Di Fabio Sebastiani

“Non è detto che sia finita e che lo sciopero” di oggi ”sia l’unico. Bisogna ricominciare a costruire un cammino unitario con gli altri sindacati”. Così la segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, oggi. Un commento, indiretto, sull’andamento della protesta di oggi, non certo esaltante, e uno diretto su come mandare avanti la lotta.
Sulle prospettive della protesta, per ora di certo c’è l’astensione dal lavoro dei dipendenti pubblici in programma per lunedì prossimo e quella dei ferrovieri di tutte le sigle sindacali in calendario dalle 21 di giovedi 15 alle 21 di venerdì 16 dicembre.

Per Camusso, che nel pomeriggio ha partecipato a un presidio davanti a Montecitorio, l’incontro ”con Monti è stato sicuramente molto più deludente di quello che ci si aspettava”. “C’è un no ad affrontare il tema dell’indicizzazione delle pensioni, sulla casa e l’Ici”, ha aggiunto Camusso, ribadendo che la manovra «è iniqua proprio rispetto a chi paga il conto», perchè “pagano molto di più i redditi medio bassi e individuali. Pagano quelli che denunciano tutto e non chi ha di più”. Quanto alle pensioni, ha proseguito, “se ci dobbiamo basare sull’incontro di ieri non c’è nessun emendamento sull’aumento della fascia di deindicizzazione delle pensioni concordato con la politica”. Rispetto al metodo, Camusso è invece tornata a sottolineare che “se non altro è stato introdotta la trasparenza, poi sul merito il dissenso rimane. Ma almeno ci sono incontri regolari”.
Intanto, il percorso parlamentare della manovra va avanti. Mercoledì è previsto l’esame in aula, ma tra gli emendamenti ancora mancano i testi per Imu e pensioni. Il ministro Elsa Fornero ha fatto sapere che sull’indicizzazione potrebbe arrivare qualche piccola modifica.

Sul fronte delle mobilitazioni, la partecipazione ai presidi non è stata certo il punto forte della “tre ore” di sciopero. C’era da aspettarselo. Come c’era da aspettarsi più di qualche focolaio di tensione tra alcuni settori della Cgil e della Fiom contro Cisl e Uil. Per lo meno, laddove le iniziative sono state fatte “sotto lo stesso tetto”. Tra i presidi pù frequentati sicuramente quello di Torino dove migliaia di lavoratori si sono presentati davanti alla prefettura.

Lo striscione “Per la libertà del lavoro” con il logo Fiat ha aperto il corteo della Fiom nel centro di Torino. Dietro hanno sfilato migliaia di lavoratori metalmeccanici. Alte le adesioni secondo la Fiom, in tutte le fabbriche: 69% alle ex meccaniche di Mirafiori, oltre il 50% all’Iveco, 70% all’Avio di Rivalta, 90% all’Avio di Borgaretto, 95% alla Microtecnica, tra il 70 e il 90% nelle piccole aziende del Canavese e di Moncalieri. “Abbiamo voluto dare un segno particolare alla presenza dei metalmeccanici - spiega il segretario generale della Fiom torinese, Federico Bellono - sia anticipando a oggi lo sciopero di otto ore previsto per il 16, sia con la manifestazione che sta riuscendo molto bene. Questo per dire che siamo contro la manovra e contro il tentativo Fiat di cancellare il contratto nazionale. È importante sottolineare questo proprio qui a Torino dove è probabile che nelle prossime ore si consumi uno strappo democratico nei confronti dei lavoratori”.
Adesione molto alta anche in Toscana dove, secondo i sindacati, si è sfiorato il 75%.

Oltre allo sciopero i sindacati hanno promosso 15 iniziative in Toscana (nei dieci capoluoghi di provincia più Empoli, Borgo San Lorenzo, Garfagnana, Versilia, Piombino) con cortei, presidii sotto le prefetture, e assemblee dei lavoratori. La protesta prevedeva in molte realtà uno sciopero di tre ore a fine turno. Nel territorio fiorentino, spiega una nota, l’adesione è del 90% al Pignone, del 70% alla Galileo, del 60% alla Ferragamo e del 50% alla Menarini. Alcuni supermercati della Coop sono rimasti chiusi e anche in altre parti della Toscana l’adesione tra i lavoratori è stata alta (92%), così come alla Pam (93%) e a Carrerfour (68%). Lo sciopero, insieme alla Cig, ha fatto sì che alla Piaggio di Pontedera la produzione si sia pressochè fermata oggi e un’alta adesione è stata registrata, tra gli altri, alla Kme a Barga (85%), alla Continental (93%), alla Saint Gobain (80%), Calzaturificio Flora Gucci (80%), e alla Ansaldobreda (50%) dove alcuni lavoratori stamani hanno manifestato lungo il raccordo autostradale paralizzando il traffico per alcuni minuti. Il segretgario generale della Fiom Maurizio Landini ha chiesto ufficialmente al Governo di fare pressioni sulla Fiat per il rispetto dei diritti e per l'impegno sugli investimenti.

In Lombardia, presidio antimanovra economica davanti a Palazzo Marino. Fino alle 11 di questa mattina hanno campeggiato diversi striscioni davanti alla sede del Comune, con al centro quello della Fiom-Cgil riferito direttamente alla vicenda Fiat. “Vogliamo la Fiom in Fiat” recitava uno striscione davanti all’ingresso del Palazzo del Comune, mentre in Piazza erano presenti diversi rappresentanti delle principali aziende milanesi.
Secondo la Camera del lavoro piazza della Scala nella mattinata è stata piena, nonostante la protesta fosse organizzata solo dalla Cgil e dalla Fiom. Cisl e Uil, infatti, hanno organizzato un presidio che si è tenuto nel pomeriggio davanti alla prefettura. La Cgil milanese - si legge una nota - ha scelto di mantenere la manifestazione nella mattinata “perchè nel pomeriggio si terranno le celebrazioni per l’anniversario di Piazza Fontana a cui i militanti della Cgil parteciperanno”.

Per salvare le apparenze, al presidio di Cisl e Uil ha partecipato comunque una delegazione della Cgil. Nonostante la pioggia, questa mattina “erano presenti lavoratrici e lavoratori di tutte le categorie con le loro bandiere e striscioni, dai pensionati alla funzione pubblica, dai bancari al trasporti, dai chimici ai metalmeccanici, la scuola, lo spettacolo e gli alimentaristi”. Dal palco ha parlato un lavoratore del pubblico impiego che ha ricordato come i contratti del settore “sono ormai bloccati fino al 2014”, mentre “chi può andare in pensione, percepirà la liquidazione dopo 24 mesi dalla data di dimissioni”. Ha preso la parola poi una lavoratrice della scuola che ha sottolineato “le difficoltà in cui si trovano ad operare gli insegnati a seguito della manovra Gelmini”. Ha concluso la manifestazione il segretario generale della Camera del Lavoro Onorio Rosati. Solo a Milano e provincia - secondo il sindacalista - sono 100.000 i posti di lavoro persi, “per cui c’è bisogno di misure che aiutino a creare nuovi posti di lavoro e non a favorire il licenziamento, perchè se uno ha perso il lavoro vuol dire che per la sua famiglia il default è già avvenuto”. 

Fonte: controlacrisi.org
 

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