"La decisione che il Consiglio Regionale si appresta ad assumere di ridurre a 20 del numero dei Consiglieri regionali dell'Umbria a partire dalla prossima legislatura - si legge in una nota congiunta del Segretario Regionale di Rifondazione Comunista, Luciano Della Vecchia e del Consigliere regionale di Rifondazione, Damiano Stufara - si pone in diretta continuità con le scelte operate dal Governo Monti: dopo aver subito un'ondata di tagli ai servizi pubblici senza precedenti, che priva le Istituzioni democratiche delle risorse indispensabili per garantire l'effettività dei diritti della popolazione, ci si accinge adesso a restringere indebitamente gli spazi della rappresentanza, nel palese intento di mettere il bavaglio alle voci fuori dal coro. Una cosa è il taglio dei costi della politica, la cui necessità risponde ai più elementari principi di trasparenza e di equità, prima ancora che a quella di porre un freno alle vergognose condotte di cui si è avuto prova in tempi recenti in varie Regioni d'Italia, peraltro del tutto estranee alla nostra forza politica; ben altra cosa è invece tagliare la democrazia, con un'operazione chirurgica di riduzione del numero dei Consiglieri regionali che rischia di trasformare l'Assemblea legislativa dell'Umbria in un organo pari per consistenza al Consiglio di un piccolo Comune."

 

"Rifondazione Comunista, in Umbria come in tutta Italia - continua la nota dei due esponenti di Rifondazione Comunista - si batte per una riduzione dei costi della politica che non leda il diritto della popolazione a trovare adeguata espressione negli organismi elettivi, la cui riduzione perpetua con mezzi impropri il bipolarismo coatto che ha caratterizzato la cosiddetta seconda Repubblica, e che ci consegna un Paese in preda alle lobbies finanziarie di ogni natura e provenienza. Piuttosto che ridurre il numero dei Consiglieri, con l'obiettivo neanche troppo nascosto di tagliare fuori tutte le forze che si oppongono alle politiche di austerità, sarebbe necessario dimezzarne le indennità, al pari di come sarebbe stato necessario abolire i vitalizi a partire dal 2012 anziché dal 2015, come da noi proposto in tempi non sospetti."

 

"Non può sfuggire a nessuno che le decisioni che verranno assunte in materia di riforme statutarie - conclude la nota - definiranno il profilo politico e democratico della nostra Regione, già minacciata nel suo assetto complessivo dalle vicissitudini che hanno investito le Provincie: per questo auspichiamo che si raccolga la sfida di disegnare un'Umbria meno costosa e più democratica, per garantire ai nostri cittadini quei diritti così gravemente violati dal Governo nazionale. Il passaggio in Consiglio Regionale la prossima settimana dovrà aprire anche la discussione su come rendere democratica la rappresentanza dei voleri dell'elettorato."

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