Riforma della Sanità. La posizione di Cittadinanzattiva Umbria
In merito alle prime indicazioni emerse sulla Deliberazione della Giunta regionale 609 del 28/5/2012 “Misure di riordino e razionalizzazione dei servizi del sistema sanitario regionale. Preadozione” e alla Proposta di Disegno di legge regionale “Ordinamento del servizio sanitario regionale”, pur riservandosi un più approfondito studio dei documenti, che sono stati appena consegnati, la Segreteria Regionale di Cittadinanzaattiva Umbria composta, oltre che dai responsabili regionali, dai coordinatori delle assemblee locali e delle sezioni del Tribunale per i diritti del malato di : Perugia, Castiglion del Lago, Alto Tevere, Corciano, Foligno, Spoleto, Terni, Narni, Orvieto, esprime le seguenti considerazioni:
UNA POLITICA DI RISPARMIO PRIMA DI TUTTO DEVE AGGREDIRE GLI SPRECHI
1.Il primo degli sprechi è l’alto tasso di ospedalizzazione in Umbria, superiore del 15 % a quello della Toscana. Le cause di ciò sono molteplici, ma sicuramente la principale è da ricercare nell’esilità e nella irrilevanza della sanità territoriale e di base, come ha dimostrato chiaramente l’Audit civico di Cittadinanzattiva. Se non si affronta radicalmente questo problema, ogni tentativo di razionalizzazione rischierà l’inefficacia.
2. Il secondo spreco è la concentrazione di risorse avvenuta in questi ultimi quindici anni sui due centri di Perugia e Terni, attraverso la lievitazione dei DRG delle due aziende ospedaliere (che hanno comportato un abnorme ampliamento delle risorse destinate a questi due ospedali). In questo senso, porsi in prima battuta come obiettivo la diminuzione di servizi in periferia è un alibi per non affrontare il cuore del problema.
3. Il terzo spreco è il peso dell’apparato burocratico - amministrativo: in questo senso non ci appassiona il dibattito sul numero delle ASL e sulle sedi delle direzioni aziendali, se non nel senso che sicuramente in Umbria tale peso deve essere ridotto. A nostro avviso una sola ASL e una sola Azienda ospedaliera sarebbero sufficienti per tutta la regione, sempre che alla riduzione delle posizioni apicali non si unisca la diminuzione dei servizi e la desertificazione dei territori.
4. Il quarto spreco è il peso delle lobby e delle appartenenze: al di là degli esiti giudiziari, al cosiddetta “Sanitopoli umbra” ha ampiamente dimostrato come nella sanità alligni un malcostume che si traduce in carriere, favori, creazione ad hoc di strutture, protezioni che equivalgono a incrementi di spesa pubblica.
5. Il quinto spreco è la mobilità passiva: chiediamo un’attenta analisi delle cause di tale mobilità extra regionale e qualora esse siano da imputarsi a carenze delle professionalità e dei servizi offerti a livello locale, tali deficit dovranno essere affrontati ed eliminati, senza timidezze. Ciò si traduce nella richiesta di AUDIT CLINICO cioè di valutazione delle performance dei medici. Di converso, vanno analizzati, sostenuti e incentivati i servizi che UMBRIA determinano in Umbria mobilità attiva, LE ECCELLENZE cioè che attirano sul territorio pazienti da fuori regione.
6. Certamente 74 chirurgie in Umbria (di cui 56 specialistiche e 18 generali) e 63 medicine (di cui 23 generali e 40 specialistiche) costituiscono obiettivamente uno spreco . A tal fine noi chiediamo di partire dall’analisi e dalla rimozione delle inutili duplicazioni esistenti all’interno di uno stesso territorio prima di muovere al depauperamento dei territori periferici.
LA SANITÀ PER I CITTADINI: I NODI CRITICI
1.Un indicibile carico di disagio è determinato dalle liste di attesa: ben venga la Task Force; chiediamo di farne parte insieme con rappresentanti delle associazioni di malati e di utenti. Esprimiamo enorme perplessità sul funzionamento del CUP regionale e sui programmi informatici da esso adottati: le nostre rilevazioni quotidiane sui territori ci attestano che siamo di fronte ad una continua paralisi delle liste di attesa con blocchi immotivati e fuori legge. Chiediamo il blocco dell’attività intramoenia in presenza di superamento del tetto massimo di attesa previsto per legge e il suo riversamento sul servizio pubblico ai fini dell’abbattimento dei tempi di attesa.
2. Un altro problema è che i medici di medicina generale sono un corpo estraneo al servizio sanitario regionale: mentre tutto ruota intorno a loro, sia il tema dell’appropriatezza delle prescrizioni che il tema dell’ospedalizzazione. Vengono invece oberati di compiti burocratici , ad esempio per la mancata attuazione della delibera regionale sulla continuità assistenziale e sulla semplificazione.
3. Sui Punti nascita riteniamo che gli standard numerici debbano essere incrociati con altri indicatori (soprattutto di tipo geografico), ma non sosteniamo in alcun modo la rivendicazione di punti nascita quando i numeri delle nascite cadano sotto una soglia di sicurezza per gestante e neonati.
4.Ruolo dei Sindaci: i Sindaci si accorgono della Sanità solo quando vengono toccate le Sedi amministrative o servizi simbolo come i punti nascita. E’ necessario un serio ripensamento del ruolo delle comunità locali nella gestione della sanità con un loro maggiore coinvolgimento nella programmazione e nella valutazione dei servizi.
5. L’Audit civico ha dimostrato chiaramente che c’è una carenza di partecipazione e comunicazione nel servizio sanitario regionale; si chiede pertanto l’ attivazione degli strumenti di partecipazione previsti dalle normative e dal piano sanitario regionale, nonché dalle buone pratiche di regioni vicine, tra cui l’affidamento degli URP (uffici relazioni con il pubblico)alle associazioni di malati e di utenti.
6. Per risparmiare, occorre investire su Qualità e Sicurezza: ci giunge invece voce di tagli alla sicurezza, di mancati controlli sull’igiene e in generale sulla qualità. Una scelta miope che può portare solo ulteriori danni e costi. Così come la scarsa attenzione alla prevenzione.
7. Il servizio sanitario pubblico e gli obiettivi di budget vanno costruiti intorno ai bisogni di salute degli umbri : come si fa se non c’è più un Osservatorio epidemiologico ?
LE SCELTE GIUSTE CHE CONDIVIDIAMO
Bene la Centrale unica di committenza di beni e servizi e bene la scelta di una gestione unitaria del sistema assicurativo senza ricorrere al mercato. Ogni tentativo per riorganizzare il sistema sanitario finalizzato alla razionalizzazione delle spese ed alla riduzione degli sprechi reali ci troverà sempre d'accordo, se invece alla resa dei conti dovesse rappresentare un modo mascherato per smantellare gradualmente la sanità pubblica, come sta avvenendo purtroppo in molti paesi europei, la nostra opposizione sarà determinata. Alla luce di quanto sopra, chiediamo grande attenzione nel momento in cui si dovrà ridiscutere , alla luce delle scelte governative, la questione ticket.
Cittadinanzattiva dell’ Umbria
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