Il popolo dell’acqua si è mobilitato sabato 4 dicembre in 100 piazze d’Italia, dopo aver raccolto più di 1.400.000 firme, il risultato più alto mai raggiunto in tutta la storia referendaria d’Italia. Una straordinaria forma di partecipazione democratica e un chiaro segnale alla politica.
Nonostante ciò, il decisionista presidente di Umbria Acque ci fa sapere che ha un grande piano nella sua testa (?!), privatizzare i servizi dell’azienda.

Caro Zucchini, proprio non ci siamo. Viene da chiedersi “ma in quale pianeta trascorri le tue argute giornate”? se decine di migliaia di persone che hanno manifestato sabato chiedono addirittura la moratoria del decreto Ronchi e la soppressione delle Autorità d’ambito territoriali fino a quando non ci sarà il pronunciamento referendario.
Infatti, il decreto Ronchi stabilisce che, nella maggioranza dei casi alla fine del 2011, le società a totale capitale pubblico (ad esempio la Vus) dovranno far entrare soci privati nella misura di almeno il 40% del capitale se non vorranno perdere le concessioni del servizio idrico. Le Autorità d’ambito vengono però soppresse dal 1 gennaio 2011.

Sabato scorso le manifestazioni hanno coinciso con il vertice di Cancun sui cambiamenti climatici, per sottolineare che la battaglia si collega all’iniziativa dei movimenti sociali internazionali, perché la crisi ecologica del pianeta sia affrontata con un’idea di giustizia ambientale e sociale, rifiutando l’idea di equiparare l’acqua a una qualsiasi merce.

Mobilitazione in difesa dell’acqua come bene comune, le lotte degli studenti perché la conoscenza e la formazione non vengano consegnate alla logica del mercato, lotta del movimento dei lavoratori che in questi mesi ha manifestato perché il lavoro non sia ridotto a merce, pura variabile delle scelte produttive e finanziarie dell’impresa globalizzata: la lotta è una sola!
Tutti assieme parlano con l’unica lingua della democrazia e dei diritti, per favore qualcuno lo dica a Umbria Acque.

Quinto Sertorio
 

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