Per il 58% degli italiani la spesa per la sanità (visite mediche, dentista, analisi e accertamenti diagnostici) è aumentata del 18% in un anno. Un aumento dovuto soprattutto ai ticket: per i farmaci (per il 65% dei cittadini), le visite mediche specialistiche (64%), analisi e radiografie (63%). È quanto emerge dalla ricerca del Censis contenuta nel Rapporto 2012 'Il Sistema Sanitario in controluce' della Fondazione Farmafactoring.

La ricerca rivela che nelle regioni con piano di rientro sono di più i cittadini che pensano che la sanità regionale peggiorerà nei prossimi cinque anni (il 37,6% rispetto al 29,5% nelle altre regioni), che hanno fatto ricorso alla sanità privata (il 39% contro il 37%), che hanno sostenuto aumenti della spesa di tasca propria per la sanità (il 61,8% contro il 54,9%) e che hanno subito un incremento medio maggiore della spesa privata per famiglia (+20% contro il +16%). In queste regioni i cittadini che non si farebbero curare in nessun caso fuori dalla propria regione sono 'appena' il 29%, rispetto al 46% rilevato altrove.

E ancora, le manovre di finanza pubblica in sanità sono giudicate inefficaci e ingiuste: concepite per rendere sostenibile la spesa sanitaria pubblica, hanno prodotto diseguaglianze. Per il 77% degli italiani si poteva tagliare altrove. Il 71% pensa che le manovre accentueranno le differenze di copertura sanitaria tra le diverse regioni e tra i ceti sociali, aumentando le disparità nella tutela della salute. Il 66% ritiene che non riporteranno la spesa sotto controllo. Per il 62% in questo modo si tagliano i servizi e si riduce la qualità. Il 51% è convinto che negli ultimi due anni la copertura pubblica si sia già ridotta, perché sono aumentate le prestazioni che vanno pagate, il 44% ritiene che la copertura sia rimasta inalterata e solo il 5% che si è ampliata.

Infine, è concreto il rischio di fuga dalla sanità delle regioni con piano di rientro. Tanto che 10 milioni di italiani residenti in queste regioni sono pronti a rivolgersi altrove nella Penisola o addirittura ad andare all'estero per curarsi. Un pericolo reale per le aree del Paese più tartassate dalle manovre: il 18% dei cittadini di queste regioni si è già rivolto a un medico, a una struttura o a un servizio sanitario di un'altra regione, o si è recato all’estero per curarsi, rispetto al 10,3% rilevato nelle altre regioni.

Sull'aumento dei ticket è intervenuta ieri anche Carla Cantone, segretario generale dello Spi-Cgil: “I ticket impoveriscono ulteriormente gli anziani e i pensionati di questo paese e rappresentano a tutti gli effetti una vera e propria tassa sulla salute. Così – ha continuato Cantone – non si salva la sanità pubblica ma si finisce solo per favorire lo sviluppo di quella privata, alimentando le già forti disuguaglianze sociali perché vi accede solo chi è ricco e chi può permetterselo".

“L’aumento della spesa sanitaria – ha concluso il Segretario generale dello Spi-Cgil – porta ad un costante peggioramento delle condizioni di vita ed economiche delle famiglie e degli anziani, ritardando di conseguenza la ripresa dalla crisi e frenando ulteriormente i consumi, anche dei beni di primi necessità”.

Fonte: rassegna.it

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