Si è conclusa la terza edizione di Seed - Design actions for the future, il festival internazionale promosso dalla Fondazione Guglielmo Giordano e curato dall’Istituto Nazionale di architettura (IN/Arch), dedicato all’incontro tra arti, saperi e discipline per stimolare il confronto sul futuro del nostro pianeta. L’iniziativa che si è tenuta a Perugia dal 25 al 28 settembre si conferma ancora una volta come un appuntamento culturale imperdibile per l'approccio adottato e l'attualità dei temi trattati dagli oltre 50 esperti, tra architetti, designer, scienziati, filosofi e artisti, che hanno preso parte al ricco palinsesto di eventi.

Quattro giorni di concerti, mostre, installazioni e più di 30 incontri hanno animato, dal mattino fino alla sera, la suggestiva cornice di San Francesco al Prato, richiamando una grande affluenza di pubblico e partecipazione. Grazie anche ai numerosi ospiti che hanno contribuito ad arricchire il festival di esperienze e prospettive differenti, Seed si consacra come un format di dialogo interdisciplinare e interculturale sempre più necessario per far fronte alle grandi sfide del nostro tempo. Novità di quest’anno, la media partnership con Rai e Domus, la storica rivista che dal 1928 racconta i mondi dell'Architettura, del Design e dell'Arte.

Tra i relatori internazionali: l'architetta e docente alla Harvard Graduate School of Design e Guest Editor di Domus nel 2023 Toshiko Mori, il co-fondatore di Snøhetta Kjetil Thorsen, la fondatrice di Inside Outside Petra Blaisse, il grafico e Type designer olandese Peter Biľak, l’accademico in architettura e urbanistica, autore, curatore e ricercatore Javier Arpa Fernandez, il fondatore del collettivo berlinese Constructlab Alexander Römer e l’architetto, professore e ricercatore danese Jan Gehl.

Il tema dell’edizione 2024 "Equilibri” ha messo al centro gli stravolgimenti che investono il nostro tempo e la necessità di mettere in dialogo il mondo della progettazione, e quindi il design, l'architettura e l'urbanistica, con discipline umanistiche e scientifiche, al fine di gettare “semi di pensiero” (seeds), da cui far germogliare nuove idee e proposte sul piano interpretativo, operativo e politico.

Così la coordinatrice scientifica del Festival Barbara Cadeddu: “Con questo tema abbiamo voluto offrire un orizzonte semantico ampio, richiamando un’istanza tipica dell’essere umano: la costante ricerca di stabilità. Non è infatti possibile scindere l’equilibrio dal suo opposto, lo squilibrio, che costituisce anche la cifra che caratterizza il XXI secolo. Pensiamo agli effetti devastanti dei cambiamenti climatici sui sistemi urbani, ambientali e sociali di tutto il mondo e all’acuirsi delle disuguaglianze, all’instabilità dei rapporti tra gli Stati, e ai nuovi conflitti per il controllo dei mercati dei semiconduttori. Sono temi destabilizzanti che necessitano di essere approfonditi e compresi per potersi orientare nel presente e compiere scelte consapevoli per il futuro."

Con un’anteprima serale che ha riempito la Sala dei Notari il 20 settembre, l’architetto Stefano Boeri ha aperto la manifestazione sul tema della natura come forza vivente e sovversiva, capace di rigenerare le pratiche e le teorie dell'architettura e dell'urbanistica. Ma non solo, il modo di progettare cambia anche – inevitabilmente - con l’evolversi delle abitudini e della società, come sottolineato dalle riflessioni di Ugo La Pietra, restituendo a sua volta emozioni, reazioni e interazioni che l’architettura ha il potere di suscitare, come affermato da Kjetil Thorsen. E ancora, della forza empatica dell’architettura, ovvero degli effetti benefici che particolari forme degli edifici o dettagli dell’architettura possono avere sulle persone, specie nei territori segnati da conflitti, calamità naturali o altre emergenze, hanno discusso Raul Pantaleo fondatore di TAMassociati e il neuroscienziato Giovanni Vecchiato. A parlare del rapporto tra forma e vita, anche l’architetto danese Jan Gehl, per il quale una buona architettura interagisce con la vita , creando spazi che favoriscono la socialità e il benessere, come insegnano le città storiche italiane.

Il fisico sperimentale Roberto Battiston è partito invece dalla composizione del Sole e della Terra e dall'origine della vita sul nostro pianeta, per parlare degli effetti dei cambiamenti climatici, di energie rinnovabili e della loro conservazione, per fare il punto su tecnologie e politiche che possono essere decisive per costruire un futuro sostenibile. Tra fisica e astrologia, si è passati dalla scoperta dei “quasicristalli in natura” di Luca Bindi, docente di Mineralogia dell’Università di Firenze e premio ASPEN 2018, ai radiotelescopi da cui osservare l'Universo tra i deserti di ghiaccio insieme all’astrofica Sofia Fatigoni. Dalle coraggiose esplorazioni di attivismo sportivo di Omar di Felice, ultracyclist che ha attraversato l’Antartide in biciletta, si è tornati a parlare di paesaggio e della relazione tra natura, architettura e desiderio, con il filosofo e Direttore Editoriale di Domus, Walter Mariotti.

Laura Canali, cartografa e geopoeta, ha portato poi il pubblico alla scoperta della Geopoetica, ovvero quel tipo di rappresentazione cartografica della “geografia dei sentimenti” di grandi poeti, una pratica che attinge dalla stessa sensibilità che serve a tradurre in cartografie gli attuali conflitti internazionali trattati da Lucio Caracciolo, direttore di LIMES. Al centro del dibattito, quindi, anche la geopolitica come la scienza che studia i “legami” – come li ha definiti Laura Canali – tra gli Stati, ossia quei rapporti di forza che, paradossalmente, nello scontro, tengono uniti.

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