A circa un mese dalla nomina di Maurizio Staffa a coordinatore regionale e a pochi giorni dal primo direttivo che ha definito gli obiettivi le linee operative dell’Associazione, gli Ecologisti democratici dicono la loro su uno dei temi più caldi del momento, la gestione dei rifiuti nella nostra regione, evidenziandone luci e ombre. “A quando – chiedono gli Ecodemocratici dell’Umbria - la chiusura del ciclo dei rifiuti?”. “A oltre due anni dall’approvazione del Piano Regionale dei Rifiuti - riporta la nota dell’Associazione - nulla è stato deciso in merito. È ormai consolidato che il porta a porta è l’unica strada praticabile per l’attuazione di una vera raccolta differenziata che produca frazioni merceologiche di qualità provenienti dai rifiuti solidi urbani. La notizia positiva è che il numero di Comuni in cui si attua la raccolta differenziata è in continuo aumento e i cassonetti stanno via via lasciando il posto ai bidoncini domiciliari. Perugia, Assisi, Bastia, Umbertide e Torgiano hanno nel corso di quest’anno attivato la raccolta domiciliare, mentre altri comuni la adottano già da diversi anni. Quindi stiamo, seppur lentamente, andando nella direzione giusta. Positiva è anche l’installazione nella regione di diversi punti di distribuzione di detersivo, acqua e latte alla spina, che permettono di risparmiare tonnellate di plastica attraverso la riduzione di rifiuti alla fonte. Tutti i punti sono consultabili nel sito www.rifiutare.regione.umbria.it dove è possibile visionare i quantitativi di rifiuti non prodotti. Tuttavia, riguardo gli erogatori alla spina, sono ancora poche le persone che se ne servono. Se prendiamo ad esempio l’erogatore del latte fresco a Collestrada vediamo che è situato in posizione comoda e ben in vista, il prezzo del latte è conveniente (1€/l), è aperto 24 ore su 24, il prodotto è ottimo e la filiera è cortissima, il latte infatti è prodotto da un allevamento di Bettona a pochi chilometri di distanza. Eppure non è frequentato come meriterebbe. Perché? Forse perché cambiare le proprie abitudini richiede un minimo di impegno, come quello di portare le bottiglie da casa, che la maggior parte della gente non è disposta a porre in essere. Quindi il primo problema è come favorire il cambiamento dello stile di vita. Lo stesso aspetto, legato alla motivazione al cambiamento, governa anche il passaggio dal cassonetto alla raccolta differenziata. Se alla pigrizia nel cambiare gli stili di vita aggiungiamo la diffidenza nei confronti delle istituzioni e dei gestori del servizio di raccolta, alimentata dall’aumento della tariffa sui rifiuti, le difficoltà aumentano. Nella gestione del passaggio da Tarsu a Tia non c’è stata infatti la necessaria trasparenza da parte dei soggetti interessati (Comune e Gesenu/Gest) così che i cittadini si sono sentiti “usati” e tal volta presi in giro quando, ad esempio, è stato prima dichiarato ammissibile e poi inammissibile il diritto al rimborso dell’Iva ingiustamente pagata dal 2006 al 2009. Ci vorrebbe una tariffa equa, cioè tot produco e tot pago. Un aspetto, questo, che dovrebbe essere gestito dall’Ati e non dal singolo Comune perché altrimenti si andrebbe incontro a un aumento spropositato delle tariffe di smaltimento e di raccolta dei rifiuti. Passare da tassa a tariffa significa che ciascuno paga i rifiuti che produce. La bollettazione è divisa a metà, una parte fissa che è il costo di smaltimento e una parte variabile che è quello che si ricicla e non va in tariffa. La bolletta della Tia è piuttosto criptica e dovrebbero essere rese più comprensibili le variazioni annuali. Adesso c’è anche l’”indennità di disagio”, che dovrebbe essere intesa come una riduzione delle tariffe sui rifiuti, a favore dei cittadini che vivono nei territori in cui gli stessi impianti sono collocati. Ci sono decisioni che, a livello regionale e a livello di Ati, non possono essere ulteriormente rimandate. Il governo del territorio richiede che vengano coraggiosamente affrontate le scelte, anche quelle difficili e impopolari se rispondono ad un interesse collettivo. Abbandonata l’idea della discarica, il trattamento termico dei rifiuti a valle della raccolta differenziata è una delle soluzioni possibili per la chiusura del ciclo purché si attuino tutte le garanzie di compatibilità ambientale ed economica dell’impianto, nonché controlli adeguati sulle emissioni. Primo passo è la redazione di uno studio di fattibilità per la realizzazione dell’impianto di trattamento termico dei rifiuti. Studio che, dopo aver preso in considerazione tutti i fattori ambientali, territoriali e finanziari nonché alcune possibili alternative, dovrà essere portato alla partecipazione dei cittadini. La capacità di governo delle istituzioni in materia di rifiuti si misura nella capacità di trovare soluzioni praticabili ed equilibrate che risolvano la questione della chiusura del ciclo dei rifiuti riducendo al minimo i rischi per la salute e per l’ambiente”.

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