PERUGIA - Le statistiche indicano che negli ultimi anni il consumo dell'alcol in Italia e' in costante diminuzione. Il problema dell'uso tra giovani e giovanissimi pero' esiste, e' l'espressione della loro solitudine e dei loro disagi ed il risultato di certi messaggi pubblicitari e culturali. Va dunque affrontato a monte, come problema sociale e non solo medico, puntando in modo multidisciplinare sulla prevenzione e l'educazione, coinvolgendo societa' ed istituzioni e soprattutto la famiglia e la scuola.

Il tema dei ''giovani e l' alcool, consumi, abusi, politiche'' e' stato discusso oggi in un seminario dell'Osservatorio permanente sui giovani e l' alcool svoltosi nella Sala della Vaccara gremita di studenti del corso di laurea in infermieristica.

Per capire i fenomeni - ha detto Enrico Tempesta, docente di neuropsicofarmacologia e presidente del laboratorio scientifico dell'Osservatorio - ''non bastano le statistiche, ma bisogna vedere cosa c'e' dietro''.

Le statistiche - ha detto la sociologa Franca Beccaria - dicono che negli ultimi dieci anni il consumo dell'alcool, in tutte le fasce di eta', e' in costante diminuzione. Si e' passati dai 20 litri annui pro capite degli anni Sessanta agli otto del 2010, con una previsione di scendere a sei litri nel 2015. Si beve pero' di piu' fuori pasto ed e' in aumento il ''binge drinking'' in ''stile Nord-Europa'', e cioe' la coinsumazione di sei o piu' bicchieri in una unica occasione.

Si stanno diffondendo - e' stato detto - mode pericolose come il ''pub crawing'', con una sorta di tour tra pub dove si puo' bere illimitatamente fino ad ubriacarsi spendendo 20 euro. Ci sono poi anche agenzie che organizzano ''vacanze alcoliche'' in Norvegia ed altri paesi del Nord Europa dove il consumo dell'alcool e molto piu' diffuso che in Italia. In sintesi - ha sottolineato la sociologa - i giovani di oggi hanno una cultura diversa del bere rispetto ai loro coetanei delle generazioni precedenti ma non consumano piu' alcool. Sono - ha sottolineato - ''piu' visibili'' perche' lo fanno in strada ed alla luce del sole mentre in passato lo facevano di nascosto e questo ha aumentato l'allarme sociale per un fenomeno amplificato dai media e che e' diventato un problema di ordine pubblico.

Il bere - ha detto Maria Antonia Modolo, del Centro sperimentale per l'educazione sanitaria dell'Universita' di Perugia - e' per i giovani una occasione per stare insieme. ''Servono - ha proseguito - politiche che creino altre occasioni e punti di aggregazione tra i giovani, spesso abbandonati in casa davanti ad un computer. Servono piu' attenzione alle persone da parte di noi adulti e la societa' deve creare occasioni per soddisfare il bisogno dei giovani di stare insieme tra loro''.

Maria Teresa Severini, della fondazione Lungarotti, uno degli enti promotori dell'inziativa, ha espresso la sua ''amarezza'' per una ''condanna generalizzata dell' alcool'' che considera il ''vino alla stregua delle misture di superalcolici'' servite ai giovani in feste e locali pubblici.
 

Condividi