Riprende un po’ di vigore la voglia d’impresa, ma l'Umbria è terzultima
Movimprese: nel II trimestre 2024, rispetto al 2023, l’aumento del numero delle aziende in Umbria è dello 0,29% (frutto di 1.082 iscrizioni e 841 cessazioni, per un saldo di +241 aziende, di cui +141 nel Perugino e 100 nel Ternano), assai meno del +0,47% della media nazionale (il saldo in Italia è positivo di 29mila 489 imprese). Peggio dell’Umbria fanno solo Molise e Liguria. Complessivamente, nel II trimestre 2024 l’Umbria registra 91mila 061 imprese. In vetta alla crescita del numero delle aziende ci sono Valle D’Aosta (0,98%), Trentino-Alto Adige e Lazio entrambe con +0,63%, seguono Lombardia (0,60%), Puglia (+0,56%), Friuli Venezie Giulia e Sardegna (+0,50%), Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna (+0,46%), Basilicata e Calabria con +0,45%. Tutti i dati. Il bilancio dei settori.
La dichiarazione
Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria: “La voglia di impresa, come evidenzia Unioncamere, torna a fare capolino in Italia e anche in Umbria, anche se la crescita del numero delle aziende è, nella nostra regione nel II trimestre 2024, inferiore al dato nazionale. Vedremo se l’Umbria riuscirà a recuperare nei trimestri successivi, come accaduto altre volte. Da rilevare è la continuazione del progressivo irrobustimento del nostro tessuto imprenditoriale, con le società di capitali arrivate a rappresentare il 23,8% (in valore assoluto si tratta di 25mila 785 aziende) delle imprese totali. Per rendersi conto di questo irrobustimento basti pensare che dieci anni fa, nel II trimestre 2024, tale percentuale era il 16,1%. Oggi, peraltro, le società di capitali nella regione hanno superato quelle di persone. Siamo di fronte a un aumento significativo del livello di strutturazione del patrimonio imprenditoriale umbro che fa ben sperare per il futuro. Anche se c’è ancora strada da fare perché su tale fronte l’Umbria, benché in recupero, non ha ancora raggiunto il livello medio nazionale del 31,1% di società di capitali sul totale delle imprese”.
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Una notizia buona e una meno buona. Quella buona: nonostante le sfide economiche persistenti, riprende un po’ di vigore nel secondo trimestre 2024, in Italia e anche in Umbria (anche se meno), la voglia di fare impresa. Quella meno buona: l’Umbria aumenta sì il numero delle imprese, ma è solo terzultima in questa crescita, sempre nel secondo trimestre 2024, a confronto con lo stesso periodo 2023.
Lo evidenzia l’analisi trimestrale Movimprese, condotta da Unioncamere e InfoCamere sui dati del Registro delle Imprese delle Camere di Commercio.
Per quanto riguarda l’Umbria la crescita tra II trimestre 2023 e II trimestre 2024 è dello 0,29% (frutto di 1.082 iscrizioni e 841 cessazioni, per un saldo di +241 aziende), assai meno del +0,47% della media nazionale (il saldo in Italia è positivo di 29mila 489 imprese). Peggio dell’Umbria fanno solo Molise e Liguria. Complessivamente, nel II trimestre 2024 l’Umbria registra 91mila 061 imprese.
In vetta, invece, Valle D’Aosta (0,98%), Trentino-Alto Adige e Lazio, entrambe con +0,63%, seguono Lombardia (0,60%), Puglia (+0,56%), Friuli Venezie Giulia e Sardegna (+0,50%), Friuli-Venezia Giulia ed Emilia-Romagna (+0,46%), Basilicata e Calabria con +0,45%. Nella metà inferiore della graduatoria Veneto (+0,44%), Campania (+0,43%), Piemonte (+0,42%), Marche e Sicilia con +0,40%, Abruzzo (+0,39%), Toscana (+0,38%), Umbria (+0,29%), Molise (+0,26%) e Liguria, fanalino di coda con +0,11%.
A livello provinciale a Perugia il saldo positivo - sempre tra II trimestre 2023 e lo stesso periodo 2024 - è di 141 aziende (frutto di 792 iscrizioni e 651 cessazioni, mentre Terni segna +100 imprese (290 iscrizioni e 190 cessazioni).
Le società di capitali in dieci anni salgono in Umbria dal 16,1% al 23,8% delle imprese totali e dal 2019 hanno superato le società di persone. Segno di un irrobustimento del tessuto imprenditoriale. Le ditte individuali, pur perdendo peso, rappresentano comunque oltre la metà delle aziende della regione
Pur restando sotto la media nazionale, (31,1%), prosegue la marcia di avvicinamento dell’Umbria al dato medio italiano per quanto riguarda la percentuale delle società di capitali (S.p.A., S.r.l., società in accomandita per azioni, cooperative) sul totale delle aziende. Queste ultime, infatti, nel II trimestre 2024 in Umbria rappresentano il 23,8% delle aziende totali, 175 in più dello stesso periodo 2023 (nel complesso, le società di capitali nella regione ammontano a 25mila 785). Forte l’incremento se si guarda agli ultimi dieci anni: nel II trimestre 2014 erano il 16,1% del totale, nel 2019 il 20%, fino appunto al 23,8% del 2024.Nel 2019, peraltro, le società di capitali hanno superato quelle di persone. Questo incremento del peso delle società di capitali è il segnale di un irrobustimento del settore produttivo umbro, che diventa - mediamente - più strutturato e qualificato.
Le società di persone, invece, nel decennio hanno registrato un’erosione lenta ma costante. Così, se nel 2014 rappresentavano il 20,5% delle imprese totali, nel 2019 erano scese al 18,8% e nel 2024 al 17,4% (numericamente sono calate a 18mila 874).
Ma la maggioranza delle attività economiche umbre è gestita nella forma giuridica dell’impresa individuale, quindi micro o piccole aziende, che nel II trimestre 2024 sono il 56,2% del totale. Un calo costante, comunque, per questa forma di organizzazione, che dieci anni fa, nel 2014, contava il 61,3% delle imprese, per poi scendere al 58,9% bel 2019. Numericamente, le ditte individuali nel II trimestre 2024 nella regione ammontano a 45mila 225.
Il bilancio dei settori
A livello settoriale, i dati nazionali mostrano una stabilità nelle attività tradizionali come agricoltura, commercio e manifattura. Il settore del commercio ha visto una crescita percentuale delle imprese dello 0,19%, identica a quella dell’anno precedente. Un notevole dinamismo caratterizza invece i servizi di alloggio e ristorazione, che hanno registrato una crescita dell’1,08%. Il dato, superiore allo 0,97% del secondo trimestre del 2023, conferma la ripresa vivace del settore turistico, sostenuta dal rilancio post-pandemia e dall’aumento dei flussi turistici.
Anche le attività professionali, scientifiche e tecniche continuano a crescere in modo robusto, con un incremento dell’1,62%. Il settore riflette una crescente domanda di servizi professionali e tecnici, probabilmente alimentata da un’economia sempre più basata sulla conoscenza e l’innovazione. Tra i settori con la crescita percentuale più significativa si sono distinte le attività finanziarie e assicurative (+1,14%) insieme a quelle artistiche, sportive e di intrattenimento (+1,13%), indicando un aumento della domanda per servizi finanziari e un crescente interesse per le attività ricreative e di intrattenimento.
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