Riesplode l’emergenza Coronavirus in Umbria, ma la grave situazione di carenza d’organico in tutti i profili sanitari, che comporta il rischio di sospensione di importanti attività ordinarie, non è stata minimamente affrontata. È quanto denunciano i sindacati umbri, Cgil, Cisl e Uil, insieme alle rispettive categorie dei lavoratori della sanità, che hanno aperto le procedure di raffreddamento propedeutiche alla dichiarazione dello stato di agitazione e chiesto un incontro al prefetto di Perugia, Armando Gradone, il quale si è subito reso disponibile ad incontrare le organizzazioni sindacali domattina alle ore 10.00. 
Cgil, Cisl e Uil - come si legge nella lettera indirizzata al prefetto - temono un peggioramento delle condizioni sanitarie della popolazione e degli indici di mortalità anche per patologie non collegate al Covid e, al tempo stesso, sottolineano come "carichi di lavoro insostenibili” espongano il personale "a gravi rischi personali e professionali". 
"Il confronto con le aziende, laddove avviato - denunciano i sindacati - appare inefficace. I lavori dei tavoli regionali previsti nell’accordo del 5 maggio 2020, a mesi di distanza, non sono mai partiti. Ergo, nessun confronto sull’organizzazione e sui riflessi sulla sicurezza, né sulle forniture di dispositivi di protezione e tantomeno sugli organici". 
E a proposito di organici, “la selezione per l’assunzione di 324 infermieri avviata dalla Usl Umbria 2 in convenzione con l’azienda ospedaliera di Terni rischia di impantanarsi - denunciano ancora i sindacati - a causa di errori effettuati durante le prove pre-selettive”.
Venerdì scorso, 16 ottobre, i sindacati sono stati convocati dalla Regione, che ha soltanto fornito un’informativa, tramite il Commissario regionale per l’emergenza Covid, Antonio Onnis, sulla situazione epidemiologica e sulle iniziative già predisposte dalla Regione. "L’assenza della parte politica ha impedito qualsiasi concreto confronto volto ad affrontare la madre di tutte le difficoltà: l’assoluta carenza di personale, alla quale non può che essere nuovamente collegata una progressiva sospensione delle attività ordinarie, con gravi rischi per la salute dei cittadini, in particolare per coloro che non hanno la possibilità di rivolgersi alle strutture private a pagamento”, concludono Cgil, Cisl e Uil.
 

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