Per gli economisti il 'termometro' rappresentato dai tassi dei titoli di Stato italiani (soprattutto da quelli biennali) sono da sempre un punto per capire cosa avverrà a breve all'economia del nostro Paese. Oggi l'inclinazione della curva dei rendimenti segna febbre alta. I Btp emessi dal Tesoro presentano infatti alcuni sintomi ben noti agli esperti. Come diciamo da tempo cio' è principalmente dovuto alla follia della Banca Centrale Europea che si limita a comprare titoli italiani nel mercato secondario senza intervenire come prestatore di ultima istanza. La BCE dove il socio di maggioranza è la Bundesbank lo fa per sostenere i prezzi e frenare i rendimenti quel tanto che basta per tenere in piedi un meccanismo di pressione politica sugli stati periferici, obbligandoli a privatizzare e liberalizzare. Il Capitalismo prussiano poi passa all'incasso penetrando nelle economie più deboli.

Stiamo assistendo alla cannibalizzazione del grande capitale sul piccolo. L'ansa ci dice che la curva dei rendimenti, che fotografa i tassi offerti dai titoli sulle varie scadenze (dal mese fino al 30 anni) in un dato momento, in una situazione di mercato normale si presenta come una gobba crescente da sinistra verso destra: chi compra un Btp a 10 anni chiede di essere remunerato con un tasso ben superiore a chi acquista un Bot a 6 mesi o un titolo a due anni, dovendosi sobbarcare le incertezze nei prossimi due lustri a partire dall'inflazione che mangia il rendimento. Nella situazione attuale italiana, non va così. Oggi il Btp con scadenza pari a due anni ha raggiunto il 7%, una soglia che se dovesse mantenersi su tutte le aste manderebbe in tilt i nostri conti, l'interesse sui cinque anni viaggia al 6,93%. Entrambi sono superiori al 6,92% del decennale.

Una curva dei rendimenti invertita è un segnale: dice, anzitutto, che gli investitori si fidano meno ad acquistare le scadenze più vicine, e che quindi è c'è la percezione di un certo rischio di credito. La seconda, più accademica, è che storicamente le curve dei rendimenti invertite hanno spesso preannunciato una recessione imminente. Quella italiana è invertita, o forse meglio appiattita, sul tratto 2-10 anni. Ma certo le stime sulla crescita economica segnano rosso: la Commissione Ue si aspetta una flessione del Pil nel quarto trimestre (l'attuale) e ha tagliato ad appena lo 0,1% la crescita 2012. La recessione bussa alla porta e le politiche di rigore annunciate da Monti non faranno altro che agevolare quest'ultima e aggravare la crisi.

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