Smarrito, incazzato, indignato, offeso, tradito. Sono alcuni dei participi che mi vengono per descrivere come mi sento. Non serve a nulla pensare che me lo sentivo che sarebbe finita così. E non abbiamo toccato ancora il fondo. Adesso che la nave affonda sto cercando di capire cosa fare. I miei compagni, quelli del circolo di Ponte Valleceppi, li sento ancora TUTTI miei compagni. Così come le decine di militanti che sento e che leggo in giro per il social network. Ieri sera ho partecipato ad una riunione delle segreteria comunale con i segretari di circolo, era stata convocata per parlare di tuttaltro ma poi anche su pressione mia e di altri segretari l'odg. è stato modificato per parlare della situazione politica: e non si sapeva ancora del naufragio di Prodi. E' stato penoso: eravamo pochissimi e per la quasi totalità la pensavamo allo stesso modo, ci sentivamo allo stesso modo. Dopo aver pensato tanto a ciò che avrei detto, non me la sono sentita e me ne sono andato prima che la riunione, inutile e triste, si concludesse.
Ecco ora, per continuare la metafora del naufragio, mi sento in piena acqua gelida nel buio della notte e cerco di aggrapparmi a qualche relitto del passato, a dei punti fermi che non trovo se non quando mi volto e osservo il grandissimo ritratto murale di Berliguer che ho nel mio studio. Non ne trovo più di punti fermi e ho perso la speranza che arrivi quelche soccorso a tirarci in salvo.
Sento soltanto che non dovrei fare delle scelte individuali, ma condividerle con gli altri compagni. Solo di loro mi fido ormai, di quelli del mio circolo, quelli con il lavoro precario, o che l'hanno appena perduto o che non trovano affatto da anni ormai. I pensionati che stanno ormai dando fondo a tutti i risparmi per sopravvivere e far sopravvivere la propria famiglia. Lo ro sono i miei compagni, i miei fratelli.
E penso alle responsabilità che, nel mio piccolo, ho anch'io. Questi compagni si aspettano che dica loro qualcosa e io ancora non so che dire.
L'unica cosa che mi viene è che quello che stavamo preparando, la festa democratica di Luglio, non può più essere come prima. Occorre cambiare soggetto e complemento oggetto.
Ne parlerò con loro. Ma una cosa per me è certa: da oggi serve davvero uno tsunami a tutti i livelli e tolleranza zero su tutti i privilegi e i piccoli compromessi. Se così non sarà questo PD, anche se continuasse ad esistere, non sarebbe più il mio partito.

Piero Lo Leggio

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