di Paolo Brutti

Questo libro di Giuseppe Mattioli non è solo la storia di una grande fabbrica nel tempo impetuoso della seconda metà del ’900 e l’inizio del nuovo millennio. Non è nemmeno soltanto la fissazione del ricordo di una vicenda storica e politica che inizia con la crescita tumultuosa del movimento dei lavoratori e della sinistra comunista nel dopoguerra e termina col riflusso del movimento e con il ridimensionamento drammatico di quella esperienza politica
È la narrazione autentica, piena di fatti e di personaggi reali, felicemente inseriti tra grandi avvenimenti di quel periodo, della costruzione del mondo morale e della consapevolezza politica di un giovane (Giacomo) che attraversa la seconda metà del secolo scorso. Con l’esperienza del lavoro in una grande fabbrica, con la sua partecipazione alle lotte sindacali e con l’affinamento della sua sensibilità politica di sinistra supera progressivamente i limiti della sua condizione di origine, la ferita dell’interruzione degli studi e la durezza del lavoro manuale, realizzandosi come uomo, come dirigente politico e come interprete del suo tempo
Quel giovane si conquista il rispetto dei compagni di lavoro, quello dei suoi dirigenti, vive la lotta politica con passione e discernimento, attento ad inserire le vicende locali in un contesto più ampio, nazionale e internazionale, che le illumina e le spiega. È la cronaca di una vita, che parte dalle linee di produzione e raggiunge i grandi fatti del mondo, letti attraverso le vicende di un’impresa e di una famiglia imprenditoriale che ebbe un’importanza enorme per la città e la regione, tentò un’avventura industriale internazionale e fu fermata dall’avanzare della globalizzazione finanziaria dell’economia.
Giuseppe Mattioli di tutto questo non fa solo una ricostruzione paziente e precisa ma porta una testimonianza diretta dei fatti e vi partecipa come attore nel sindacato e nel partito. Gli incontri, gli amici, i compagni del sindacato e del partito, i dirigenti dell’impresa e i suoi proprietari sono descritti con tratti semplici e sicuri e si muovono in un universo che per tutti è la vita vera.
Nessuno è nemico, nessuno opera con malvagità predeterminata. Tutti si muovono spinti dal desiderio di fare un buon lavoro, anche quando poi si scoprirà che hanno sbagliato. Su tutti questi personaggi soffia un vento più forte che Giuseppe rintraccia nelle grandi vicende storiche e politiche di quel periodo e che alla fine ne condizionano la vita e anche gli affetti personali. Il libro termina con i grandi cambiamenti del nuovo secolo e vi si percepisce la malinconia della sconfitta di un progetto politico e sociale, senza disperazione, accompagnato dalla speranza che gli ideali di una vita alla fine torneranno a prevalere.
Quello che è certo è che la costruzione della persona umana e intellettuale di Giacomo è il vero premio di questa intera vicenda e il libro di Giuseppe (Giacomo) ne è una evidente e piena testimonianza.

 

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