PERUGIA - Il Decreto legislativo approvato dal governo il 3 marzo scorso ha provocato confusione e incertezza tra gli imprenditori, mettendo a rischio, nella sola Umbria, la sopravvivenza di oltre 1.000 imprese. E’ necessario – spiegano da CNA Umbria – un ripensamento che ristabilisca le regole per dare certezza agli investimenti delle imprese e garanzie all’occupazione. Se non verranno adottati correttivi saranno a rischio, solo tra le imprese artigiane, oltre 3.000 posti di lavoro.

“E’ necessario un nuovo decreto – afferma Giovanni Lillocci, presidente di CNA Installazione e Impianti – che incentivi il fotovoltaico e preveda una clausola di salvaguardia che permetta di mantenere, fino al 31 maggio 2012, le condizioni previste dalla normativa precedente. Inoltre – continua Lillocci – per ripristinare condizioni di normalità nel settore, a livello nazionale la CNA, insieme ad altre associazioni di categoria che rappresentano l’impresa diffusa, ha avanzato quattro proposte: l'immediata emanazione di una clausola di transizione che consenta di dare certezza agli investimenti in corso; la definizione di nuovi obiettivi di potenza elettrica da fonte rinnovabile e da fotovoltaico in alternativa ai ventilati tetti alle risorse o alla potenza installata; la salvaguardia, soprattutto per i piccoli impianti di produzione 'a tetto', delle famiglie e delle micro e piccole imprese artigianali, commerciali, turistiche e dei servizi; infine, la razionalizzazione e riformulazione delle voci che nella bolletta elettrica sono destinate al finanziamento della gestione degli impianti”. Sono, queste ultime, le risorse destinate al CIP 6 e altre voci di spesa non necessarie, inclusa la rimodulazione della parte fiscale, che oggi grava soprattutto sulle piccole e medie imprese. Tutte queste disponibilità devono essere destinate al finanziamento di nuovi obiettivi di produzione da fotovoltaico, senza gravare ulteriormente sui costi sostenuti dalle famiglie e dalle piccole imprese.

“A nostro avviso – prosegue il presidente Lillocci - le nuove regole dovrebbero scoraggiare le speculazioni, ma favorire la realizzazione di piccoli impianti tecnologicamente avanzati. Infine, il nuovo decreto non dovrebbe contenere limiti annuali di potenza elettrica ammessa agli incentivi ma, al contrario, dovrebbe individuare nuovi obiettivi di potenza installata, diversificati per tipologia di impianto e coerenti con una strategia complessiva di promozione delle fonti rinnovabili in Italia. Siamo veramente convinti che la nuova strada per rendere energicamente autonomo lil nostro Paese, non possa essere rappresentata dal nucleare, alla luce anche delle recenti vicende giapponesi. Noi riteniamo che quella delle fonti rinnovabili debba continuare a rappresentare una delle vie maestre da seguire. Restando in tema – conclude Lillocci – a livello regionale auspichiamo al più presto l’apertura del dibattito relativo alla realizzazione dei termovalorizzatori che, tra le varie cose, dovrebbero portare ad una graduale ma continua riduzione dei costi per lo smaltimento dei rifiuti”.

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