Sanità/Cerm conferma: è quello umbro il modello vincente. Italia spaccata a metà
PERUGIA - L'Umbria come modello per la gestione della Sanita', al primo posto tra le Regioni italiane sia per la capacita' di controllo della spesa che per l'alta qualita' delle prestazioni erogate. E' quanto emerge dal Rapporto Cerm 2011, illustrato oggi a Perugia, nel corso di un incontro, cui ha preso parte la presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini. Lo studio evidenzia, tra l'altro, le risorse che potrebbero liberarsi nel Servizio sanitario nazionale, qualora tutte le Regioni si attestassero al livello dell'Umbria, sia per livello di spesa che per qualita', dimostrando che la spesa sanitaria nazionale si ridurrebbe di ben 12 miliardi di euro.
Per queste regioni l'Umbria e' stata inclusa nel gruppo di eccellenza (Regioni benchmark) su cui calcolare i costi standard. Secondo quanto emerso, solo l'Umbria e la Lombardia, tra le Regioni a statuto ordinario, sono riuscite a conseguire risultati economici positivi con le sole risorse garantite dallo Stato e senza percio' dover aggiungere ulteriori fondi regionali per il finanziamento della Sanita' (compresi tasse e ticket).
"I positivi risultati che ci prospetta il rapporto del Cerm - ha affermato la presidente della Regione, Catiuscia Marini -, piu' che rappresentare un comprensibile motivo di soddisfazione, ci inducono a proseguire con maggior forza verso una 'governance' della sanita' in Umbria che sia in grado di rispettare il principio dell'appropriatezza, senza dover per questo fare ricorso alla leva fiscale, o a tasse e ticket".
"Mi piacerebbe - ha proseguito - che il dibattito che pure e' aperto in Umbria circa la sanita', e le sue prospettive, avvenisse talvolta considerando dati e numeri. In sostanza, che il confronto avvenisse tenendo conto della realta', senza pregiudiziali ideologiche. Noi continueremo a lavorare - ha concluso Marini - affinche' vi sia un maggior livello di efficienza della spesa sanitaria, ma non possiamo piu' accettare, soprattutto in una prospettiva federalista, che il riparto delle risorse nazionali avvenga senza tener conto, appunto, dei livelli di efficienza e virtuosita' di ogni singola Regione".
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L'Italia della sanità? Quasi due Paesi diversi piuttosto che due facce di uno stesso Paese, secondo Saniregio2, il modello econometrico con cui Cerm, centro studi indipendente su competitività, regole e mercati, confronta il grado di efficienza di spesa e di qualità dei sistemi sanitari delle Regioni italiane.
Sono cinque - secondo il Cerm - le Regioni per le quali il gap di efficienza e di qualità risulta particolarmente forte: Campania, Sicilia, Puglia, Calabria e Lazio. Per raggiungere il benchmark (punto di riferimento, ndr) rappresentato dalla regione Umbria, la Campania - dice il Cerm - dovrebbe ridurre la spesa di oltre il 33% e aumentare la qualità di quasi il 90%. La Sicilia dovrebbe ridurre la spesa di oltre il 24% e aumentare la qualità anch'essa di quasi il 90%. La Puglia dovrebbe ridurre la spesa di quasi il 24% e aumentare la qualità di oltre il 96%. La Calabria dovrebbe ridurre la spesa di poco piu' 15% e aumentare la qualità di oltre il 132% (un più che raddoppio). Il Lazio, infine, dovrebbe ridurre la spesa di quasi il 13% e aumentare la qualità di oltre il 76%.
Nel complesso, le cinque Regioni più devianti - sottolinea la ricerca del Cerm - potrebbero liberare risorse per circa 9,4 miliardi all'anno, più del 77% delle risorse, oltre 12 miliardi equivalenti a circa lo 0,8% del Pil.
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