assistendo anche nella nostra Città e di fronte ad una ristrutturazione radicale e complessiva che di fatto sta ridisegnando il nostro modello di sviluppo con modalità quasi selvagge o completamente libere dall’intervento pubblico ed avulse da ogni pur minima volontà programmatoria dei decisori politici ed istituzionali, non è possibile che l’Amministrazione locale si rifugi in un silenzio di comodo o, come l’ultimo dei giapponesi, si prodighi nei trionfalismi che stridono con la realtà effettuale denunciata da tanti operatori commerciali e che hanno come solo fine la propaganda più irresponsabile.

Non è più possibile che, nella nostra Città, di questi tempi, una cosa come la messa a dimora o la rimozione dei paletti nel nuovo centro commerciale sia l’occasione per tensioni e conflittualità che distolgono gli operatori dal loro lavoro. Serve invece di fare la fotografia esatta di quello che sta succedendo e serve una programmazione pubblica seria in questo settore.

Intanto, nel prossimo consiglio comunale, porteremo una proposta di ordine del giorno che può essere senz’altro utile a rimettere mano al problema delle aperture festive e, più generalmente, a riaprire il dibattito sul commercio nella nostra Città. Ci sembra doveroso che il tema del rispetto di diritti elementari delle lavoratrici e dei lavoratori dei centri commerciali ed il rispetto delle tradizioni storiche e civili della nostra comunità possa trovare l’attenzione che merita da parte della Giunta e possa trovare ascolto e soddisfazione da parte dei titolari di questi esercizi.

La proposta si pone l’obiettivo di prevedere la chiusura di ogni esercizio commerciale della Città nei giorni della festa patronale del Beato Angelo e della contesa del Palio di San Michele Arcangelo, fatta salva la facoltà degli esercizi commerciali del centro storico di tenere aperto per comprensibili ragioni di natura turistica e fatto salvo l’obbligo all’apertura o alla turnazione per quegli esercizi commerciali nelle tipologie sottoposte ad altre precauzioni legislative (farmacie, distributori di carburante, edicole, bar e ristoranti). La nostra proposta prevede la chiusura inderogabile di ogni esercizio commerciale nel giorno della Festa delle lavoratrici e dei lavoratori, il Primo Maggio, fatte ovviamente salve le già ricordate eccezioni e a differenza di quanto previsto lo scorso anno dalla Giunta Morroni, senza alcuna particolare e doverosa sensibilità.

 

  .

Il Capogruppo Rifondazione Comunista

SINISTRA UNITA PER GUALDO

Gianluca Graciolini Condividi