La sanità umbra si mobilita: “Siamo a un punto di non ritorno”
È un grido che la Regione Umbria deve ascoltare quello che arriva dalle lavoratrici e dai lavoratori della sanità che oggi, sabato 31 ottobre, hanno partecipato in gran numero (oltre 50, rappresentativi di tutte le strutture territoriali e ospedaliere della regione) all’assemblea online organizzata da Fp Cgil, Fp Cisl e Uil Fpl dell’Umbria, insieme alle tre confederazioni, per dare voce al grande malessere che attraversa gli operatori di un settore sottoposto ad una pressione senza precedenti. Mancanza di informazione e organizzazione, difficoltà nel reperire i dpi, nel garantire separazione tra spazi covid e non e, soprattutto, una cronica carenza di personale aggravata dalla pandemia, che non consente di garantire la gestione delle altre patologie: sono queste le criticità più gravi segnalate dai lavoratori che denunciano, insieme ai loro sindacati, la mancanza di un confronto costante e serio con la Regione.
“Quello descritto da chi sta tutti i giorni in corsia o sul territorio, in mezzo all’emergenza, è un quadro drammatico - affermano i sindacati - rispetto al quale la risposta della Regione e dell’assessore Coletto in particolare fino a questo momento è stata assolutamente inadeguata, sia per il mancato coinvolgimento di chi lavora (gli unici veramente in grado di offrire suggerimenti su come migliorare la situazione) sia per la tendenza a ripetere gli errori, insistendo ad esempio con le assunzioni a tempo determinato e con le prestazioni aggiuntive, sottoponendo così i lavoratori a turni massacranti”.
A fronte di questa situazione insostenibile e del deludente incontro avuto giovedì con l’assessore, solo per pochi minuti, i sindacati hanno chiesto al prefetto di Perugia una convocazione straordinaria di Regione e parti sociali. Intanto, si apre la mobilitazione: “Dalla prossima settimana inizieremo una serie di presidi in tutte le strutture sanitarie della regione - annunciano i sindacati - a partire da Spoleto, Terni e poi tutte le altre. Ma non escludiamo alcuna forma di mobilitazione, perché la situazione è arrivata ad un punto di non ritorno”.
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