Rifiuti, scoppia la crisi in 30 comuni umbri
di Christian Cinti
Le immagini della polemica rimbalzano dai social alle scrivanie di sindaci e assessori di trenta comuni umbri. Municipi, tra l’altro, non di poco conto: nell’elenco figurano Perugia, Bastia Umbra, Marsciano, Todi, il Trasimeno che da solo ospita almeno 60mila persone. Città in cui da tre settimane la raccolta dei rifiuti – in particolare, della parte indifferenziata – va avanti a scartamento ridotto con una riduzione si attesta al 30% rispetto alle previsioni settimanali. E il risultato che buona parte dell’immondizia resta nei cassonetti o in mezzo alla strada. Ecco perché.
LE LETTERE
Con due differenti comunicazioni a partire dal 7 ottobre, la Gest (società concessionaria del servizio di raccolta rifiuti composta da Gesenu, Ecocave, Sia e Tsa) ha fatto sapere ai 23 comuni dell’ex Ati 2 e a 7 municipi dell’ex Ati 1 che fino al 21 ottobre si sarebbe creata una «forte limitazione di conferimento della frazione organica da selezione meccanica dei rifiuti indifferenziati – è scritto nelle missive di Gest - prodotti dagli impianti di Ponte Rio presso gli impianti di destino».
Secondo le stime di Gest, la riduzione della raccolta di rifiuti si sarebbe attestata «almeno al 30% rispetto alla previsione settimanale». Il 21 ottobre da Gest è arrivata una ulteriore comunicazione che ha annunciato una «riduzione nei conferimenti» per un’altra settimana «nella stessa misura della precedente». Questo in conseguenza del fatto che – sostiene Gest – pur avendo chiesto «da più di due mesi alla Regione Umbria la sottoscrizione di accordi regionali con la Regione Marche per effettuare i conferimenti (…) presso gli impianti di Ascoli Piceno e di Fermo che potrebbero dare soluzione alla problematica – è scritto in un ulteriore carteggio che abbiamo visionato – ad oggi non c’è stato alcuno riscontro». Quindi, Gest avrebbe chiesto alla Regione di attivarsi già due mesi fa, senza che però nulla sia stato fatto. O, almeno così sostiene il concessionario del servizio.
LA REGIONE
«Anzitutto, non parliamo di emergenza – dice l’assessore regionale ai rifiuti, Fernanda Cecchini – stiamo monitorando la situazione per cercare di risolverla nel più breve tempo possibile. Ma è evidente che gli accordi fra Regioni non si fanno in due ore».
Gest però sostiene di avere sollevato il problema da due mesi…
«Ad agosto ci era stata anticipata la questione, ma senza ulteriori dettagli: quanta immondizia c’è da portare fuori, con quale cadenza, verso quali impianti…».
Perché questi rifiuti vanno fuori dall’Umbria?
«Si tratta di circa 40mila tonnellate complessive. Ma è cosa già nota e deriva dallo stop all’impianto di biostabilizzazione di Borgogiglione (Magione) che va avanti da dicembre 2016. Fino ad ora l’azienda di riferimento è stata la Hera (Emilia Romagna) ma adesso l’indisponibilità di quella struttura per interventi di manutenzione, già noti, rende necessario trovare altre destinazioni. Ecco perché Ascoli e Fermo. Ma sono accordi che non si possono chiudere così all’improvviso».
Quindi?
«Siamo riusciti, seppure ancora in maniera informale, a stilare un accordo con le Marche. Ora è necessario attendere i tempi tecnici: gli atti devono essere ratificati dalla giunta marchigiana e poi passare all’esame del nostro esecutivo. Certo è che quando formalizzerò l’atto, chiederò a Gesenu la presentazione di un cronoprogramma dettagliato. Senza una adeguata programmazione si va in affanno anche laddove non ce ne sarebbe motivo».
I conferimenti nelle Marche avranno ripercussioni sulle bollette?
«No, non credo. Già prima quella porzione di rifiuti andava fuori. Anzi, forse costa meno portarli nelle Marche piuttosto che in Emilia Romagna…».
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