Riforme. Ciuenlai: Una “Matrioska” per salvare l’Umbria
Di Ciuenlai
La discussione sul riordino istituzionale dell’Umbria sta giungendo ad una ipotesi di proposta che verrà arruolata sotto le bandiere del policentrismo; parola che da almeno 10 anni fa rima con la valle umbra sud. Proposta che sarebbe stata discussa in una prima riunione sul tema, convocata dalla segreteria regionale del Pd. Allora la Provincia di Terni si salva allargandosi alla terza provincia, ma cede sugli enti minori e sulle aziende pubbliche. Territorialmente se si vuole a tutti costi mantenere due province, è la soluzione migliore. Ma è un’idea conservativa che, come al solito, non guarda al futuro. Un futuro che sembra marciare verso la soppressione delle piccole regioni. Che non è più un’ipotesi, ma una cosa che, secondo Radio scarpa romana, il Governo avrebbe in animo di inserire in uno dei prossimi passi della spending review. Non è una novità nemmeno per la Marini, alla quale è stata elegantemente sbattuta in faccia, nel corso di una recente trasmissione Televisiva sulle reti nazionali. I criteri di riorganizzazione sarebbero isoliti : territorio e popolazione. Ed in termini di abitanti sembra che la soglia sia quella dei 5 milioni.
Le Marche quindi non bastano, ci vuole altro. Il rischio di essere spostati un pezzo con il Lazio (Terni) e un pezzo con la Toscana (Perugia) è altissimo. E con esso il rischio di diventare due realtà marginali e di confine. Bisognerebbe quindi creare i presupposti per costruire uno strumento che cementi l’Umbria e continui a riproporla in una veste unitaria. Una specie di Matrioska istituzionale che comunque la apri si presenta con la stessa fisionomia. Per farlo bisogna ridurre tutto ad uno. Levi la Regione e sotto trovi la Provincia dell’Umbria; cavi la Provincia e scopri l’Asl o l’Ati dell’Umbria. In modo che la nuova Regione, se verrà, dovrà comunque fare i conti con questo tipo di realtà territoriale. Ed in questo quadro svuotare la Provincia o anche le Province, per trasformarle in Consorzi o cose simili è come darsi la famosa martellata nelle parti basse del corpo maschile.
Ecco perché (scusate la franchezza) la battaglia per la sopravvivenza di Terni, è di retroguardia. Se i termini sono quelli che ho descritto sopra, mi dite a che serve avere una provincia dimezzata se tutto il resto (enti di secondo grado, aziende pubbliche locali ecc.) sta da un’altra parte? Serve solo ad allungarne l’agonia. Non sarebbe meglio invece investire in un decentramento vero su Circondari o unioni dei comuni in un incastro istituzionale che salvaguardi unità e diversità? Anche perché dopo toccherà ai comuni. E avviare un percorso che anticipi una mappa delle possibili aggregazioni non sarebbe male. Perchè bisogna guardare lontano. Cercare di conservare, restare in balia dei campanilismi, è come consegnarsi al WWF tenendo un cartello in mano : “Umbri, specie protetta a rischio di estinzione”.
Venerdì
03/08/12
15:10
Proprio non riuscivo a capire quale dramma sociale o organizzativo potesse rappresentare la chiusura di una provincia Umbra e perché se ne discutesse tanto, quasi che si stesse snaturando il territorio Umbro dai suoi valori storici di riferimento. Dopotutto si trattava solo di eliminare un apparato organizzativo che serviva a fornire solo alcuni servizi marginali (viabilità, scuole e poco altro).
Se si fosse trovato il modo di fornirli a condizioni vantaggiose non capivo perché mai qualcuno, a cui sta a cuore l'Umbria, si sarebbe dovuto opporsi. Invece vedo che si sta trasportando la questione dal piano organizzativo a quello ideologico (evidentemente sulla validità dei vantaggi organizzativo ci sono poche motivazioni).
Leggo: "ternani" non devono andare sotto al potere dei "perugini". Le zone al di qua del Tevere sono state storicamente sotto l'influsso dei romani e quelle di la invece degli Etruschi...enbeh? che ci azzecca con la riorganizzazione e la riduzione di spese inutili?
Ma in che mondo vivono i politici che fanno queste affermazioni?
La politica e la lungimiranza dei suoi ragionamenti é in crisi si sa, non dovrei sorprendermi.
Da ingenuo cittadino pensavo che, se una valutazione sensata avesse dovuto essere fatta dai politici, era che sarebbe stato inutile mantenere in vita anche la supersite provincia in quanto i suoi confini andavano a coincidere con quelli della regione e quindi sarebbe stato più semplice e razionale accorpare tutti i servizi ora espletati dalla Provincia di Perugia e Terni nelle corrispondenti aree funzionali della Regione con un semplice provvedimento amministrativo.
Si sarebbero eliminati tutti i doppioni amministrativi e finanziari oggi presenti nelle due province, si sarebbe potuto unificare la rete informatica e le manutenzioni delle strade ad esempio. I cittadini di Spoleto avrebbero finalmente potuto scegliere se recarsi nella ex sede della Provincia di Terni ora divenuta Regione Umbria, o in quella della Provincia di Perugia ora divenuta anche essa Regione dell'Umbria e tutti sarebbero stati più contenti e meglio serviti.
Leggo invece ostacoli su ostacoli che consiglierebbero il mantenimento di una seconda provincia.
Mi sorge un malevolo dubbio.. ma a vantaggio di chi?
Venerdì
03/08/12
17:44
Signor Giampaolo a vantaggio di tante poltrone e chi se ne frega di noi cittadini l'importante è mantenere i privilegi.