PERUGIA - Sabato 3 marzo 2012 ore 9:00 presso la Sala C.E.R.P. (Centro Esposizioni Rocca Paolina) il Comitato Regionale Umbria per l’UNICEF insieme ai Comitati Provinciali di Perugia e Terni, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale e gli Enti Locali, presenteranno il rapporto annuale della condizione dell’infanzia nel mondo – “Figli delle Città” e le iniziative che costantemente organizzano per aiutare i bambini. Introdurrà i lavori il Prof. Brunetti, Presidente del Comitato Regionale Umbria per l’UNICEF, seguito dall’intervento della dott.sa Maria Letizia Melina, Direttore Generale Ufficio Scolastico Regionale, della prof.ssa Iva Catarinelli, Presidente del Comitato Prov.le Perugia per l’UNICEF e della prof.ssa Gabriella Adami, Presidente del Comitato Prov.le Terni. Infine saranno proprio gli interventi degli alunni delle scuole che partecipano ai programmi UNICEF a dare testimonianza diretta dell’impegno dei Comitati.

 A conclusione dell’intervento, presso la Sala C.E.R.P. della Rocca Paolina verrà inaugurata la mostra, visitabile dal 3 al 7 marzo, di tutti gli elaborati (disegni, poesia, origami, scultura, manufatti, testo, ecc.) dei bambini protagonisti del concorso “1000 Gru - Augurio di Buona Vita” di tutte le scuole dell’Umbria aderenti. La premiazione dei migliori elaborati si è svolta l’8 gennaio 2012 presso il Teatro Morlacchi di Perugia, durante l’intervallo dello spettacolo 1000 Gru. Grazie ad UNICEF, gli alunni vedranno ora esposti al pubblico i loro elaborati, dando testimonianza a tutta la cittadinanza dell’alto spirito e della ricchezza emotiva e culturale che hanno saputo esprimere nell’augurare “Buona Vita” a tutti i bambini del mondo.
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Il Rapporto, come indica il titolo, tratta per la prima volta, in maniera sistematica, la condizione di vita nelle città di oggi di una quota sempre crescente di bambini.

Che in tutto il mondo vi sia una costante tendenza ad una sempre maggiore urbanizzazione è sotto gli occhi di tutti ed è altrettanto ovvio che il diffondersi di questa forma di aggregazione umana e sociale, in contrapposizione al vecchio modello di civiltà rurale, abbia un notevole impatto sulle condizioni dell’infanzia e, quindi, sul grado di benessere dei bambini e degli adolescenti che da questo ambiente derivano nuove opportunità ma anche nuovi limiti al loro sviluppo.
Il Rapporto parte dall’analisi e dalla quantificazione del fenomeno, mostrando come, nella maggior parte dei Paesi del mondo, e in particolare nei Paesi con maggiore ricchezza, la popolazione urbana rappresenti ormai la percentuale più elevata della popolazione. Si ritiene al proposito che, entro il 2050, ben due terzi della popolazione mondiale, 7 persone su 10, vivranno in aree urbane.
Analizzando quale effetto questo fenomeno possa avere sul benessere dei bambini e sulla protezione dei loro diritti, così come sono sanciti dalla Convenzione sui diritti dei bambini e degli adolescenti, il Rapporto precisa come l’ambiente urbano non debba ritenersi un ambiente omogeneo e ciò tanto più quanto maggiore è la dimensione della città.

In effetti,se si considerano le statistiche ufficiali che pongono a confronto le aree urbane con quelle rurali, tutti gli indicatori del benessere dei bambini, dalla percentuale di mortalità, allo stato nutrizionale, all’accesso alle cure sanitarie, all’acqua potabile, ai servizi igienici ed alla istruzione, sono migliori nelle zone urbane rispetto a quelle rurali. Ma le cifre di cui disponiamo sono cifre aggregate che, esprimendo un valore medio, non distinguono gli strati più poveri della popolazione urbana da quelli più ricchi. La cosa non è indifferente sul piano pratico perché è poi dalla valutazione di questi valori medi che deriva la definizione delle priorità di intervento per la programmazione dei servizi assistenziali e della protezione sociale in quella determinata area.

In altri termini, il fatto che la città offra una maggiore disponibilità di servizi come Scuole o Ospedali, non significa che questi siano egualmente e facilmente accessibili a tutti. Il Rapporto presenta al riguardo diversi termini di confronto che dimostrano la grande disparità di trattamento che può esistere in un’area urbana rispetto ad una rurale per quanto riguarda l’erogazione di alcuni servizi quali la distribuzione del tasso di mortalità e di malnutrizione, l’istruzione primaria o l’accesso a fonti di acqua potabile o a servizi igienici adeguati. In altri termini, la disponibilità di servizi e la protezione sociale sono mediamente assai maggiori nelle aree rurali dei Paesi in via di sviluppo rispetto a quanto si osserva negli slum delle metropoli dove, tra l’altro, è drammaticamente diffuso il fenomeno dei bambini di strada. L’ambiente urbano si connota poi per una maggiore incidenza di due fra le più importanti cause di invalidità e di morte, l’infezione da HIV-AIDS e gli incidenti stradali.

Ad accentuare lo svantaggio che caratterizza le fasce più indifese della popolazione sono intervenuti, negli ultimi decenni, fenomeni a diffusione globale, come gli imponenti flussi migratori che riguardano con elevata frequenza bambini non accompagnati dai genitori, i cambiamenti climatici e, infine, la crisi economica che, a partire dal 2007, ha avuto conseguenze più gravi nelle aree urbane rispetto a quelle rurali. Anche i Paesi più ricchi, e quindi anche il nostro Paese, sono toccati da questi problemi. Il 10% della nostra popolazione è costituito da migranti, la crisi economica ha creato una nuova povertà e la mancanza di lavoro incide soprattutto sui giovani.
Il Rapporto UNICEF richiama l’attenzione sulla necessità di raccogliere dati che meglio illustrino le condizioni di vita dei bambini che vivono in are diverse della città, perché solo così è possibile pianificare un efficace intervento assistenziale all’impronta dell’equità, ed indica come soluzione del problema la riforma del nostro modo di intendere la città perché questa divenga a misura di bambino.

L’UNICEF ha lanciato da tempo il progetto della “Città Amica” e del “Sindaco Difensore dell’Infanzia” come via preferenziale di intervento, un progetto che ha da noi una lunga tradizione e che proprio in questi giorni è stato rilanciato a livello nazionale dalla nuova dirigenza UNICEF che mira a raccogliere, nell’arco di tre anni, la disponibilità di1000 Comuni per la realizzazione di questa iniziativa.

Dovremmo adoperarci per far sì che, dopo un’adeguata preparazione, i Comuni a noi più vicini si impegnino a promuovere la diffusione della conoscenza della “Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”, a coinvolgere i bambini nella governance della città, a promuovere la cittadinanza attiva tramite l’istituzione dei “Consigli Comunali dei Ragazzi” o delle “Consulte dei Ragazzi” e a favorire la progettazione partecipata dei ragazzi in tutti gli ambiti di loro interesse come, ad esempio, la riqualificazione di luoghi e spazi della vita quotidiana o la definizione di percorsi sicuri casa-scuola. Analogamente, sarà necessario varare iniziative utili al benessere psico-fisico dei bambini, come l’allattamento al seno, una sana e corretta alimentazione e la disponibilità di spazi per il giuoco, lottare contro ogni forma di discriminazione, accettare e valorizzare le identità culturali, favorire l’accesso allo sviluppo tecnologico riducendo la barriera digitale. Tutto ciò senza dimenticare la necessità di mantenere viva la solidarietà internazionale per far sì che si arresti lo scandalo delle 22.000 morti ogni giorno di bambini al di sotto dei 5 anni nei Paesi in via di sviluppo per malattie banali che potrebbero essere facilmente prevenute e curate.

Paolo Brunetti
 

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