"Il divieto di sciopero, per qualsiasi categoria di lavoratori, è una mutilazione della personalità; è incompatibile col principio della libertà del cittadino. È attraverso lo sciopero che i lavoratori — poveri e deboli, isolatamente — affermano la propria potenza e l'indispensabilità della loro funzione sociale: sono parole di Giuseppe Di Vittorio, padre Costituente della nostra Repubblica e primo segretario della Cgil. Parole pronunciate 80 anni fa, ma che suonano tremendamente attuali oggi alla vigilia di un importantissimo sciopero generale che un ministro della Repubblica sta tentando di impedire. Un fatto senza precedenti nella storia del nostro Paese”. Lo afferma in una nota Simone Pampanelli, segretario generale della Cgil di Perugia, città che domani si prepara ad accogliere la manifestazione regionale indetta da Cgil e Uil in occasione dello sciopero generale che interesserà tutto il centro Italia. “Domani Piazza IV Novembre accoglierà le lavoratrici e lavoratori da tutta la regione che sceglieranno, autonomamente e con grande sacrificio, di rinunciare al proprio stipendio per partecipare collettivamente ad un momento di vera democrazia. Mi sento di ringraziarli, tutte e tutti, come dovrebbero fare il Governo e i suoi ministri, che forse ignorano cosa significhi fare sciopero, perché per saperlo bisogna aver lavorato”.    
Lo sciopero è stato indetto per contrastare la manovra finanziaria del governo Meloni, che non dà alcuna risposta all’emergenza salariale, peggiora la legge Fornero in materia di pensioni, affossa ulteriormente una sanità pubblica già in ginocchio. “Tutte cose che le cittadine e i cittadini del nostro territorio vivono sulla propria pelle - continua Pampanelli - e servirebbe uno sciopero a settimana per denunciare la continua erosione dei salari, divorati dall’inflazione, l’impoverimento complessivo della popolazione, l’attacco al al nostro sistema di welfare, ed in particolare alla sanità pubblica. Eppure per anni l’Umbria è stata un esempio in termini di welfare e giustizia sociale per il Paese, ma già da tempo, anche prima dell’avvento della destra al Governo, abbiamo smesso di puntare su questo fattore come elemento di sviluppo, consegnandoci ad un inesorabile declino sociale e allo spopolamento”.  
“Per tutte queste ragioni lo sciopero generale di domani non è solo giusto, ma necessario - conclude Pampanelli - e sarà solo l’inizio di una lotta che punta a un cambiamento radicale delle scelte poliche del Governo nazionale e di quelli locali”. 
 

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