Sanitopoli - Monni (Pdl): "Stupisce il silenzio dei sindacati e dei socialisti"
PERUGIA - Il consigliere regionale del Pdl Massimo Monni che interviene sul tema sanitopoli si dichiara stupito del silenzio sulla vicenda dei sindacati umbri e dei socialisti, dimentichi dell'accanimento con cui, negli anni ‘90, i comunisti criminalizzarono e distrussero il Partito socialista. A giudizio di Monni è anche 'imbarazzante' il presunto braccio di ferro fra la attuale presidente della Giunta Catiuscia Marini e la ex presidente, Rita Lorenzetti, “con la prima che prende le distanze e la seconda che difende dieci anni del suo operato”.
L'abbiamo denunciato da sempre: in Umbria domina un sistema di potere figlio di oltre quaranta anni di governo monocolore che, alimentando se stesso e insistendo nel perseguire interessi oligarchici, blocca lo sviluppo economico, sociale e culturale della regione. Lo afferma il consigliere regionale del Pdl Massimo Monni osservando che oggi, di fronte alla questione morale che si è aperta con forza in Umbria, stupisce il silenzio di tanti, come i Sindacati di solito solerti nel prendere posizione, e dei Socialisti che forse, sopraffatti dalla sindrome di Stoccolma, in questa occasione trovano più conveniente un atteggiamento sordo e indolente, tacendo e dimenticando come l’accanimento dei comunisti criminalizzò e distrusse il partito socialista negli anni ‘90.
Scaricare le responsabilità, annunciare riflessioni settembrine e magnificare i conti in ordine, prosegue Monni, non serve a nulla se poi si ricorre, con disinvoltura e in netto contrasto con la necessità di razionalizzare i costi pubblici, all’affidamento di opulenti incarichi a dirigenti regionali già pensionati. Mentre si chiedono importanti sacrifici ai cittadini, dall’inizio dell’anno infatti, sono stati decretati ben due super incarichi, onerosi quanto flebilmente motivati, sottraendo risorse finanziarie e penalizzando giovani meritevoli e preparati. Di vero c’è che non riusciamo a vedere discontinuità in questo agire politico: la guerra più o meno aperta tra la Marini e la Lorenzetti non assolve, allora, nessuna delle due.
Le regole del gioco, per il consigliere di minoranza, continuano ad essere pilotate, producono storture amministrative e distorsioni sociali sempre a vantaggio dei soliti conniventi, rendono impossibile una risposta credibile alle attuali sfide economiche e politiche. Ci sono responsabilità penali, ma anche un tentacolare e pervasivo sistema clientelare che, agendo ai limiti della legalità, sferra un duro colpo alla dignità, all’etica ed alla autorevolezza del governo locale.
Oggi, aggiunge Monni, ci propongono l’imbarazzante braccio di ferro tra la Marini e la Lorenzetti, con la prima che prende le distanze e la seconda che difende l’operato di dieci anni. In mezzo, la strenua difesa di Riommi che, a leggere quanto riportato dai giornali, rappresenta nitidamente il filo rosso che lega le due primedonne. Il tempo di crisi in cui viviamo imporrebbe invece discontinuità, sobrietà e responsabilità politica. Proprio l’opacità della gestione, gli sprechi, l’arroganza nel perseguire senza soluzione di continuità i propri interessi rappresentano, infatti, la cerniera tra la Giunta Lorenzetti e quella Marini, incapace com’è di spazzare via la pesante eredità dei suoi predecessori. Il perimetro del conflitto che si sta consumando tra l’attuale presidente e la ex presidente Lorenzetti oltrepassa, come è noto, le inchieste giudiziarie e apre una questione anche morale. Le dichiarazioni giunte da oltreoceano, conclude Monni, sono irriverenti e dileggianti nei confronti dei cittadini che, direttamente, hanno eletto la Presidente Marini.
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