di Elio Clero Bertoldi
Questo è il ritratto di Johanna Bonger vedova Van Gogh (1862-1925), fattole dal secondo marito, Johan Cohen Gosschalk (1873-1912), giurista e pittore. 
La tela è esposta al Van Gogh Museum, Amsterdam. 
L’opera è di scarso valore artistico, ma la propongo perché senza questa oscura donna, che lavorò per anni per far conoscere e apprezzare i lavori del cognato, difficilmente oggi potremmo godere delle tele di Vincent Van Gogh, risultato misconosciuto in vita e spesso osteggiato anche per le sue stranezze, la sua follia, il suo suicidio. 
Johanna aveva sposato il fratello dell'artista, Theo, che morì appena sei mesi dopo Vincent. La Bonger non solo ricevette in eredità un gran numero di opere, tele, disegni, schizzi (tra cui “I girasoli”), ma pure le lettere di Vincent e del marito, che pubblicò e che servirono poi a ricostruire la vita, gli spostamenti e i sentimenti e la filosofia pittorica del grande artista. 
Visse tra le opere d'arte di Van Gogh fino all’ultimo e solo poco tempo prima di morire, per far conoscere al meglio l'arte e il pensiero del cognato e onorarne la memoria, cedette una serie di tele alla National Gallery di Londra. 
Da lì, da quel proscenio importante, partì la rivalutazione critica di Vincent. 
Gratitudine immensa, dunque, per la petulanza e l'insistenza di questa casalinga, che ha contribuito ad arricchire il patrimonio artistico dell'umanità.

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