(Pubblicato sul Corriere dell'Umbria)

PERUGIA - Di fronte ad una manovra, che come dice il Prof. Massimo Paoli, è riuscita a fare il pieno degli insulti e a sommare una serie di giudizi pesantemente negativi, il più significativo dei quali è quello dato dal settimanale Famiglia Cristiana che l’ha definita “Manovra killer”, credo sia, non solo lecito, ma anche necessario sul versante sindacale rispondere con la mobilitazione e con lo sciopero come la CGIL Nazionale ha deciso, indicendo lo sciopero generale per il 6 settembre.

Sarebbe un Paese sempre più strano quello nel quale è giustamente lecito dare giudizi pesanti sulla manovra anche all’interno dello schieramento di centro-destra (vedi i giornali vicini al “cavaliere”), mentre alcuni nel centro-sinistra, che a rigor di logica dovrebbero opporsi fortemente ai contenuti della manovra, arrivano a stupirsi dello sciopero della CGIL.
Il vecchio saggio diceva “a ciascuno il suo” !
Quindi l’opposizione faccia gli emendamenti e la battaglia parlamentare, auspicando che questo porti a qualche risultato concreto. Un sindacato degno di questo nome non può stare a guardare una manovra economica che da una parte è una vera e propria macelleria sociale e dall’altra, anche qui, come sottolinea il Prof. Paoli ha tra gli altri effetti “di affossare il ruolo e la funzione del sindacato nel nostro paese”.
La CGIL ha indetto lo sciopero per incidere e modificare profondamente una manovra caratterizzata fortemente da iniquità. E il fatto che lo sottolinei lo stesso Luca Cordero di Montezemolo, dovrebbe far riflettere i tanti che molto grossolanamente ci indicano come quelli che si oppongono sempre e comunque.
Non è così ! Perché il Segretario Generale della CGIL Susanna Camusso al Senato ha illustrato una vera e propria contromanovra basata su equità, giustizia fiscale, crescita, politica industriale e sviluppo.
Mentre il governo aumenta le tasse sul lavoro dipendente e sui pensionati, (i “soliti noti”) noi proponiamo, come è realtà concreta in molti paesi europei, un’imposta ordinaria sulle grandi ricchezze, con un’aliquota progressiva a partire dai patrimoni superiori a 800mila euro e l’aumento della tassa di successione, per finanziare un fondo per l’occupazione giovanile.
Inoltre, la manovra fa il pieno di demagogia, perché con la scusa dei tagli alla politica, non si colpiscono i privilegi reali, ma vengono messi in discussione i servizi fondamentali e i diritti di cittadinanza, attaccando sostanzialmente, in barba ad ogni federalismo reale, il ruolo e la funzione delle autonomie locali.
Inoltre, con la manovra si minaccia l’identità del paese con la messa in discussione di festività civili come il 25 aprile, il 1° maggio e il 2 giugno che costituiscono la memoria, l’identità e l’ossatura di un paese che proprio quest’anno ha celebrato il suo 150°.
Noi pensiamo che un'altra manovra è necessaria ed è possibile, questo è il senso e il significato dello sciopero del 6 settembre.
Uno sciopero che chiede anche una politica economica ed industriale nel nostro paese, nella consapevolezza che l’assenza di una politica di difesa della nostra industria manifatturiera sta avendo conseguenze pesanti anche nella nostra regione.
I dati recenti sulla cassa integrazione, che ci dicono che sono oltre 20 mila i lavoratori umbri interessati alle procedure, di questi oltre 10 mila sono collocati nella casa integrazione a 0 ore, 2/3 dei quali nella cassa in deroga, danno il quadro di una situazione estremamente pesante in Umbria.
Inoltre, le ultime vicende relative al nostro tessuto manifatturiero ci indicano un ulteriore allargarsi del perimetro della crisi del settore industriale. Infatti, oltre alle vertenze aperte da tempo nella nostra regione, nel mese di agosto si è aggiunta l’apertura della cassa integrazione ordinaria alla IMS di Spoleto. Per di più, in tutte le grandi vertenze aperte nella nostra regione e che hanno una dimensione di carattere nazionale (dalla Basell, con le vicende del polo chimico ternano, alle questioni centrali rappresentate dalla Tyssen Krupp e dell’Antonio Merloni) si sente in maniera forte ed evidente l’assenza di una politica industriale del governo nazionale, mentre nello stesso periodo il governo tedesco della Cancelliera Angela Merkel è fortemente impegnato nella difesa dei suoi gioielli industriali.
Tutto questo ci fa dire che il 6 di settembre dovrà essere una grande giornata di lotta e di mobilitazione, che dovrà parlare al paese e cercare di cambiare le iniquità presenti nella manovra, e al tempo stesso interloquire con la comunità umbra, per costruire un progetto che consenta di difendere il lavoro, l’apparato manifatturiero e il welfare della nostra regione.
Di tutto questo anche nella legittima diversità di posizioni pensiamo debba discutere la società politica, istituzionale e sociale della nostra regione.
In questa fase crediamo che tutto sia possibile, salvo che mettere la testa sotto la sabbia di fronte alle motivazioni che hanno portato la CGIL ad indire lo sciopero il 6 settembre.
 

Mario Bravi

Segretario Generale CGIL Umbria

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