di Fabio Sebastiani

 

Imprese, sindacati e Governo impegnati a raggiungere un accordo sul salario di produttività che in realtà ha al suo interno oltre a tutta una serie di penalizzazioni sui vari aspetti della condizione del lavoro anche l'azzeramento, e non in senso metaforico, del contratto nazionale attraverso l'abolizione dell'adeguamento all'inflazione.

Questa notte, dopo 4 ore di confronto l’accordo sulla produttività tra i leader delle associazioni di impresa e dei sindacati rimane lettera morta'. ''Ci sembra non ci sia stata nessuna accoglienza alle modifiche al testo che abbiamo proposto'', ha detto il segretario della Cgil Susanna Camusso lasciando l'incontro. Secondo la Cgil non c’è stata ''nessuna accoglienza'' delle modifiche proposte rispetto al testo presentato al tavolo dalle imprese, che il giorno prima avevano sintetizzato la loro posizione in un documento unico. “Mi sembra che siamo molto lontani'', puntualizza Susanna Camusso, che tra i punti sollecitati dal suo sindacato indica ''la difesa del potere di acquisto dei salari'' ed ''una risposta al Governo che e' entrato a gamba tesa nella trattativa mettendo in discussione la rappresentativita' delle parti''. Confindustria, resta possibilista. "Ci hanno fatto una
serie di osservazioni – sottolinea Giorgio Squinzi - alcune le abbiamo recepite e le condividiamo, altre non le recepiremo. Confindustria sta preparando un nuovo testo che sottoporrà oggi ai sindacati. In sostanza ricalca lo schema della proposta del Governo che vuole togliere l’Ipca dall’adeguamento del contratto nazionale all’inflazione, come ha detto il ministro Elsa Fornero. Togliere l’Ipca vuol dire praticamente annullare anche l’ultima funzione positiva del rinnovo del contratto nazionale. Sia il Governo che gli imprenditori vogliono “delegare” l’adeguamento al contratto aziendale attraverso la produttività e solo se le sorti finanziarie dell’azienda lo permettono. L’unica variante è che Confindustria nel suo schema mantiene l’Ipca ma solo “come limite massimo”. Il Governo in questa fase ha il coltello dalla parte del manico in quanto intende defiscalizzare gli aumenti di produttività.

La Uil di Luigi Angeletti ha chiesto che gli sgravi fiscali sui premi di produttivita' dovranno essere strutturali con un'aliquota al 10%."E' questa la condizione perche' l'accordo abbia senso e sia
esigibile", ha aggiunto Angeletti. Più possibilista la Cisl, che se le aziende risponderanno positivamente alle richieste ''sara' sicuramente d'accordo, perche' non vuole perdere le risorse messe in campo dal Governo''. C’è da dire infatti che Cisl e Uil vantano già un segno positivo raggiunto con l’intesa del 17 ottobre.

 

Fonte: controlacrisi.org

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