Screening mammografico, in Umbria 730 casi di tumore annui. Convegno a Perugia
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PERUGIA - In Umbria si stimano circa 730 nuovi casi di neoplasia della mammella all'anno, corrispondenti a 156 casi per 100.000 donne, quasi un quarto di tutti i nuovi casi di tumore nelle donne, e circa 188 morti (32,9 per 100.000 donne) pari al 16 per cento delle morti per tumore nelle donne. Il dato e' emerso stamani a Perugia durante l'evento formativo dal titolo ''Screening mammografico, gestire la complessita' per guadagnare in salute'', che si concludera' domani. L'iniziativa e' promossa dalla direzione regionale Salute, coesione sociale e societa' della conoscenza della Regione Umbria e realizzato in collaborazione con il ''Gisma'' (Gruppo italiano screening mammografico). Lo screening mammografico, il programma di sanita' pubblica che invita a mammografia con cadenza biennale le donne di 50-69 anni, e' in grado - e' stato detto - sia di rendere gli interventi di chirurgia mammaria meno invasivi, sia di ridurre di circa il 45 per cento la mortalita' per cancro della mammella nelle donne che si sono sottoposte ad almeno una mammografia di screening.
Ma quante donne umbre utilizzano la mammografia a fini di prevenzione? ''Il programma di screening attivato su scala regionale - ha detto Maria Donata Giaimo della direzione regionale Salute - e' attivo dagli anni 2000 e coinvolge il 25 per cento della popolazione femminile pari, ogni due anni, a circa 120.000 donne di eta' compresa tra i 50 e 69 anni con un livello di estensione intorno al 100 per cento. L'adesione e' molto elevata e delle circa 60 mila donne chiamate all'anno, risponde all'invito a sottoporsi a una mammografia gratuita circa il 74 per cento''. La Regione Umbria - riferisce una nota dell'ente - da quattro anni ha aderito al sistema di sorveglianza ''Passi'', che assicura la raccolta continua e sistematica di dati sui principali fattori di rischio comportamentali. Un campione di residenti di 18-69 anni viene estratto con metodo casuale stratificato dagli elenchi delle anagrafi sanitarie e poi il personale delle Asl, specificamente formato, svolge mensilmente interviste telefoniche con un questionario standardizzato. I dati vengono successivamente trasmessi in forma anonima via internet e registrati in un archivio unico nazionale. Nel 2010 sono state realizzate in Umbria 1.382 interviste. Secondo quanto emerso dalla rilevazione, nella regione la copertura stimata nel 2010 (78 per cento) raggiunge i valori consigliati.
La sostanziale corrispondenza tra la percentuale di donne che hanno eseguito l'esame nell'ambito del programma Passi e quella ottenuta sulla base dei dati provenienti dai flussi regionali, rappresenta una significativa conferma della buona qualita' dei dati del sistema di sorveglianza. La non effettuazione dell'esame (circa il 22 per cento delle donne di 50-69 anni) pare associata ad una molteplicita' di fattori, tra cui una non corretta percezione del rischio. Quasi una donna su due ha riferito di aver eseguito la mammografia nel corso dell'ultimo anno. L'eta' media della prima mammografia rilevata e' di 44 anni ed indica un rilevante ricorso all'esame preventivo prima dei 50 anni. ''L'Umbria e' tra le prime regioni italiane per lo screening citologico e cio' testimonia la grande attenzione della sanita' regionale per la tutela della salute della donna'', ha affermato stamani l'assessore regionale alla sanita', Franco Tomassoni, intervenendo al convegno. L'assessore ha sottolineato anche a nome della presidente ''l'importanza che un argomento cosi' delicato, come appunto la prevenzione e la tutela della salute della donna, sia trattato in un giorno ricco di significato come l'8 marzo, e attraverso l'organizzazione di un incontro nazionale che analizzera' le performance e le criticita' del sistema sanitario umbro e nazionale in tema di prevenzione e quindi di diagnosi precoce del tumore al seno''.
''Ora l'obiettivo - ha proseguito Tomassoni - e' continuare a lavorare per accompagnare le donne in tutto quel percorso che parte dallo screening preventivo e che, in alcuni casi, porta alla diagnosi della malattia e poi alla cura. In pratica - ha detto - si tratta di continuare a lavorare sulla omogeneizzazione dei servizi sul territorio per tutto il percorso, che e' gia' consolidato nel caso dello screenig mammografico''. Tra gli aspetti di criticita', l'assessore ha ricordato quello della carenza di risorse finanziarie, ''ma e' intenzione della Regione - ha precisato - di continuare a garantire un servizio che ha dato sinora risultati positivi con un ritorno importante in termini di tutela della salute e anche di risparmio sui costi''.
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