PERUGIA – Non si trascura nessuna pista, ma di risultati ancora pochi. Parliamo della rapina nell’abitazione di Serse Cosmi avvenuta nella notte fra martedì e mercoledì scorsi quando tre uomini mascherati sono penetrati nella villa di Brufa di proprietà dell’ex allenatore del Perugia, tenendo a lungo prigionieri sotto la minaccia di una pistola lui, la moglie e la figlia ventenne.

Cosmi ed i suoi familiari hanno passato molte ore in questura fornendo tutti i particolari di una notte vissuta con terrore. Il popolare allenatore, che ha confermato di essere stato malmenato, ha aggiunto di aver avuto una pistola puntata alla tempia per almeno una mezz’ora, fino a quando i rapinatori, arraffati alcuni gioielli e del denaro, si sono dati alla fuga, assieme ai complici che li attendevano all’esterno (uno o due). Non prima, però, di aver rinchiuso i loro ostaggi in un locale, così da guadagnare il tempo necessario per allontanarsi indisturbati.

La tecnica usata dai malviventi ricorda fortemente altri fatti analoghi avvenuti in questi ultimi tempi nella zona compresa fra Torgiano e Bettona, per i quali si ricercano ancora i responsabili, l’ultimo di pochi giorni fa ai danni di un’anziana coppia olandese, sempre ad opera di tre uomini mascherati ed armati di pistola e che comunicavano fra loro in una lingua straniera. Non è dunque escluso possa trattarsi della stessa banda che evidentemente conosce a fondo quel territorio e sa dove operare a colpo sicuro, padrona anche delle vie di fuga possibili.

Quanto a Cosmi, va ricordato che non è la prima volta che il popolare tecnico ha avuto a che fare con dei malfattori: infatti è noto un precedente avvenuto nel settembre del 2007 quando era allenatore del Brescia, ma in quel frangente se la cavò a più buon mercato, almeno sul piano fisico, visto che, mentre parcheggiava la macchina, gli venne sottratto il rolex che aveva al polso ad opera di due giovani che gli si erano avvicinati in scooter e che pensava fossero tiosi delle rondinelle. Si ricorda anche la battuta che pronunciò in quella circostanza, certamente meno spiacevole dell’attuale: “Finora mi hanno rubato le partite, adesso gli orologi!”.
 Ah, dimenticavamo! Agli autori del furto di Brescia non andò bene, perché furono identificati e arrestati il giorno dopo.

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