Sul fronte della riforma del lavoro è il giorno del cdm che varerà il testo definitivo da presentare alle camere. E proprio oggi, a parlare di lavoro è stato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che cerca di placare gli animi. "Non credo che noi stiamo per aprire le porte ad una valanga di licenziamenti facili sulla base dell'articolo 18", ha risposto Napolitano ai giornalisti che gli facevano notare come ci fosse preoccupazione nel Paese su questo tema. "Anche perché - ha aggiunto - bisogna sapere a cosa si riferisce l'articolo 18".

"Noi andremo ad una discussione in Parlamento dove - ha spiegato Napolitano ai giornalisti che gli chiedevano se il dibattito parlamentare potesse far rientrare la Cgil nell'intesa - si confronteranno preoccupazioni e proposte. Ma io sono convinto che si arriverà ad un risultato del quale si potranno riconoscere i meriti e la validità perché - ha sottolineato - era una riforma da fare".

Il problema più drammatico, per il capo dello Stato "è quello delle aziende che chiudono e dei lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro, non per l'articolo 18 ma per il crollo delle attività produttive". Il presidente della Repubblica ha insistito molto sulla crisi economica ancora in atto e sul fatto che questa colpisce le aziende e taglia posti di lavoro: "Ecco perché, secondo Giorgio Napolitano, "bisogna puntare soprattutto a nuovi investimenti, sviluppi e nuove iniziative in cui possano trovare sbocco soprattutto i giovani".

Intanto in Italia monta la protesta dei lavoratori. Manifestazioni e occupazioni si allargano a macchia d'olio su tutta la penisola. Ma il malessere che serpeggia tra gli italiani è confermato anche da alcuni sondaggi. Il 56% dei partecipanti alla domanda del giorno di Sky Tg24 non è d'accordo con la nuova formulazione dell'art.18 secondo la quale il reintegro è previsto solo per licenziamenti discriminatori, ma viene esteso anche alle imprese con meno di 15 dipendenti. Il restante 44% dei votanti, invece, concorda con la proposta del Governo.

Ma anche i lettori del 'Corriere della Sera' sembrano contrariati. Il sondaggio promosso dal sito web di via solferino, e oggi nella pagina delle lettere del quotidiano, prevedeva la domanda: 'La Cgil ha proposto 16 ore di sciopero contro le modifiche all'articolo 18. Condividete?'. Il 59,1% dei partecipanti al sondaggio (contro il 40,9%) ha risposto sì.

"Stupore ma anche con grande apprezzamento" si commenta al quarto piano della sede della Cgil come. Iò risultato che ha colpito le stanze della segreteria generale di Corso d'Italia: "Felici delle risposte ma non eccessivamente stupiti dal fatto che anche i lettori -dalle idee variegate e di certo non ascrivibili come 'filocigielline'- di un importante quotidiano come il 'Corriere della Sera' condividano le ragioni del nostro sciopero".

Ma oggi è anche il decimo anniversario della grande mobilitazione di massa contro l'articolo 18, che portò al Circo massimo di Roma oltre tre milioni di persone. A quell'evento ha fatto riferimento, l'ex segretario della Cgil e attuale esponente del Pd, nonché organizzatore della manifestazione, Sergio Cofferati, questa mattina a Omnibus, su La7. "Monti nella migliore delle ipotesi farà quello che Berlusconi fece dieci anni fa. Berlusconi discusse con le parti sociali, registrò il dissenso alla cancellazione dell'articolo 18 della Cgil, e presentò in Parlamento una legge delega: io non so ancora se Monti presenterà una legge delega o punterà su un decreto, spero che adotti la prima soluzione e non la seconda. In ogni caso se tutto va secondo previsione saremo praticamente alle stesse condizioni metodologiche di dieci anni fa, dunque non vedo dove stia la grande novità". "Sul testo che verrà reso noto oggi ci sono cose particolarmente negative dal mio punto di vista: spero che il mio partito le corregga con la discussione in parlamento perché quella è la sede nella quale si fanno queste cose".

Fonte: rassegna.it

Condividi