L’attuale situazione del settore tabacco in Umbria come anche nelle altre aree tabacchicole italiane è alla resa finale e se non si prendono provvedimenti seri e tempestivi il rischio di un completo collasso e inevitabile. Un gruppo di liberi agricoltori storici hanno deciso di far sentire la loro disperazione
e denunciare una situazione non più sostenibile ed inoltre senza un futuro per loro e per i loro dipendenti.
Per questo motivo, sentendosi abbandonati da alcune associazioni di categoria, hanno organizzato un primo incontro a Città di Castello. La protesta nasce da un distretto importante e storico per il tabacco dove questa coltura ha contribuito in modo sostanziale allo sviluppo del territorio sia da un punto vista agricolo, agro-industriale che delle finanze. L’idea folle di eliminare questa coltura dai tanti distretti tabacchicoli italiani non può essere più tollerata in considerazione anche del fatto che dalla vendita delle sigarette lo stato incassa 14 miliardi di euro e la produzione Italiana copre meno del 50% del tabacco fumato nel nostro paese.

ALLARME TABACCO - Smettere di produrre tabacco significa essere d’accordo con il progetto delle multinazionali che non voglio più acquistare la materia prima in Italia, ma bensì da altri paesi extraeuropei dove il prodotto costa di meno e non esistono tutele per sicurezza nel lavoro, senza considerare le normative del rispetto dell’ambiente. Tutto questo per aumentare i loro profitti. Le multinazionali se ne fregano della nostra storia e di quello che significa, per i nostri territori, questa coltura.

Di cosa il settore ha necessita immediata:

della sostenibilità per le aziende con prezzi del tabacco adeguati ai reali costi di produzioni.

Sono arrivati a questo livello di nervosismo e disperazione per questi motivi:
La nuova PAC in vigore dal 1 gennaio 2023 ha escluso il tabacco da un premio accoppiato;
I costi di produzione in questa campagna produttiva sono aumentati per l’incremento del prezzo degli imput, in particolare quelli energetici. La stima è
un aumento dei costi di produzione da un 10 a un 15%.

Cosa chiedono: innanzi il coinvolgimento di tutti i tabacchicoltori italiani, dei Parlamentari di tutte le forze politiche dei distretti tabacchicoli, degli Assessori Regionali delle regioni tabaccacchicole, delle 3 organizzazioni sindacali agricole e dei sindacati dei lavoratori ed anche dei Sindaci dei comuni dove si coltiva tabacco per affrontare il problema e trovare soluzioni immediate e risposte certe.

Le possibili soluzioni:
• la prima è acquisti a prezzi sostenibili del tabacco greggio e contratti a medio/lungo termine. E continuare a produrre tabacco e dare lavoro a migliaia di
lavoratori.
• la seconda, se la politica non riesce a trovare una sintesi con le multinazionali si deve attivare un piano di RICONVERSIONE per le aziende storiche che hanno coltivato negli ultimi anni. Chiaramente con questa seconda soluzione, se avvallata dalla politica, resteranno senza lavoro migliaia di lavoratori chedifficilmente troveranno una ricollocazione nei territori tabacchicoli. Senza contare le difficoltà economiche delle aziende già provate dalla crisi del settore , con varie esposizioni bancarie causate anche dal mancato pagamento dei PSR per investimenti già portati a termine e finanziati con capitale bancario esterno alle aziende stesse.

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