TERNI - Sulla questione del ciclo dei rifiuti solidi urbani nel ternano è opportuno provare a fare il punto della situazione alla vigilia di importanti scadenze e decisioni.
Dovrà infatti essere approvato a breve il piano d’Ambito ternano, come previsto dal Piano Regionale sui rifiuti, e sarà questa una tappa decisiva per il futuro del nostro territorio.

L’importante apertura fatta dal Sindaco di Terni e Presidente dell’ATI 4, Leopoldo di Girolamo, durante il convegno del 17 Marzo al CAOS di Terni organizzato dal Comitato No Inceneritori insieme a Rifondazione Comunista e all’Italia dei Valori, segna una svolta positiva in materia.
Il Presidente dell’Ati ha, infatti, commissionato alla società Oikos, redattrice del Piano d’Ambito, un lavoro supplementare con l’ipotesi di un ciclo dei rifiuti che escluda il ricorso all’incenerimento. Tra i due piani alternativi, uno con e l’altro senza incenerimento finale dei rifiuti, l’Assemblea dei Sindaci prima, ed i Consigli Comunali poi, dovranno decidere quale scegliere.

E’un significativo passo in avanti, se consideriamo che fino ad ora non c’era stata la minima apertura e la strada del ritorno all’incenerimento sembrava segnata.
La nostra tesi, che i rifiuti sono una risorsa prima che un problema, comincia dunque a fare breccia in città e nelle istituzioni. E’ stato necessario un duro lavoro per arrivare a questo primo parziale risultato.
Un lavoro iniziato nella primavera del 2009, quando, nella stesura dell’accordo di programma delle forze del centro-sinistra (che vinsero poi le elezioni amministrative), Rifondazione Comunista ottenne l’impegno della costituzione del Polo del Recupero e del Riciclo al posto del Polo dell’incenerimento di Maratta.
Fu quella una ferma richiesta, e la più qualificante proposta, avanzata dal PRC, per dare, in materia, un segno netto di discontinuità con le scelte delle amministrazioni passate.

Da allora un susseguirsi di iniziative per concretizzare quell’obiettivo, dai più considerato utopistico. Decisivo è stato il contributo delle 6345 persone che, quest’inverno, hanno sottoscritto la petizione popolare “Non bruciateci il futuro”, promossa da Rifondazione insieme all’Italia dei Valori, Sinistra Ecologia Libertà e Cittadinanzattiva, le forze politiche e sociali con cui abbiamo condiviso unitariamente tutto il cammino.
Seimilaquattrocento cittadini, rappresentativi di una sensibilità ben più diffusa sul territorio, che hanno vissuto la lunga e pesante stagione dell’incenerimento, e vogliono ora cambiare decisamente pagina.
A quattro anni di distanza dallo spegnimento dell’inceneritore ASM di Maratta, in seguito alle note vicende giudiziarie tutt’ora aperte, ci sono tutte le condizioni per costruire oggi un ciclo dei rifiuti alternativo, sostenibile sul piano organizzativo ed economico e rispettoso dell’ ambiente e della salute umana.
Dopo “l’ubriacatura” del decennio passato, quando a Maratta di inceneritori ne funzionavano addirittura tre contemporaneamente, grazie agli incentivi-truffa del CIP 6, in questo momento non ci sono contratti aperti da rispettare, nè penali da pagare. Al contrario, sottoscrivere oggi un contratto con Terni Ena, possessore dell’inceneritore rimasto a Maratta, significherebbe legarsi, come minimo, per i prossimi quindici anni a questa antieconomica e nociva chiusura del ciclo.

Per noi, Terni Ena e Printer vanno chiusi anch’essi quanto prima, perché bruciare pulper di cartiera o biomasse non è meno dannoso del bruciare rifiuti soliti urbani.
Certo non possiamo continuare a mandare i due terzi dei nostri rifiuti nella discarica di Orvieto come facciamo attualmente, anzi, dobbiamo invertire queste proporzioni, raggiungendo, nel più breve tempo possibile, il minimo del 65-70% di differenziato.

Lo potremo fare se verrà messo in campo un serio programma di coinvolgimento dei cittadini ad ogni livello, rendendoli partecipi ed informati. Senza di questo, l’ASM non raggiungerà l’obiettivo richiesto.
Altrettanto fondamentale è una politica per la riduzione della produzione di rifiuti. Pensiamo al contributo che potrebbero portare, nel campo della ricerca di nuovi materiali per gli imballaggi, l’Isrim (l’istituto per la ricerca dei materiali speciali) e l’Università ternana. Un settore dove già vantiamo l’eccellenza assoluta della Novamont e del suo rivoluzionario sacchetto di plastica biodegradabile.

Tra pochi mesi, a Nera Montoro, comincerà ad operare il biodigestore e tutto l’organico della raccolta differenziata del ternano troverà un suo riutilizzo in termini di produzione di compost e di recupero energetico del biogas. Altre imprese sul fronte del riciclo e del riuso dei rifiuti sono nate, in quest’ultimo anno, in ordine sparso sul territorio (nella stessa Nera Montoro, a Vascigliano). Altre si accingono a farlo con nuovi progetti, sull’onda della green econonomy, anche all’interno del polo chimico ternano.

Sta cominciando a prendere forma, a materializzarsi spontaneamente quel Polo del recupero e del riciclo da noi ipotizzato ed auspicato tre anni fa. Certo siamo solo all’inizio e questi processi vanno stimolati e sostenuti con forza, pena la perdita di una grande occasione per costruire una Terni migliore.
Molta è la strada da fare, la potremo percorrere se non si ripeteranno le scelte sbagliate del passato e se si terrà la barra dritta sulla difesa del solo interesse comune.

Battista Garibaldi ed Alfredo Mosca della Commissione Ambiente del Partito della Rifondazione Comunista
 

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