Sanità. In Prima Commissione regionale prosegue la discussione sulla riforma
Dopo l'illustrazione da parte dell'assessore Franco Tomassoni del disegno di legge della Giunta sulla riforma dell'ordinamento del sistema sanitario regionale, la Prima Commissione del Consiglio regionale è tornata a riunirsi riprendendo il confronto sul testo predisposto dall'Esecutivo di Palazzo Donini. L'organismo presieduto da Oliviero Dottorini ha dunque dedicato la lunga seduta odierna alle osservazioni e alle richieste di chiarimento che i consiglieri regionali hanno sottoposto all'assessore Franco Tomassoni.
Gli argomenti più ricorrenti sono stati: la riduzione dei costi e la razionalizzazione delle strutture, il coinvolgimento dei territori nelle scelte sanitarie, la strutturazione dei distretti e la durata dell'incarico del direttore generale, l'unificazione dell'acquisto dei farmaci e dei laboratori di analisi, la revisione della rete ospedaliera, la revisione della rete dell'emergenza e la bozza di convenzione Regione – Università, il trasporto sanitario e l'elisoccorso, il numero delle Aziende sanitarie locali e delle Aziende ospedaliere, le collaborazioni attivate con medici in pensione.
GLI INTERVENTI.
Massimo Monni (Pdl) ha proposto una razionalizzazione dei servizi per ridurre sprechi e spese, intervenendo anche sulla gestione pratica degli ospedali, partendo dal S. Maria della Misericordia di Perugia. Per Fausto Galanello (Pd) non viene affrontata in modo adeguato la questione del corretto coinvolgimento dei territori e la conferenza dei sindaci dovrebbe avere un ruolo più marcato. Gianfranco Chiacchieroni (Pd) ha proposto l'istituzione di dipartimenti interaziendali tra Asl e aziende ospedaliere dove queste strutture operano su uno stesso territorio. Sarebbe inoltre auspicabile procedere all'unificazione, ove possibile, dei laboratori di analisi e delle centrali di acquisto dei farmaci. Per Sandra Monacelli (Udc) non è chiaro come ci potranno essere dei risparmi mantenendo tutti gli ospedali attuali. Senza la revisione della rete ospedaliera, una forte integrazione del sistema e senza “maggiore coraggio non ci sarà nessuna riforma efficace. Questa riforma si interseca con quella istituzionale, richiedendo tavoli di compensazione che complicano le riforme”. Franco Zaffini (Fare Italia) ha criticato “la grande confusione che rende poco chiara la riforma” e l'assenza di interventi incisivi sulla rete dell'emergenza (trasporto sanitario, elisoccorso, ospedali) mettendo in evidenza la necessità di poter disporre della convenzione tra Regione e Università per affrontare compiutamente la discussione. Sarebbe inoltre preferibile procedere alla creazione di una sola Asl regionale al posto delle due previste dalla riforma. Per Luca Barberini (Pd) i veri risparmi si otterranno sulla base di quanto previsto dalla delibera di Giunta (“non sottoposta alla Commissione e non concertata politicamente”) e non in seguito all'approvazione della nuova legge, nella quale non si chiarisce dove saranno le sedi delle 2 Asl. Sarebbe stato inoltre preferibile, anche in termini di risparmi e di avvicinamento dei poteri decisionali nei territori, procedere alla creazione di una sola Asl regionale (articolata poi in sotto zone) e di una sola Azienda ospedaliera, dato che in Italia non esistono altri casi che vedono una sola azienda e due aziende ospedaliere. Infine la presenza di personale in pensione a cui vengono affidati incarichi nello stesso posto di lavoro “crea un ostacolo alla crescita professionale e all'innalzamento della qualità del sistema regionale”.
LA REPLICA DELL'ASSESSORE TOMASSONI:
“Forniremo delle linee di indirizzo ai direttori delle Asl e delle Aziende ospedaliere per applicare la spending review. Si andrà verso l'accentramento degli acquisti, con criteri unificati e senza lo spezzettamento delle aste. A livello di Conferenza delle Regioni siamo d'accordo nel rendere l'obbligatoria l'adesione a Consip, la cui piattaforma dovrà essere ampliata per evitare che le aziende locali siano escluse dalla fornitura di beni e servizi. Il progetto della centrale unica per l'acquisto dei farmaci sta per partire, anche se è la spesa ospedaliera, più di della territoriale, quella da tenere sotto controllo. Nella Convenzione che firmeremo con l'Università contiamo di inserire la riduzione dei dipartimenti e delle strutture complesse. Il coinvolgimento dei territori è previsto nella nuova legge, attraverso la Conferenza dei sindaci e il Comitato dei sindaci di distretto. Il processo di unificazione dei laboratori di analisi procede ed è quasi a regime, anche se ogni ospedale mantiene un proprio laboratorio per le urgenze. La riforma sanitaria e il riordino territoriale devono rimanere separate e la ridefinizione della rete ospedaliera servirà anche a fermare la mobilità passiva. Si dovrà precedere ad una forte integrazione degli ospedali dell'emergenza urgenza. Sul trasporto sanitario la legge prevede nuove misure e parametri precisi mentre per l'elisoccorso stiamo trattando con le Marche la Toscana, per attivare il servizio in convenzione con queste Regioni. Condivido le riserve sull'utilizzo di personale in pensione e presto stileremo una informativa che, anche in base a quanto previsto dal decreto Balduzzi, tratterà anche di questo. Una sola Asl regionale per 900mila abitanti non funzionerebbe e lo dimostrano i problemi e i ripensamenti delle Regioni che, come Marche e Piemonte, hanno scelto quella strada per poi tornare indietro. L'anomalia umbra dei due corsi di laurea in medicina esiste, anche se risale a molto tempo fa e le due sedi distano 80 chilometri: abbiamo cercato di creare la maggiore integrazione possibile, anche con un Comitato unico di indirizzo”.
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