PERUGIA - Dietro l'acronimo NGN si cela uno dei temi più importanti dell'evoluzione tecnologica che caratterizzerà i prossimi anni. Infatti, i Next Generation Networks, definizione che in italiano sta per reti di nuova generazione, sono le "autostrade" digitali dove "scorrerà" Internet ad altissima velocità, rendendo abituale, ad esempio, la fruizione attraverso il Web della televisione in Alta Definizione, nonché aprendo enormi prospettive nell'ambito del lavoro a distanza. Ebbene, ieri il consiglio dell'Agcom ha approvato il provvedimento finale che disciplina i servizi di accesso alle NGN, fisicamente veicolate attraverso la fibra ottica, per venire incontro alle richieste di correzione, rispetto alla precedente versione del documento, effettuate dalla Commissione europea.

Di particolare interesse la parte che riguarda i doveri di Telecom, la società a cui appartiene tuttora la rete fisica che porta il collegamento telefonico e digitale ad utenti privati ed aziende, per lo più utilizzando ancora il vecchio cavo in rame. Per quanto riguarda il cosiddetto "unbundling" fisico, relativo al nuovo network in fibra, nel documento dell'Agcom non c'è una norma stringente che obbliga l'ex monopolista a cedere in affitto ai concorrenti, come invece avviene adesso con la rete tradizionale, l'ultimo miglio di collegamento, quello che porta il segnale dalla centrale agli uffici ed alle abitazioni. Di fatto, però, il dovere viene affermato di principio. In particolare per Telecom Italia «resta fermo l'obbligo di fornire l'accesso disaggregato alla propria rete ove tecnicamente possibile e tenendo conto dell'effettivo sviluppo di mercato», si legge nel comunicato dell'Authority presieduta da Corrado Calabrò.

Se poi la possibilità tecnica non dovesse esistere, allora l'Agcom prevede un paio di alternative. La prima consiste nella possibilità per gli operatori alternativi di chiedere a Telecom di poter dispiegare nuova fibra, con il relativo accesso ai cavidotti e agli edifici. La seconda soluzione tecnica sta nella possibilità di sfruttare, sempre da parte degli operatori alternativi, una parte della capacità di trasporto offerta dalla rete in fibra nell'ultimo miglio, con quello che viene definito come un unbundling virtuale. «Con questa delibera - ha commentato Calabrò - l'Italia si colloca nel gruppo ristretto dei Paesi che hanno già completato il quadro regolamentare funzionale allo sviluppo delle reti di nuova generazione. Gli operatori alternativi avranno così a disposizione la più ampia gamma di servizi all'ingrosso per le reti in fibra, e saranno quindi in grado di offrire alla clientela quei servizi innovativi che la banda ultralarga rende possibili».

Condividi