Rifiuti. Rometti: entro fine legislatura un punto fermo sulla chiusura del ciclo
“Incrementare i livelli di recupero di materia attraverso la rimodulazione dei sistemi organizzativi; adeguare il sistema impiantistico di recupero; potenziare il sistema impiantistico di trattamento del rifiuto indifferenziato residuo puntando alla produzione di Combustibile solido secondario; sviluppare il sistema impiantistico dedicato al recupero di flussi minori (rifiuti ingombranti e da spazzamento stradale); ottimizzare il sistema dello smaltimento in discarica preservando le volumetrie disponibili degli impianti regionali”. Da queste priorità nascono le future modalità gestionali dei rifiuti in Umbria.
Ad illustrare in Seconda Commissione, presieduta da Gianfranco Chiacchieroni, l'adeguamento del Piano regionale dei rifiuti è stato l'assessore all'Ambiente Silvano Rometti che ha voluto sottolineare come l'Umbria abbia conseguito “risultati importanti sul versante della riduzione dei rifiuti e sulla crescita della raccolta differenziata. Accanto a questi obiettivi ci impegniamo a mettere un punto fermo per la chiusura del ciclo entro il termine di questa legislatura”.
Nel 2013 la produzione totale di rifiuti urbani in Umbria si è attestata a 487mila 730 tonnellate/anno, quantitativo inferiore di circa 17mila tonnellate rispetto all’anno precedente (-3,3 per cento): il 10-11 per cento in meno rispetto ai dati riferiti al 2009 – 2010 periodo di inizio della crisi economica. Il calo percentualmente più significativo della produzione del 2013 si è verificato in particolare nell’ATI 2, che è anche quello che ha fatto registrare il più consistente incremento della percentuale di raccolta differenziata.
Rometti ha detto di puntare, per la chiusura del ciclo (“grazie alla possibilità che la legge ci offre”), alla produzione del Css (Combustibile solido secondario) che può essere utilizzato in determinati processi industriali”. L'assessore ha comunque chiarito che il Css prodotto verrà bruciato fuori regione attraverso accordi e convenzioni da mettere a punto, ma questo, ha tenuto a rimarcare, “rappresenta una scelta assolutamente avanzata ed idonea a livello ambientale. Basta con il conferimento in discarica, sia per il forte impatto ambientale prodotto che per vincoli precisi a livello europeo. Vogliamo puntare ad un recupero energetico che può consentirci di alzare, a livello ambientale, la nostra pianificazione ed avere al contempo benefici economici”.
Rometti ha definito “ragionevole e raggiungibile” l'obiettivo del 65 per cento di raccolta differenziata nel 2017, prevedendo un 20 per cento del rimanente da utilizzare come Css (dal quale potrebbero derivare importanti risorse utili ad abbassare le tariffe) e prevedendo la discarica soltanto per la parte residuale (12-15 per cento).
Il passaggio della relazione dell'assessore che più ha creato dibattito è stato quello relativo alla collocazione del Css presso impianti idonei ed autorizzati di altre regioni, quando impianti analoghi (con autorizzazione Aia) esistono anche in Umbria (3 cementifici e centrale elettrica di Bastardo) che potenzialmente potrebbero importare, a loro volta, Css da altre realtà regionali.
Orfeo Goracci (Comunista Umbro) ha detto di rilevare nella discussione “ipocrisia e contraddizioni. Manca la giusta chiarezza su una questione delicata come questa. Oggi, grazie alle lobby dei cementifici il Css viene definito come 'il meglio del meglio', ma ricordo che fino al decreto 'Clini' era considerato un vero e proprio rifiuto. Non può essere presa in considerazione l'idea di produrre Css per poi venderlo fuori regione, rischiando al contempo di diventare la pattumiera d'Italia. Ci sono argomenti rispetto ai quali il comune sentire dell'opinione pubblica risulta determinante”.
Per Raffaele Nevi (Forza Italia) “non è condivisibile portare il Css fuori dall'Umbria. Si tratta di un costo maggiore rispetto alla previsione di un forno interno. Ci sono limiti che vanno ad incidere fortemente sull'economia. Comunque, la cosa più importante è non continuare a conferire materiale in discarica con costi sempre più alti per le famiglie”.
Secondo Manlio Mariotti (Partito democratico), il fatto di essere comunque in ritardo nella scelta relativa alla chiusura del ciclo può essere definita una “situazione positiva perché oggi, alla luce dei numeri, ci permette di scartare la termovalorizzazione e puntare su altri sistemi più consoni alla sostenibilità ambientale. Il Piano deve mantenere una visione ambientalmente avanzata puntando ad investimenti di riconversione di alcuni sistemi di produzione. È importante mettere in campo politiche per recuperare le differenze esistenti tra i vari Ati. È necessario stabilire obiettivi e scadenze rispetto alla raccolta differenziata e se non vengono rispettati devono automaticamente scattare le penalità. È fondamentale completare ed adeguare tecnologicamente tutte le fasi della lavorazione dei rifiuti. E poi è ora di parlare di 'Sistema Umbria' e non più di Ati”.
Massimo Mantovani (Umbria popolare-Nuovo centrodestra) ha sottolineato come “per l'ennesima volta, da oltre vent'anni, abbiamo assistito ad una dichiarazione di buona volontà. Il problema della chiusura del ciclo continuerà a rimanere irrisolto perché su questo argomento una maggioranza politico-programmatica non c'è e non c'è mai stata. Tutto ciò significa un aggravio di spese sia per le famiglie che per le imprese. Si tratta pertanto di una questione che deve essere ulteriormente denunciata perché è chiaro che in questa legislatura una decisione in materia non verrà mai presa”.
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