IL RICORDO DEL COMPAGNO PAOLO VINTI
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Perugia ha celebrato, con una serie significativa di eventi, uno dei suoi figli più amati: Paolo Vinti. Personaggio leggendario, filosofo di strada, poeta, scrittore “rivoluzionario” della trilogia di Paul Beathens. Un vero e proprio mito per chi è nato come lui a Perugia negli anni ’60 ma anche per le generazioni successive. Paolo ha vissuto, con emozione altissima, ed è stato parte integrante della vita culturale e politica della nostra città. Un protagonista indiscusso e sui generis: occhialuto, barbuto, è stato testimone del suo tempo anche attraverso il suo corpo, con le cravatte slacciate, con la potenza della voce e delle parole, scritte e declamate on the road.
Alle ore 19, nel cortile di Palazzo della Penna è stata ripristinata l’opera NOI PAOLO di Daniele Pampanelli. L’iniziativa, nata dalla collaborazione tra Comune di Perugia, Museo Civico e Cinegatti, si è svolta alla presenza della Sindaca, Vittoria Ferdinandi, dei membri della Giunta e del Vicesindaco e assessore alla Cultura, Marco Pierini, il quale ha presentato l’evento come il primo atto dell’assessorato alle politiche culturali e “un piccolo gesto, il restauro di un’opera barbaramente devastata all’interno di uno spazio culturale, di un centro di arte contemporanea così importante per Perugia”.
La sindaca ha sottolineato che “riaprire per la prima volta Palazzo della Penna, restaurando e restituendo la grandezza di un’opera che celebra uno degli esseri umani più alti della nostra città è da considerarsi un vero atto politico intendendo la politica come amore, sentimento, socialità ed emozione”.
“Paolo Vinti è stata forse la persona che ha inciso di più sul mio cuore e sulla mia testa politica, e non solo mia, ma di tutta la nostra generazione. Paolo ha espresso la radicalità di una cultura di sinistra che si esprime prima di tutto nel cuore e nelle emozioni. Ha incarnato la risposta alla domanda: cosa distingue la destra dalla sinistra. Una differente visione dell’altro: per la destra, spesso, l’altro è un luogo di minaccia, per la sinistra l’altro deve essere un luogo di salvezza. E l’opera che Daniele Pampanelli ha creato per lui, dove non c’è una cravatta, ma due cravatte, è il simbolo di un’identità che si costruisce soltanto nell’incontro con l’altro, un incontro che Paolo viveva nella dimensione dello spazio pubblico, anche attraverso le emozioni. La nostra ambizione è recuperare quella dimensione dell’emozione della politica: la politica deve essere capace di raffigurarsi il dolore dell’altro, altrimenti c’è la perdita della direzione e del senso delle proprie azioni.
“Essere qui oggi a Palazzo della Penna – ha sottolineato Ferdinandi – è un segnale di riapertura di un luogo svuotato in questi ultimi dieci anni delle sue funzioni, delle visioni e dei progetti e ciò significa per noi rigenerare l’azione politica che un governo deve avere nella città. È proprio da qui che dobbiamo ripartire, da Paolo, e dall’idea che Perugia debba tornare a costruire la propria dell’identità in apertura verso l’altro”.
“Faremo dunque di tutto – promette Ferdinandi – per onorare questo compito e restituire a Perugia degli spazi culturali che sappiano indicare il senso politico verso il quale vogliamo andare”.
La serata è poi proseguita con l’emozionante rappresentazione Alla coniugazione con il cosmo (estratto dello spettacolo di Sandro Mabellini) con Stefano Baffetti e Fab Mayday. Alle ore 21.30, al Cinema Meliès è stato proiettato “Di vita non si muore”, alla presenza della regista Claudia Cipriani
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