PERUGIA - “Dobbiamo rilanciare la visione imprenditoriale di Gesenu che è vecchia di trent'anni. Ma i problemi finanziari non ci consentono di fare gli investimenti che servirebbero”. È questo il messaggio lanciato dal presidente di Gesenu,  Luciano Ventanni, che oggi è stato ascoltato dal Comitato per il monitoraggio e la vigilanza sull'Amministrazione regionale, presieduto da Maria Rosi.

Rispondendo alle sollecitazioni di Andrea Smacchi (Partito democratico), Massimo Buconi (Partito socialista ) e Lamberto Bottini (Partito democratico), Ventanni ha affermato che la Gesenu “attualmente vive una situazione finanziaria molto dura. Però l'azienda non ha problemi di mercato o di prodotto. Lo scoglio maggiore sono i crediti pregressi che Gesenu vanta e che non riesce a riscuotere. Però ha contratti per circa un miliardo di lavori nei prossimi dieci anni, cosa che ha consentito di chiudere i bilanci in pareggio senza però dargli la possibilità di fare cassa per investimenti. Gesenu oggi occupa oltre mille dipendenti, di cui 411 a Perugia e 490 nel resto dell'Umbria che insieme alla partecipate regionali arrivano a circa 700. Il costo annuo degli stipendi ammonta a 23 milioni di euro. Gesenu ha un fatturato di circa 100 milioni, di cui 40 dal Comune di Perugia, un bilancio sociale di 50 milioni e rapporti con circa 600 fornitori, di cui 250 sono umbri e rappresentano altri 23 milioni di spesa. E la nostra situazione finanziaria crea problemi anche a loro, visto che paghiamo i fornitori in media a 300 giorni ma arriviamo anche ad un anno e mezzo”.

“Sarebbe necessario – ha spiegato Ventanni - un prestito ponte di 5-6 milioni di euro da parte dei soci, così da consentire una gestione più tranquilla dell'ordinario. Questo perché i crediti immobilizzati che vantiamo da anni, nonostante le dichiarazioni del nuovo governo, non sembrano avere la possibilità di essere sbloccati. In particolare su un debito di 90 milioni vantiamo 50 milioni di crediti da comuni della Sicilia. Non si tratterebbe di un aumento di capitale ma di un prestito di 2-3 anni in attesa che questi crediti vengano sboccati. Nel frattempo stiamo valutando di vendere qualche asset, soprattutto fuori regione come ad esempio l'appalto in Sardegna. Inoltre lavoriamo allo snellimento della costellazione Gesenu che è composta da 24 società, di cui solo 7 controllate direttamente e con partecipate anche all'estero, come in Egitto società che in questo momento ci preoccupa particolarmente. L'obiettivo è quello di concentrarci in un perimetro più ridotto, come quello dell'Italia centrale. Stiamo chiudendo anche qualche società controllata, come Secit. Puntiamo molto anche sulla riorganizzazione interna e fino ad ora abbiamo trovato un'ottima collaborazione da parte del personale. Che però, giustamente, chiedono di vedere un azioni più generali con una razionalizzazione che coinvolga anche i dirigenti”.

“Servirebbe anche – ha proseguito Ventanni - una progettualità aziendale, per industrializzarla, che però manca: la Gesenu è rimasta quella di 30 anni fa e ha perso l'occasione di orientarsi più verso la trasformazione, che è il business più remunerativo, e meno verso la raccolta. E questa  mancanza di progettualità frena anche gli investimenti delle banche. Senza dimenticare le difficoltà del socio privato che forse non è più idoneo e che ora, essendo agli arresti domiciliari, crea anche problemi di immagine. In Umbria – ha concluso Ventanni su sollecitazione dei commissari - servirebbe una società multiutility di servizi accentrati, che metta insieme rifiuti, energia e idrico. Oppure una società che si occupi solo di rifiuti ma più grande di quella attuale, così da avere massa critica. Insomma dobbiamo invertire la rotta perché altrimenti piuttosto che spazzare verremo spazzati via”.

La presidente del Comitato, Maria Rosi, ha osservato che “serve una riflessione attenta sui dati forniti dal presidente Ventanni. Dobbiamo alzare l'asticella e allargare gli steccati, ragionando in un'ottica che guardi anche fuori dai confini regionali. Serve una rivoluzione culturale che faccia diventare i rifiuti una risorsa e non un problema. E dobbiamo partire dall'informazione ai cittadini così da evitare strumentalizzazioni”. Rosi, inoltre, ha annunciato che prossimamente il Comitato di monitoraggio sarà impegnato prossimamente con un'audizione di Umbria Mobilità “per fare il punto sulla delicata fase di passaggio proprietario”.

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