Ru486/ Grave attacco alla salute e all'autodeterminazione delle donne
PERUGIA - Un attacco alla salute delle donne e alla loro autodeterminazione: così si qualifica la revoca da parte della Giunta Tesei della delibera regionale che in Umbria dal 2018 ha permesso il ricorso alla Ru486. La sigla indica una pillola ma sintetizza la terapia in grado di indurre l'aborto farmacologicamente. E’ uno dei modi per applicare la Legge 194 nella parte rivolta a garantire sostegno e difesa alla libera scelta delle donne anche quando significa interrompere la gravidanza. Una legge la 194 volta ad affermare la procreazione responsabile, ottenuta nel 1978 con l’impegno e le lotte del movimento delle donne e delle forze progressiste, che a tutt’oggi però rimane largamente disattesa soprattutto in materia di IVG (interruzione Volontaria di Gravidanza).
Quella farmacologica è una via più riservata ma non meno dolorosa e pesante dell’intervento ospedaliero di praticare l’IVG. E’ una strada più accessibile soprattutto quando troppi medici obiettori restringono gli spazi e aumentano la fila d'attesa in ospedale. E’ una modalità che in emergenza Covid anche in fase 3 può garantire di proseguire l'accesso al servizio, sgravando i ricoveri ospedalieri. E’ una forma che permette alle donne di non esporsi con assenze dal lavoro o da casa in molti casi impossibili oppure difficili da giustificare.
Questi caratteri bastano a spiegare l'esultanza di chi ha dato il benvenuto all'abrogazione della delibera regionale del 2018 e all'obbligo di ricovero per l'aborto farmacologico. Bastano a svelare la.portata retrograda e oscurantista.di una misura di fatto tutt'altro che tecnica, ma politica e culturale, ancora e di nuovo contro le.donne.
E’ indispensabile fermare subito il tentativo di ricacciare indietro nella barbarie e nell’ipocrisia della clandestinità le donne in solitudine di fronte all’IVG, ponendo ostacoli ad una legge dello Stato e facendone ricadere il prezzo più alto su corpo delle donne, decidendone al loro posto.
Siamo solidali con loro e ci uniamo alla richiesta di ripristinare l’accesso alla via farmacologica per l’aborto chiedendo allo stesso tempo il potenziamento dei servizi consultoriali e socio-sanitari territoriali per la procreazione responsabile in Umbria.
Chiediamo che la L.194 venga applicata nella sua pienezza, volta a salvaguardare la salute delle donne e la loro integrità psico-fisica.
Per queste ragioni aderiamo alla manifestazione di domenica 21 giugno alle ore 17 a Perugia “Libere di scegliere”, indetta dalla “Rete Umbra 2020 per l’autodeterminazione” insieme a tante associazioni, a tante donne e uomini.
Ci auguriamo che si assumano iniziative in Consiglio regionale in questo senso come nei Consigli comunali e che la pressione cresca dalla consapevolezza della società umbra. Ci impegneremo per questo nel campo aperto, nel PD e nel centrosinistra.
Auspichiamo che il governo nazionale prosegua l’intervento su questo tema, dopo l’interpello del Consiglio Superiore della Sanità, con nuove linee guida capaci di dare attuazione alla L.194 comprendendo l'aborto farmacologico.
Associazione Sinistradem Campo Aperto Umbria
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