Quello che resta del Covid quando si è guariti. L'indagine de La Rondine
Strascichi da Covid 19: La Rondine rileva la ‘nebbia cognitiva’ tra i lavoratori. In uno studio effettuato dalla cooperativa di Città di Castello, tra i soci che hanno contratto il virus, emergono in alcuni casi delle conseguenze a carico del cervello. Il Presidente Luciano Veschi: “Iniziativa per tutelare la salute dei nostri lavoratori, attraverso un protocollo sperimentale che resta a disposizione di qualsiasi altra azienda o cooperativa”
Un prezioso contributo alle indagini sugli strascichi da Covid 19 lo ha fornito la cooperativa sociale La Rondine di Città di Castello, attraverso una ricerca di welfare aziendale.
Nelle ultime settimane un’equipe di esperti, guidati dalla psicologa Valentina Tellini, ha sottoposto i soci della cooperativa ad un questionario, mirato ad indagare quale fossero stati i loro vissuti in merito alla pandemia ed ai vari regimi di restrizioni, quali fossero le loro difficoltà e quali risorse avessero messo in campo per affrontarli. Una “fotografia” della cooperativa piuttosto dettagliata che ha consentito di individuare, oltre alle caratteristiche generali dei soci, anche bisogni e le risorse relative alla situazione pandemica in atto. La ricerca si è poi concentrata sui soli soci che hanno contratto il Covid 19, evidenziando come in alcuni di essi, circa il 12%, sia emersa la cosiddetta ‘nebbia cognitiva’ post Coronavirus, una sorta di offuscamento e stanchezza mentale, che colpisce i guariti che provano grande fatica nel fare le azioni del quotidiano come lavorare, guidare la macchina o fare la spesa.
Risultati che hanno portato i soci interessati ad una valutazione cognitiva vera e propria attraverso la somministrazione della batteria diagnostica completa, fino a ricevere un pacchetto di sedute di stimolazione cognitiva con lo scopo di riabilitare quelle aree maggiormente colpite dagli strascichi del Covid.
“Ci siamo voluti prendere cura della salute dei nostri soci – dichiara il Presidente della cooperativa sociale La Rondine – e capire quale conseguenze ha lasciato il Covid, oltre alle difficoltà che abbiamo vissuto e stiamo vivendo tra quarantene, procedure sanitarie e distanziamenti. Una cura necessaria per dei lavoratori che a loro volta si occupano degli altri e soprattutto delle persone con fragilità. Questa ricerca ci ha condotto a dei risultati importanti, che abbiamo ritenuto giusto condividere, con l’obiettivo di mettere a disposizione il nostro protocollo sperimentale con quelle aziende o cooperative che vorranno seguire il nostro percorso”.
L’indagine condotta da La Rondine conferma, come spiega la Dr.ssa Valentina Tellini, “quanto già evidenziato da studiosi e ricercatori, circa le conseguenze più o meno transitorie a carico del cervello per una persona su venti che ha contratto il virus e ne è guarita. Questa indagine ci ha consentito di scoprire la cosiddetta nebbia cognitiva tra i nostri soci lavoratori e di dargli il giusto supporto terapeutico, evidenziato certe difficoltà che probabilmente non sarebbero emerse o peggio sottovalutate. Spero che altre aziende possano dare seguito al nostro lavoro e magari confrontarsi con noi sul tema”.
I risultati della ricerca di welfare aziendale sono stati sottoposti anche ad Andrea Bernardoni, responsabile regionale delle cooperative sociali, delle imprese sociali e delle cooperative di comunità presso ARCS Legacoop, in un incontro che si è tenuto lunedì 20 settembre a Città di Castello presso i locali della Residenza San Francesco di Sales.
“Quanto fatto dalla cooperativa La Rondine – sottolinea lo stesso Bernardoni – rappresenta una buona pratica, che merita di essere estesa a livello nazionale tra le cooperative sociali e altre imprese. Perché è importante supportare le persone che hanno contratto il virus con un sostegno costante, in modo da riaccompagnarle alla normalità nella vita lavorativa e sociale”.
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