Sciopero, manifestazioni, referendum: la primavera calda della Cgil
Una sala dei Notari gremita di oltre 300 lavoratrici e lavoratori, in rappresentanza di tutti i settori produttivi della provincia di Perugia. È l’assemblea delle assemblee della Cgil provinciale, che per la prima volta chiama a raccolta delegate e delegati di tutte le categorie per lanciare la campagna di mobilitazione primaverile che è alle porte. Sciopero generale (11 aprile), manifestazioni nazionali (20 aprile e 25 maggio) e via alla campagna referendaria: quattro quesiti su licenziamenti (per ripristinare l’articolo 18 cancellato dal Jobs Act), precarietà (via le causali dai contratti a termine) e appalti (responsabilità del committente sugli infortuni sul lavoro).
“Ci prepariamo ad un grande sforzo di mobilitazione in un periodo importante nel quale, oltre al Parlamento Europeo rinnoveremo la gran parte delle amministrazioni comunali della nostra provincia e poco dopo il governo della nostra regione - ha detto nella sua relazione il segretario generale della Cgil di Perugia, Simone Pampanelli - Come Cgil, gelosi della nostra autonomia, chiediamo chiarezza alla politica. Dovete dirci ora ora da che parte state, quale centralità ha il lavoro, la rappresentanza, la contrattazione sociale, i diritti, la sanità, l’istruzione, lo sviluppo e come si distribuisce la ricchezza, perché i diritti che vogliamo conquistare e difendere hanno un prezzo e a pagarlo non possono essere sempre lavoratori e pensionati. Lo dovete dire ora - ha concluso Pampanelli - e noi controlleremo la vostra coerenza!”.
“Mettere insieme tutto il nostro mondo, che è il mondo del lavoro, in un luogo simbolo della democrazia, come questa meravigliosa sala, ha un significato molto importante - ha detto nelle sue conclusioni il segretario nazionale Pino Gesmundo - L’attuale fase politica richiede alla nostra organizzazione uno sforzo in più, richiede di mettere insieme tutto quello che è emerso qui oggi dai vostri interventi, per contrastare una narrazione tossica che c’è nel Paese, che vuole raccontare che va tutto bene e che chi invece solleva i problemi è contro l’interesse nazionale. No, questa non è la verità - ha aggiunto il segretario Cgil - è in atto un tentativo di oscurare le condizioni vere del Paese e il nostro compito è invece quello di farle emergere, per cambiarle”. Gesmundo ha parlato di declino sociale e demografico (particolarmente grave in Umbria), di "arretramento democratico", di un “enorme squilibrio nella distribuzione della ricchezza”, della "piaga delle morti sul lavoro” e della “precarietà sempre più insopportabile”.
“Questa è la sfida in campo, per questo siamo chiamati tutti a dare un contributo maggiore, in un Paese che arranca, con un debito pubblico di 2900 miliardi - ha concluso Gesmundo - e la risposta non possono essere ancora le svendite di asset strategici dello Stato, come le Poste o la rete delle telecomunicazioni. Ci vuole una visione strategica diversa e la nostra campagna, i nostri scioperi, i nostri referendum puntano proprio a questo: dare una mano al Paese, sconfiggere la rassegnazione, incalzare la politica”.
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