Lo sciopero transfemminista
Ieri 8 marzo lo sciopero transfemminista a Perugia ha dato vita ad un corteo potente e determinato di 400 persone favolose che hanno attraversato le strade della nostra città. In contemporanea in decine di città di tutto il paese il movimento transfemminista Non Una di Meno ha rivendicato spazio e parola contro la violenza patriarcale nella fase di regime di guerra che stiamo vivendo. Il nostro sciopero è stato sciopero del lavoro produttivo e lavoro riproduttivo, anche quello di cura gratuito e malpagato, che pesa soprattutto su donne, lesbiche, froce, bisessuali, trans, queer, intersex, asessuali, su persone povere, anziane, migranti e seconde generazioni, con disabilità.
La manifestazione di Perugia è partita davanti all’Ex Consultorio (chiuso) di via XIV settembre, legato da tanti fili rossi e fuxia per rendere visibile lo smantellamento e la chiusura dei consultori pubblici e la progressiva privatizzazione del Servizio Sanitario Nazionale. Durante il percorso, il corteoha denunciato la violenza patriarcale in tutti i luoghi dove si esercita e viene prodotta ogni giorno: nelle case e nei posti di lavoro, nelle scuole e nelle università, nei luoghi di consumo, nelle strade e nelle piazze, e nei tribunali. E proprio davanti al tribunale penale di di Perugia le manifestanti dell’assemblea transfemminista hanno inscenato un flashmob bendate di fuxia e puntando il dito al grido del “violador es tu”. Sulle scalette di Sant’Ercolano ancora una performance contro la guerra ha denunciato il genocidio in corso a Gaza.In piazza Italia, infine, lo sciopero ha dato voce alle parole delle donne dei Centri antiviolenza, di studenti, di giovani, di insegnanti e precari, di mediche davanti al palazzo della Regione perché scioperare Lotto marzo è stato un atto di opposizione alle politiche della destra locale e globale, che con le sue politiche familiste, razziste e nazionaliste alimentano sfruttamento e violenza. Per noi scioperare contro il patriarcato significa scioperare contro la guerra come espressione massima della violenza patriarcale, e rifiutare le politiche del regime di guerra che si fanno sempre più pervasive, la censura e l’autoritarismo che emergono sempre più evidenti nella nostra società. Ci schieriamo solidali al fianco del popolo palestinese e di Gaza e chiediamo l’immediato cessate il fuoco.
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