di Elio Clero Bertoldi.

PERUGIA - Questa tela di Dante Gabriele Rossetti (1828-1882) si intitola “Beata Beatrix”, cioè Beatrice Portinari, la donna immortalata da Dante Alighieri. 
Rossetti, figlio di un insegnante di italiano, fuggito dal Regno di Napoli dopo i moti del 1820-21 ed emigrato in Inghilterra, coltivava la poesia ed aveva un debole per il sommo poeta. Fu anche l’anima del movimento artistico della Confraternita dei Preraffaelliti. 
L’artista scelse quale modella di Beatrice, Elisabeth Siddal (1829-1862), conosciuta nel 1850 e sposata nel 1860. 
Povera ma bella e fine nei modi, però fragile e di salute cagionevole (in particolare dopo aver posato, per ore ed ore, in una vasca d’acqua per l’Ofelia di John Everett Millais, altro esponente della medesima corrente pittorica), Lizzie ispirò in molte opere il marito. Studiando con l’aiuto dell’amato si diede anche alla letteratura, lasciando una serie di poesie. 
Purtroppo nel 1861, dopo il parto di un piccino nato morto, la salute della Siddal peggiorò aggravata dalla depressione: l’uso di laudano e alcolici la spinsero al suicidio. Non aveva ancora 33 anni.  
Rossetti, per evitare lo scandalo e le eventuali conseguenze giuridiche ed economiche fece sparire (bruciandola, forse) la lettera di addio che la moglie gli aveva lasciato. 
Tuttavia pure lui fu fortemente provato dalla tragica fine della consorte (insonnia, allucinazioni, manie di persecuzione) tanto da darsi allo spiritismo. Non solo: precipitò nella dipendenza da alcol e droghe. Si spense a soli 54 anni. 

 

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