“La razionalizzazione in atto con la riforma del Servizio sanitario regionale ancora non si vede dall'esterno, ma bisogna tenere conto che si tratta di un processo molto complesso”: lo ha detto il direttore generale dell'Azienda Usl Umbria 1 Giuseppe Legato, nell'audizione svoltasi stamane in Terza commissione consiliare, avente per oggetto lo stato d'attuazione della riforma sanitaria.

“La sola parte informatica – ha detto Legato - sta comportando la messa a regime di circa 100 sistemi diversi, per quanto riguarda protocollo, Cup, personale, assistenza integrativa, laboratori analisi, servizi sul territorio. Far parlare fra di loro tutti questi sistemi senza interrompere i servizi è un processo complesso. Saremo a regime entro dicembre 2013. La nuova Ausl 1 – ha spiegato il direttore generale - sta uniformando 6 Distretti sanitari per quanto riguarda il livello dei servizi e l'accesso agli stessi. Sono stati unificati i percorsi che riguardano Medicina e Specialistiche ambulatoriali, già costituiti i nuovi Comitati aziendali, unificati i due Piani attuativi locali, già trovato anche l'accordo con i medici di medicina generale per il 2013. Molti processi sono già stati avviati in questi primi mesi e siamo in attesa delle linee guida da parte della Regione per operare nei vari Dipartimenti. Finora abbiamo dato la priorità alla creazione del giusto clima aziendale, perché qualsiasi riforma deve essere accompagnata, illustrata e adeguatamente partecipata”.

Per quanto concerne gli aspetti economici, il direttore generale ha evidenziato che ci sono minori finanziamenti per 9 milioni e 200mila euro, vale a dire l'1,14 per cento in meno del Bilancio aziendale, annunciando che si cercherà di recuperare questo gap nelle risorse con la riduzione della spesa farmaceutica territoriale, che quest'anno non costituirà più il 13 per cento della spesa complessiva ma l'11,5 per cento. Inoltre, sottolineando che “ancora non è stato chiuso alcun servizio”, il direttore ha detto che “sarà necessario rivedere alcuni capitoli di spesa”.

Il presidente della Commissione Sanità e Servizi sociali, Massimo Buconi, ha chiesto informazioni circa l'ospedale di Castiglion del lago, i punti nascita disseminati sul territorio della Ausl 1 e la medicina del territorio. Legato ha risposto che “ci sono attualmente 5 punti nascita (Branca, Città di Castello, Pantalla, Castiglion del lago ed Assisi), fra i quali solo Città di Castello supera la soglia imposta dei 500 parti l'anno (sono 650), mentre gli altri sono tutti attestati fra i 400 e i 450. Qualcuno dovrà chiudere. Per le strutture ospedaliere di Castiglion del lago e Città della Pieve è previsto un restyling, compatibilmente con i vincoli architettonici, mentre per quanto riguarda i medici di medicina generale, che sono professionisti convenzionati, ci si attiene a quanto stabilito dal Decreto Balduzzi, che ha ridisegnato la materia in questione”.

Franco Zaffini, capogruppo Fd'I, ha chiesto lumi sull'ospedale di Assisi, sulla spesa farmaceutica e sulla mobilità passiva: “cosa si deve fare – ha domandato - per riguadagnare i milioni di euro che i pazienti umbri portano a Terontola per la diagnostica?".  Sulla mobilità passiva il direttore ha risposto che “dal 2012 stiamo recuperando, grazie all'avvio della risonanza magnetica a Pantalla, territorio dove si era registrata una fortissima mobilità e dove sono stati già recuperati consistenti volumi di pazienti. L'ex Asl 1 aveva 3 strutture per la risonanze magnetica e ora sono 4. Non si segnalano particolari problemi dovuti alle liste d'attesa. La voce più consistente nella mobilità passiva – ha specificato il direttore generale – resta quella relativa a ortopedia e rieducazione, essendo stata l'ortopedia finora presente solo nell'Azienda ospedaliera di Perugia. Molto è stato fatto – ha aggiunto – con l'incremento della riabilitazione motoria e stiamo cercando di coinvolgere i professionisti a spostarsi nelle varie strutture”. Sull'ospedale di Assisi, “la Regione – ha risposto Legato - si è proposta come coordinatore per proposte condivise riguardanti l'estensione sul territorio della chirurgia pediatrica, l'incremento di ulteriori 15 posti di residenza sanitaria assistita e l'integrazione cardiologica con l'Azienda ospedaliera. Si prevede di potenziare anche le attività di consultorio”. Per quanto riguarda la spesa farmaceutica calerà sensibilmente quella territoriale, non quella ospedaliera. Riguardo l'ospedale di Assisi, Zaffini ha osservato che “più che di un progetto di riconversione, si tratta di una sorta di 'spezzatino'”, e ha dichiarato la propria insoddisfazione per l'intervento sulla spesa farmaceutica.

Il consigliere Andrea Smacchi (PD) ha chiesto “cosa accadrà agli ospedali di Todi e Marsciano dopo la nascita di Pantalla, qual'è il ruolo di quello di Umbertide, dato che non è stato chiuso, e dove – secondo Smacchi – c'è tutto e niente, ma attrae comunque risorse; infine cosa accadrà per gli immobili dei vecchi ospedali”. “Con la riconversione – ha risposto Legato – Marsciano è diventato 'Casa della salute', con forte presenza ambulatoriale e un'eccellente centro di emergenza-urgenza, più 20 posti di Rsa. La razionalizzazione ha portato un risparmio di 120mila euro l'anno di affitti e l'introito di 30mila euro di affitti attivi, versati da medici e personale sanitario. Identiche economie saranno realizzate su Todi, e la cifra aumenterà quando anche la farmacia si sposterà sulla parte monumentale, sottoposta a stretti vincoli, mentre la parte di immobile non vincolata sarà ceduta. Per quanto riguarda l'ospedale di Umbertide, esso è da intendersi come un reparto dell'ospedale di Città di Castello, dove ci sono medicina, chirurgia e diagnostica ma il fine settimana è chiuso. Non essendovi Residenze sanitarie assistite, dovremo riconvertire posti letto per evitare dimissioni affrettate o l'intasamento con ricoveri inappropriati. Per il comprensorio eugubino-gualdese esiste il problema delle liste d'attesa perché ci sono solo 8 posti Rsa a Gualdo Tadino, e non c'è mobilità fra distretti diversi perché non è prevista mobilità per chi non ha anche la residenza. Non abbiamo tolto un euro per le residenze protette – ha concluso il direttore generale – ma molti preferiscono tenere i pazienti a casa per via della crisi e perché percepiscono pensioni”.

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