PERUGIA - Ad oggi non sussiste inquinamento aereo; necessari interventi di manutenzione, pulizia o sostituzione dei sistemi di filtrazione destinati al ricambio dell’aria di ambienti domestici e di lavoro. Sono in corso accertamenti per determinare il contenuto di cb (policlorobifenili), Ipa (idrocarburi policiclici aromatici), diossine e di alcuni metalli pesanti su campioni di latte bovino, uova e vegetali.  É il quadro emerso dall’audizione di stamani in Seconda Commissione, presieduta da Carla Casciari, dell’assessore regionale all’Ambiente, Fernanda Cecchini accompagnata da dirigenti e tecnici dell’assessorato per una informativa sugli effetti dell’incendio scoppiato domenica scorsa, 10 marzo, alla ‘Biondi Recuperi Ecologia’ di Ponte San Giovanni.

La presidente Casciari, al termine dell’audizione, dopo aver comunicato che ne seguiranno altre sin dalla prossima settimana con Asl, Arpa e Comune, e dopo aver evidenziato come dal confronto sembrano comunque essere superate quasi tutte le criticità ambientali, ha tenuto a rimarcare l’importanza di “affrontare questo tema soprattutto per pianificare con maggiore attenzione la tutela dell’area che rappresenta una ‘città nella città’ con i suoi 26mila abitanti, con importanti aziende al suo interno, rappresentando anche un nodo viario essenziale su cui la Regione sta investendo moltissimo. Importante è avviare un confronto con l’Amministrazione comunale, i parlamentari umbri e la Regione per non essere costretti a rincorrere le emergenze, ma pianificare e riqualificare questa importantissima area”.

Nel corso dell’audizione, richiesta in primo luogo dal capogruppo del M5S Andrea Liberati, l’assessore Cecchini, dopo rimarcato ed elencato le autorizzazioni (in regola) di cui dispone il complesso impiantistico in questione, ha spiegato che nell’impianto vengono svolte attività di gestione rifiuti quali la messa in riserva (stoccaggio di rifiuti destinati al successivo recupero), il raggruppamento prima di essere sottoposti alle operazioni di smaltimento, il deposito preliminare (stoccaggio di rifiuti destinati al successivo smaltimento) ed il recupero metalli. 

Complessivamente l’impianto ha una capacità massima di trattamento annuale pari a 147mila 570 tonnellate ed una capacità massima istantanea di stoccaggio pari a 10mila 36 tonnellate, di cui 8mila 640 di rifiuti non pericolosi (carta, plastica, vetro, tessili, metalli ingombranti, Raee, legno, rifiuti da costruzione e demolizione) e 1.396 tonnellate di rifiuti pericolosi (Raee e veicoli fuori uso). 

La precedente autorizzazione (2011) aveva sostituito l’autorizzazione ordinaria e la ‘semplificata’ per una capacità massima di trattamento annuale pari a 271mila 605 tonnellate ed una capacità massima istantanea (totale quantità massime di rifiuti presenti contemporaneamente) di stoccaggio pari a 17mila 694 tonnellate. Pertanto, il riesame dell’autorizzazione ha ridotto sensibilmente le quantità in precedenza autorizzate sulla stessa area e per le stesse tipologie di rifiuto. 

La Regione, su richiesta di Arpa, giovedì 14 marzo ha adottato misure complementari per obbligare il gestore, salvo autorizzazione dell’Autorità giudiziaria, a mantenere l’interruzione dello scarico, caratterizzare le acque e smaltirle tramite impianti autorizzati; rimuovere i rifiuti derivanti dall’incendio, effettuare indagini preliminari per verificare eventuali contaminazioni del suolo. 

L’assessore ha anche ricordato, in fatto di controlli, che le aziende in Aia (Autorizzazione integrata ambientale) entro il 30 aprile di ogni anno sono tenute ad inviare alla Regione e all’Arpa le risultanze dei propri autocontrolli. Il Piano di ispezione degli impianti in regime di Aia (giugno 2018), insieme ad altri 34 impianti a più alto grado di rischio ambientale, ha assoggettato l’impianto ad una frequenza annuale dei controlli da parte di Arpa Umbria. Per i rimanenti 90 impianti in Aia è prevista una frequenza triennale dei controlli. Per il 2018, l’Arpa ha effettuato la visita ispettiva presso l’impianto in questione,  nel novembre 2018, verificando la conformità degli scarichi idrici ai valori limite prescritti con l’autorizzazione.  

Diverse e numerose sono state le domande poste dai commissari presenti. Andrea Liberati (M5S) ha lamentato il fatto che “a cinque giorni di distanza dal rogo, i consiglieri regionali non hanno ancora un'informazione diretta da ARPA Umbria. Quanto alla Biondi, non essendo sovrapponibili procedure semplificate e ordinarie, risulta che, con l'Aia2018, i volumi stoccabili e trattabili nell'impianto siano cresciuti rispetto all'Aia 2011. Invece occorre anzitutto delocalizzare tali attività in aree idonee. Chiediamo la ripubblicizzazione del servizio rifiuti contro i lucrosissimi monopoli privati esistenti in Umbria. ARPA fornisca almeno i verbali delle visite ispettive e a campione finora effettuate”. 
Attilio Solinas (Misto-Mdp) ha sottolineato la necessità di prevedere maggiori controlli e verifiche puntuali su tutti gli impianti presenti nel territorio regionale che possono mettere a rischio la qualità ambientale. Rispetto al fatto specifico è necessario capire bene le cause dell’incendio e se è o meno doloso. L’auspicio è che nelle cause non esistano motivazioni legate alla criminalità organizzata”.
Silvano Rometti (Socialisti), dopo aver rimarcato l’importanza di mettere in campo ogni azione per prevenire certi tipi di situazioni, ha evidenziato come i Vigili del fuoco “hanno operato con grandissima efficacia rendendo l’incendio subito gestibile. Ora l’importante è garantire che gli effetti del rogo non non vadano ad interessare la salute dei cittadini. Quindi bene fanno l’Asl e l’Arpa a controllare attentamente la qualità dei prodotti alimentari”. 
Per Claudio Ricci (Misto-Rp/Ic), “occorre verificare l’attuazione del Piano di monitoraggio e controllo integrato a oggi vigente e se lo stesso ha avuto una piena attuazione; esplorare, per le cause, tutta l’area produttiva e determinare una tutela e valorizzazione urbanistica dell’area traguardando, con tutti gli enti preposti, un adeguato piano strategico di tutela e valorizzazione dell’area di Ponte San Giovanni”.
Gianfranco Chiacchieroni (PD) ha chiesto di “concertare l’area di Ponte San Giovanni insieme a Comune, Regione e Stato centrale per costruire, in maniera ordinata, lo sviluppo di questo territorio.  Altrimenti si verificheranno nuove emergenze ambientali e non solo. Si rende tra l’altro necessaria una nuova viabilità. Il Comune di Perugia non può essere lasciato solo su questo versante”. 

 

 

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