Questione morale. Monacelli-UDC: "Guai bloccare riforme per divisioni interne"
La maggioranza che governa l'Umbria non può permettersi in questo momento storico di bloccare il processo di riforma a causa delle continue divisioni interne e l'intero Consiglio regionale deve comprendere la necessità di un cambiamento di metodi ed idee, capace di interpretare ed orientare la nuova stagione di rinnovamento, dove nulla potrà essere più come prima.
E' questo il senso dell'invito che Sandra Monacelli rivolge alle forze politiche che siedono in Consiglio regionale, partendo da una riflessione di fondo su due questioni aperte, il processo di riforme in atto e gli
atteggiamenti da assumere nei confronti della questione morale in Umbria, sulla quale osserva, l'esponente Udc, “le sguaiate uscite di troppi rappresentanti del più alto consesso regionale non mostrano certo un bello
spettacolo”.
“A sinistra – osserva la Monacelli - emerge una maggioranza sempre più divisa, dove il giustizialismo ad intermittenza delle varie componenti sembra suggerito più dalla smania di sgambetti e dispetti interni, piuttosto che da un convinto desiderio di trasparenza. È ora però che la coalizione che governa la nostra Regione comprenda che la cosa pubblica non è il luogo dove lavare i propri panni sporchi, ma la sede dove i cittadini chiamano gli amministratori a servire il bene comune. Questo spirito dovrebbe animare gli appelli volti a salvaguardare le istituzioni, dietro i quali però troppo spesso si celano interessi e appetiti di parte”.
Entrando nel merito dei problemi emersi in queste ore, il capogruppo Udc così prosegue: “Pur non essendo guidata da alcun giustizialismo, da calibrare volta per volta sulle persone, ritengo che chi ricopre certi ruoli
deve essere al di sopra di ogni sospetto. Siamo nell'occhio del ciclone e la classe politica in questo momento ha il dovere di dare un segnale di trasparenza alla società. Questa legislatura porta con sé il coinvolgimento
in varie inchieste di personaggi di primo piano sia del Consiglio che della Giunta, gettando ombre di credibilità sulla Istituzione regionale che andrebbe invece preservata e tutelata. Sulla garanzia di trasparenza dovuta al cittadino non sono ammessi tentennamenti in nome di nessun opportunismo di parte: eventuali giochini all'ombra delle inchieste giudiziarie non sarebbero compresi dai cittadini, anzi ne alimenterebbero un diffuso e generalizzato senso di disgusto e indignazione verso la classe politica”.
“In tal senso ritengo doveroso che, di fronte ad un eventuale rinvio a giudizio, l'interessato rimetta il mandato senza se e senza ma. Questo deve valere per tutti, indistintamente, senza partigianerie, per così dire, incrociate. Fino ad allora, coerente al garantismo che ha sempre contraddistinto la mia parte politica, non sono ammesse forche preventive. Stiamo assistendo ad una spirale sempre più vertiginosa, dove l'avviso di garanzia (pensato come strumento a tutela dell'indagato) è diventato in realtà l'incipit di un processo mediatico che si consuma sui mezzi della stampa nei tempi fulminei dei giorni nostri, senza curarsi dell'esito
processuale mesi o anni dopo”.
“Questo atteggiamento eccessivamente forcaiolo – continua - non è estraneo nemmeno ad esponenti dell'opposizione locale, e ne registro con dispiacere l'accodamento talvolta degli interi gruppi consiliari. L'ho detto più di una volta: non si può essere garantisti a Roma e giustizialisti in Umbria. È una contraddizione che stride clamorosamente e che rischia di disorientare un elettorato sempre più in fermento. Ritengo invece che possiamo cogliere l'occasione di accreditarci quale alternativa credibile se agiremo come un'opposizione che, svolgendo il proprio ruolo senza sconti, agisca da stimolo alla maggioranza evitando la sterile contrapposizione a prescindere. Lo straordinario momento storico che stiamo vivendo - conclude Sandra Monacelli - ci chiama tutti ad una responsabilità che va interpretata con categorie nuove e non seguendo vecchie logiche. Anche di fronte alle riforme che siamo chiamati a realizzare, occorre rendersi conto che certi
meccanismi non stanno più in piedi ed è impossibile chiudersi a difesa del proprio fortino. Ora è il momento del coraggio e nessuno nessuno può sottrarsi” .
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